La colonia greca di Cuma è nota, fin dall’antichità, come una delle città magnogreche più importanti nel panorama mediterraneo.
Molti sono gli storici antichi che ne parlano: Aristonico ci dice che “Dopo i Latini c’è, nella regione degli Opici, una città, vicino al lago detto [d’] Averno: Cuma. La colonizzarono prima Calcidesi, poi Eoli…”; o ancora Dionigi D’Alicarnasso racconta che alla fine del VI sec. a.C., la città vive l’esperienza della tirannide ed è dotata di porte e mura, acropoli, templi, ginnasi, agorà. Il sito cumano è conosciuto già dal ‘700 per la ricchezza dei corredi funebri delle necropoli, tanto che la spoliazione delle necropoli di Cuma era uno dei passatempi preferiti di molti stranieri residenti a Napoli ed appassionati di antichità.
Dalla fine dell’800 fino alla metà del ‘900 vari furono i tentativi di compiere scavi per dare valore e tutela al sito. Solo alla fine ’900 ci fu una decisa accelerata della ricerca e degli investimenti sul sito. Infatti a partire dal 1994 il sito archeologico di Cuma è stato messo per la prima volta al centro di un consistente intervento di conoscenza e valorizzazione. Nell’opinione corrente Cuma viene identificata con la sua acropoli. Tuttavia l’area della città antica (che va dall’acropoli fino alla cresta del Monte Grillo e all’Arco Felice, e dalla Croce di Cuma a sud, fino al Collettore di Napoli a nord) non è riconoscibile all’occhio del visitatore.
Ma partiamo dal principio…
Con la fondazione della colonia greca di Kyme (fine VIII-VII sec. a.C.) il promontorio assume il ruolo di acropoli, roccaforte e luogo sacro per eccellenza della polis. Di tale periodo rimangono numerose attestazioni, soprattutto ceramica, ma nulla o quasi rimane dei monumenti della città greca: l’aspetto attuale dell’acropoli e delle zone circostanti riflette infatti la sistemazione di età romana.
Con la piena età arcaica l’acropoli assume la sua forma monumentale: attorno al VI sec. a.C. sono datate le prime sistemazioni monumentali dei due santuari conosciuti (Apollo e Giove). In questo stesso periodo si innalza anche la cinta muraria intorno all’acropoli. Nell’area della città bassa si hanno tracce esigue di insediamento urbano per il periodo greco anche se sappiamo che nei secoli VI e V a.C., la zona fu inserita all’interno del perimetro delle mura, di cui Cuma proprio allora venne dotata.Lo sviluppo urbano della città bassa inizia soprattutto in età sannitica (IV-III sec. a.C.), quando sono edificati il Capitolium e altri edifici come le Terme Centrali.
Il tessuto urbano della città si allargò durante tutto il periodo repubblicano.
Tempio di Apollo – Cuma
L’aspetto con cui la città antica si presenta al visitatore moderno risale ai massicci interventi di fine I sec. a.C.- I sec. d.C. quando Cuma ebbe un ruolo determinante per Roma e Ottaviano. Importanti lavori furono eseguiti in questo periodo: anfiteatro, Comitium, la Grotta di Cocceio e la Crypta Romana.
Durante l’età imperiale però la funzione di Cuma è assorbita da Puteoli come dimostra il progressivo insabbiamento e abbandono del suo porto. In età tardo imperiale (V-VI d.C.) l’acropoli pare di nuovo assumere un ruolo difensivo centrale come indica la fortificazione innalzata con materiali di riutilizzo. Certamente già da quest’epoca i templi sull’acropoli subirono una profonda trasformazione, divenendo poi chiese cristiane.
Foto Simona Vitagliano