Se hai perso la prima puntata, leggila qui.
Finalmente é arrivato il gran giorno, la famiglia proprietaria della casa che devo andare a vedere, é ritornata dalle loro vacanze in Grecia.
Mi ritrovo di primo mattino a prendere il treno direzione Londra, nella piccola stazione del paesello Surreyano dove vivo da quasi 2 settimane, in dolce attesa di trasferirmi a Londra.
Nel frattempo non sono stata con le mani in mano e mi sono portata avanti, e ho aperto giá un conto UK. Il giorno del colloquio con il bancario ero a mille. Un paio di giorni prima era andata in banca, e allo sportello un ragazzo di non piú di 20 anni mi aveva dato un appuntamento, io pensavo che me lo avrebbe aperto cosí su due piedi … che scema, ed ora ero nervosa.
Vedete avevo letto online scene drammatiche, frustranti e orrifiche sull’apertura di un conto inglese. Gente che aveva dovuto girare 7 chiese per trovare una banca che glielo aprisse, chi aveva dovuto presentare carte timbrate e siglate dal Papa in persona per farselo aprire, altri avevano dovuto ricorrere a mezzucci tipo ti offro nonna e gatto in sacrificio purché mi apri un conticino presso la tua stimata banca … Insomma 9 blog su 10 dicevano che era un’impresa ardua – tipo Ulisse che voleva tornassene a casa -, aprirsi un conto in banca.
Quindi immaginate la sottoscritta come je stava!
Invece la ragazza che me lo aprí fu molto carina, dopo un paio di domande di rito/curiositá, circa cosa ci faceva una romana in Inghilterra, lei che avrebbe pagato oro per vivere a Roma … mi aprí il conto bancario in due secondi e mi fece pure i complimenti sul mio smartphone che era proprio stiloso e sull’immagine di sfondo scelta.
Gli inglesi sono una popolazione curiosona
Felice come una Pasqua uscí contenta e sollevata, finalmente mi ero aperta un conto bancario UK, la mia avventura inglese dopo giorni di apatia e stallo, stava finalmente decollando!!!
Non ho che parole belle per la famiglia che mi affittó la mia prima stanzina da londoner. Mamma, papá e piccolina di 5 anni. Lui fu cosí carino che mi venne a prendere fuori dalla tube per portarmi a casa sua. Aveva con se la piccolina che mi guardava tutta timida, e incuriosita da una che parlava inglese con un accento romano
La casa era una vittoriana. Un sogno per una che ovvio era cresciuta con lo stereotipo che tutti gli inglesi vivessero in queste casette di mattoncini rossi, deliziose.
Appena entrata fui accolta da un plotone di esecuzione!
Nella luminosissima cucina che dava sul garden interno, c’era la moglie, la madre di lui, e l’amica della madre di lui. Sí proprio quella che mi avrebbe dovuto affittare la stanza a Fulham, offerta che poi decadde a poche settimane dal mio trasferimento a Londra.
Ovviamente io giá timida mi trasformai in super-timida, e peccato che non c’era carta da parati sui muri, perché se no ne avrei voluto felicemente farne parte integrante.
Sentirsi scrutata da un plotone di donne non é il massimo, e ve lo dice una donna!
Salimmo su fino in mansarda dove mi mostró la mia stanzina … fu amore a prima vista!
Il prezzo era alto – anche se lo realizzai dopo, non avendo dimestichezza con gli affitti Londinesi – perché ero a due passi da Wimbledon Village, ma la presi lo stesso perché non avevo alcuna intenzione di mettermi a cercare altrove. Inoltre dovevo traslocare via dalla mia amica, e il suo materasso ficcato nel cucinotto.
Fissammo una caparra e mi disse che potevo venire a viverci quando volevo. Si offrí di riaccompagnarmi alla tube, e sulla via del ritorno avevo mille dubbi ma l’improvvisa manina della piccola che si strinse attorno alla mia mentre camminavamo, mi fece decidere che mi sarei trovata gran bene in quella casa.
E cosí fu.
Il giorno seguente io e la mia amica decidemmo di festeggiare la mia partenza e la mia prima stanzina inglese, ovviamente mi avvertí che presto ne avrei cambiate altre, che qui é uno sport nazionale il cambio-casa. Partimmo per le campagne del Surrey alla ricerca di un buon pub, e stravaccammo sui tavoli di un grazioso pub sperso nel nulla, a bere limonata ghiacciata e mangiare hamburgers.
Brindammo, ero felicissima ma anche impaurita, lí a Londra mi sarei trovata completamente sola, non conoscevo nessuno, in piú iniziava l’avventura piú tosta: ossia, quella di trovarsi un lavoro!
A sera chiusi le valige che in quelle settimane erano rimaste a fauci aperte, in attesa, senza mai essere disfatte, pronte a ripartire come me. Il mattino seguente, lasciai il Surrey, la sua campagna silenziosa, i ragazzini in divisa bianca, i campi verdi dove si allenavano, i tramonti con il sole che giocava a nascondino tra gli alberi, il materassino nel cucinotto e soprattutto quella sensazione di attesa che mi aveva pervaso durante quelle settimane.
In un’ora sarei stata a Londra e lí, lí sarebbe iniziato il bello.
Sir Koala ringrazia e saluta.
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