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La metamorfosi del gratuito

Creato il 20 gennaio 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

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Il tempo è uguale per tutti e si paga

Cari amici autori,

spesso ci capita di chiederci il perché dell’iniquità di giudizio nella valutazione del concetto tempo proprio e tempo altrui. Un concetto che pare abbia un valore unilaterale, dal momento che non viene riconosciuto nel lavoro degli altri.
Questo articolo, come già l’inizio lascia intendere, sarà ancora una volta basato su quanto noi giornalmente vediamo in rete e su quante considerazioni, del tutto simili, vengono poste come obiezione.
Dunque, partiamo da un concetto base: avete impiegato il vostro tempo scrivendo un libro e vi monta la bile a sapere che è stato piratato? Vi salgono i fumi dell’ira più funesta fino alle orecchie, facendovi assomigliare a una pentola a pressione, nel momento stesso in cui perdete i vostri guadagni grazie a una copia fatta girare illegalmente per il web?
Bene. Direi che è del tutto comprensibile e direi che è venuta a mancare la prima regola fondamentale che muove il commercio. Voi avete fornito un servizio ( o un oggetto, dipende da come vogliamo vedere il libro o la lettura) e nessuno vi ha pagato, anzi, vi ha brutalmente giocato!
Ebbene, pensate alla bile che potrà  salire alla gola, o anche alle fauci aperte e dalle zanne snudate di chi, chiedendovi un minimo di riconoscimento per l’impiego del SUO tempo per leggere, recensire, correggere il vostro testo, si sentirà dire: “Ma che sei matto? Devo pagarti? E per cosa poi? Ti faccio leggere gratis il mio testo… cosa vuoi di più?”
Neanche stessimo parlando del futuro premio Nobel o Pulitzer… e nemmeno della Sacra Bibbia!
Semplicemente il tempo non ha una moneta unica con cui ripagarlo.
E il tempo di ognuno, impiegato a far qualcosa per gli altri, sarebbe giusto fosse riconosciuto per ciò che realmente rappresenta. Fare editing, correggere bozze e recensire richiede sia il tempo di leggere e capire il testo, e di lavorare dunque sullo stesso, che comprendere a fondo i contenuti e l’intento dell’autore. Qualsiasi operazione venga fatta sul vostro libro ha una sua valenza, un suo peso. In poche parole: date valore al vostro testo, tanto quanto è il valore di chi s’impegna a migliorarlo. Questa strana metamorfosi, che trasforma il vostro capolavoro in una “cosa di scarso valore”, nel momento in cui vi viene richiesto un pagamento, è un mito da sfatare. Se avete una Ferrari, non andrete sicuramente a farla revisionare da Ciccio il Meccanico sotto casa, ma andrete in un centro specializzato Ferrari, pagando per il servizio, per il brand e il trattamento lussuoso che saranno in grado di offrirvi. Dunque, perché vi ostinate a pensare di possedere una macchina di pregio e poi non siete disposti a metterla in mano a dei professionisti affinché la rendano più bella, più funzionale e più sicura? Lo stesso vale per il vostro “capolavoro”, non crediate che il concetto sia diverso o che il fattore guadagno sia solo vostra proprietà esclusiva.
Se pagate l’idraulico per ripararvi un rubinetto, perché non pagare un editor per “ripararvi” il testo?
Se pagate il falegname per far scorrere bene le vostre tapparelle, perché non pagare un correttore di bozze per far scorrere il vostro testo?
Ed è solo una libera scelta di chi lavora per l’autore, decidere se elargire un servizio gratuito, così come è vostro insindacabile diritto decidere di regalare un vostro libro, perdendo ovviamente il vostro guadagno. Il libero arbitrio non è un vestitino che si accomoda a seconda delle occasioni e la libertà, che ognuno di noi dovrebbe poter possedere, è uguale per tutti.
Quindi, per lo meno, fateci il piacere di non scandalizzarvi se per darvi un servizio vi viene chiesto un pagamento. Persino voi, alla fine, il vostro testo lo volete vendere e non regalare.


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