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la mia pancia e le mie gambe

Da Flavialtomonte

Ho ripreso l’abitudine di scrivere.
L’ordine è una mia prerogativa, così prima di ticchettare sulla tastiera non ho esitato a ricontrollare gli articoli archiviati. Revisionati e – in parte – corretti, hanno ora un sapore nuovo, respirano, come ogni singola pagina qui dentro.
Far respirare i pensieri, sfollandoli dalla mente per un breve periodo, dimenticandoli ammollo come fossero abiti – dicono – conduce a stati di armonia, scrolla noi stessi dal silvestre roccioso e spinoso pregiudizio della vita che ha l’effetto collaterale di una frequentazione multiforme e insapore. Inevitabilmente ritroviamo la nostra spiritualità, nascosta dentro questo viaggio ciclico, astemio di parole, insipido, come se fossero proprio le lettere in calce ad offrire gemme preziose all’esistenza, ripudiata dal torpore della conoscenza.
Leggere, ho letto abbastanza in questo periodo di astinenza dalla scrittura, e posso dire che mi è servito come la frescura dell’acqua che tiene in vita gli organismi terresti come il mio, pulsante, presente ed esente da tutto il resto. Come se non avessi scritto per correttezza di qualcosa dalle sembianze del rispetto e del rimorso, che le parole giorno dopo giorno apparivano scarne e per niente vive. Svuotate di energia e completezza, come una frase senza punto. 
Adesso, posso dire di aver fatto la cosa giusta, mantenendo il mio cervello in forma, barattandone i pensieri e le priogioni dell’essere. 
Teatro e Scrittura sono la mia pancia e le mie gambe: uno respira gonfiandosi, l’altro cammina con resistenza. Non esistono altri organi al di fuori di pancia e gambe, che all’apparir biologico son muscoli e diaframma ma che all’etica sono carne soffice, tramutata negli anni, resa amara dal tempo, pur sempre in salute se la forza, si fa pervenire dal nostro spirito. Ecco perché questa mia pausa è stata spirituale.


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