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“La mia prima volta”

Da Astronautaperduto
“La mia prima volta”Mancano soltanto pochi giorni.
Ogni inizio non ha senso. Prendi la prima frase di ogni cosa e vedi che non conta un cazzo.
Oggi bene, diciamo. Si scrive per la prima volta con le falene. Tra le falene.
Sono contento che con Giovanni si sia risolto tutto.
Amo i cambiamenti, non può venire a dirmi che sono uno che non li accetta.
Non ci sto, proprio no.
Quella bambina di ieri sera avrei voluto ucciderla, davvero noiosa. Se una bambina se ne sta tutta la sera a girare attorno al tuo tavolo gridando e battendo le mani mentre tu stai argomentando su cose che ti stanno a cuore, deve darti per forza sui nervi. Io non ne potevo più. Volevo farle sgambetto e farla rotolare nel sangue. Nel suo.
Dai, ora basta. Dicci quel che hai da dire e vattene a letto.
Che gran voglia avevo di una beck's.
Dai, sono pronto.
Piacere sono Andrea e dopo tanto tempo scrivo per un lettore immaginario.
Ero abituato a scrivere qualcosa per i miei lettori del blog, ormai li conoscevo più o meno tutti e sapevo dove colpirli per far presa su di loro e sentirli dire: bravo, forte l'astronauta.
Bene, ora non posso. Devo far colpo solo su me stesso. Perché scrivere, in sé per sé, se sai per chi scrivere, è una cosa abbastanza semplice. Ti appoggi a quei luoghi comuni che ci sono e batti e ribatti qualche punto lo porti a casa, o qualche “bravo lui”, lo metti in cassa a va tutto a favore della tua autostima. Ma in realtà sei un cazzo di coglione. Io sono un coglione.
Roba che sai di non sapere e fai contento Socrate, ma poi in realtà sai qualcosa e fingi di non ricordare allora mescoli un po' tutto e fai una frase che che non si capisce un cazzo ma pare intelligente perché hai citato il Socrate.
Roba da pazzi.
Chiariamo punto per punto le premesse.
Punto per punto non mi riesce, provo con un'unica risposta. Pace con Giovanni.
Non so per quale motivo ma ieri sera me ne viene fuori dicendomi che sono uno che non accetta i cambiamenti.
Eravamo al matrimonio della sorella di M. Io e Giovanni seduti uno di fianco all'altro, quella rompi palle della bambina a correre, tutti a dire:” auguri agli sposi”, e noi che ce ne fottevamo a stavamo lì a parlare fitti fitti di cose stupide con tono serio, o magari serie ma dette con tono stupido. Non lo so.
Insomma, ci sentivamo e sembravamo a decidere le sorti del globo.
Poi me ne viene fuori con quella cosa.
Apriamo una parentesi (ho in cuffia roba buona ed ho una voglia tremenda di mettermi a ballare in questo soppalco appositamente per me costruito in questa casa sperduta tra le montagne dove non arriva segnale alcuno e potresti morire da un momento all'altro e non se ne accorgerebbe nessuno.)
Stop. Chiusa parentesi ).
Basta. Con Giovanni s'è risolta solo stasera e ci ho davvero pensato tutto il giorno.
Ora dico cose a caso.
Ma qual è la nostra fortuna?
Che abbiamo tra le mani un'arte, tu scrivi, lei disegna, lui colora, l'altro pensa, quella tipa iraniana tanto carina che hai anche pensato di mandare in culo tutto ed invitarla a cena, fa sculture. Siamo tutti maledettamente malati, tutti tremendamente soffocati da una opprimente malinconia che a tratti ci toglie il fiato.
Ma ci stiamo salvando, l'arte ci sta salvando.
La mia è solo pazzia, ma la vostra, è arte. Coltivatela.
Andate in pace.
Che idiota.
Che strana sensazione scrivere solo per me stesso, pensare che ho aperto un blog per essere letto e sapere ciò che la gente pensava di me, e mi ritrovo adesso, per scelta, a conoscere realmente me stesso, a veder di costruire qualcosa di serio.
Questa birra mi sta dando noia.
Che cazzo di casino nella testa, è una foresta, pane e tempesta, le dita vanno lente, sbagli le parole, vorrei un giorno di gran sole e dedicarlo a te, amore amore amore, ancora non ho capito se sono un vinto o un vincitore.
Se vinco così, son bravi tutti, o non capisce un cazzo chi dovrebbe capirci qualcosa e questo è un vero problema.
Lasciatemi dalla parte dei vinti. Va bene così.
Passerebbe un messaggio sbagliato.
Ci vuole tecnica ed allenamento, il mio è solo un diletto.
Io sono un vinto, un perdente, io sono il dente più brutto della dentiera, la pecora nera, la febbre per l'ultimo dell'anno, le mestruazioni in vacanza, il graffio sulla macchina nuova.
Fumo. Una cazzo di sigaretta fatemela fumare.
Che poi, un filo rosso pare che non ci sia ma c'è di sicuro, involontario, il filo, c'è.
Non so se ho  detto che con Giovy si è risolto tutto. S'è risolto.
Quella troia della sorella di M s'è sposata. Che troia, scusami ma devo dirlo ancora, troia fino all'osso.
La scommessa di ieri sera: 250 € per uno (eravamo in 4) a Mr Josef per farsi fare un pompino e riprenderla con cellulare.
Ma non se l'è sentita.
Dopo i primi 4 americani aveva già il batocco in erezione e si sentiva già i portafoglio pieno, ma poi è venuto fuori il suo animo pugliese ed è stato tutta la sera a tessere le lodi del matrimonio.
Sono sicuro che stamani, aprendo il portafoglio e vedendolo vuoto, si sia mangiato le mani ed abbia maledetto il suo moralismo.
Che poi, sarebbe stata una cosa da urlo. Roba da film porno americano.
Parliamo di cose serie.
Josef è una persona seria e merita rispetto, anche le sue scelte lo meritano.
Josef, proprio ieri sera, mi consigliava di iniziare a scrivere un vero libro, una cosa seria.
Okay, se voglio fare lo scrittore devo mettermi nell'ottica di fare come dice lui.
Ho già del materiale e ci sto lavorando, mi ci vorrà del tempo ma penso di poter fare qualcosa.
Come ho già detto molte volte, le mie trame mi annoiano da morire.
Mi fumo un'altra sigaretta e stappo un'altra birretta.
Qualcuno capisce quello che sto dicendo, avrà le mie stesse sensazioni, ne sono certo.
Josef è uno che realizza ed ha ragione, apprezzo i suoi consigli.
Infatti, prima di aprire una pagina vuota e scrivere le cazzate che sto scrivendo, ho aperto il file col mio pseudo romanzo e stavo andando avanti col mio Carmelo Corsini che parlava di sé nella sua bottega di alimentari in piazza dante 46 a Borgo San Lorenzo, ma poi m'è presa male.
Datemi un po' di costanza, non c'è in questo corpo, non si trova in un orto, non si compra al supermercato.
Ma quella di stasera, prometto che è un'eccezione, da domani si torna alla stesura della 97° pagina del mio primo romanzo. Come mi gasa dire che sto scrivendo un romanzo. Sono al 5° capitolo.
Mi sono trasferito quassù tra le falene per questo.
Porca puttana, sono ubriaco anche per stasera. Spero che non sia evidente il mio stato. Sapete la definizione di stato? Ma sapete chi? Sono solo. Che palle. Stop internet, stop il voi ed il tu.
Sono solo io, il me che parla di sé e vorrebbe parare a te o a lui o a lei.
Ho bisogno di un voi.
Ho bisogno di essere acclamato da una folla, di incitare una rivolta, ho bisogno di rivolgermi a qualcuno, che sia quel Nessuno che in realtà è Ulisse e quel tizio con un occhio solo soltanto alla fine lo scoprirà e saranno cazzi, o magari sei tu davanti al tuo scarico computer, in questa fredda notte di settembre, tu stanco ed indeciso se continuare o meno in questa triste lettura che parla di me, che non sei te, e non c'è nessun luogo comune nel quale nuotare, nessun bastone da tirare per poi poterlo riavere indietro con tanto di sorriso.
Io non sono nessuno. Vorrei essere un vecchio, quelli sì che hanno cose da dire e si fanno ascoltare.
Io sono un bastardo che piange ogni notte perché nella vita vorrebbe fare lo scrittore ma in realtà non ha niente da dire.
Qualcuno dovrebbe aiutarmi, vorrei vivere una vita felice come fanno in tanti, conoscere la formazione della propria squadra di calcio, gli orari dei treni per andare a Firenze, quando pagare le tasse universitarie e che fra l'altro non ho mezzo € in tasca e ieri a Josef gliel'ho buttata lì perché tanto so che i terroni certe cose non le fanno, vorrei essere a letto in questo momento e non ubriaco a gesticolare davanti ad un qualcosa che assorbe lettere e risputa parole.
Forse ha ragione Giovanni, io non accetto il cambiamento perché  non riesco a cambiare, perché il salto di qualità io non riesco a farlo e son sempre qui a scrivere stronzate, invidioso (e non è un sentimento positivo) dei traguardi raggiunti dagli amici, sono una persona incline all'abuso e che cazzo,troia della miseria, non riesco a fare buon uso.
Io sono un vinto, lo dice la vita, lo dicono i risultati.
O magari, sto andando in culo a tutti e sto inculando il mondo a secco e con la sabbia, non lo so.
Bla bla bla, son tutti bravi a dire che qui e là. Io combatto solo.
Madò. L'autocommiserazione è da veri perdenti, mi sono interrotto al momento giusto.
La falena è ancora appiccicata allo schermo, sua sorella è sul travetto che ho sopra la testa.
In questa casa si sta bene, c'è un panorama spaziale, la notte si dorme col canto dei grilli,  i cani hanno un bel parco per correre ed io posso uscire nudo e camminare finalmente sull'erba senza rompimenti.
Per quanto riguarda  barba e capelli, non me li son tagliati.
C'è stata a trovarmi mia madre ed è stata tutta la giornata a chiedermi se mi drogavo e se stavo bene.
Sto bene, ho solo bisogno di tranquillità.
So che non si trova in nessun luogo, è come la costanza, o ce l'hai per natura o ti attacchi.
Ora sto bene così.
Ho cambiato idea sul fatto di scrivere per me stesso, questa roba va sul blog.
È un cambiamento che per adesso non mi sento di affrontare.
Carico tutto su di una pennetta e me la metto in tasca, al primo internet point butto in rete queste tre pagine che voracemente ho scritto, così di getto, per diletto.
Vado a letto.
Tra pochi giorni non succederà nulla, ve lo avevo detto, le prime frasi non contano.
No, è una cazzata e me ne stavo dimenticando, contano.
Sabato prossimo sarò alla presentazione di un libro che è una raccolta di racconti e ce ne sono due che sono miei. Sono contento.
Ora vado a letto, sul serio.

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