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La mia prima volta al Festival della bande dessinée di Angoulême

Creato il 10 febbraio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
La mia prima volta al Festival della bande dessinée di Angoulême In Evidenza Festival di Angoulême

Ad Angouleme anche i nomi delle strade sono dentro ai balloon

A dieci ore di macchina da Milano è tutto un altro mondo. Se ne potrebbero dire di cose, tipo che gli automobilisti si fermano quando ti vedono sulle strisce, i croissant sono giganti e hanno un contenuto di burro semi-mortale, nessuno ti capisce e non si sforza nemmeno troppo per farlo.
Ma quello che ci interessa qui è un’altra cosa: se vi avvicinate ad Angoulême a fine gennaio piombate in un mondo parallelo dove il fumetto è cosa importante, come dimostra la massa di persone che muove. E sapere che in Francia il settore editoriale della Bd è solido e in continuo fermento non prepara nemmeno lontanamente a vederlo con i propri occhi. Certo, quando il numero di pubblicazioni aumenta esponenzialmente, come in ogni altro campo abbia a che fare con le leggi del mercato aumenta anche la probabilità di vedere stampate opere molto meno che minori, ma questa è l’altra faccia della medaglia e forse il prezzo da pagare a fronte del riconoscimento di quello che il fumetto può donare alle nostre sinapsi.

A ogni modo, in questo reportage vi racconterò della mia prima Angoulême e cercherò di riportarvi quello che i miei occhi stupiti hanno visto e le mie mani fameliche e il mio portafogli bucato accaparrato.

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Negli ultimi giorni qualcuno mi ha chiesto dove si trova Angoulême: beh, se avete anche solo lontanamente presente una cartina della Francia, pensate alla sua parte sinistra, vicino all’Atlantico, lì in mezzo, quasi sul mare, c’è Bordeaux e un poco più spostato all’interno e in alto trovate Angoulême. Una cittadina di poche decine di migliaia di abitanti che, per quei casi inspiegabili del destino, è diventata a inizio anni Settanta la capitale francese del fumetto, tra l’altro ispirandosi dichiaratamente alla Fiera di Lucca, che in quegli anni era la più grande d’Europa.

L’anno scorso il Festival ha compiuto quarant’anni, mentre in quest’anno di grazia 2014 io mi sono messa in viaggio con un paio di prodi compari, per raggiungere nel giro di una dozzina di ore il capoluogo di provincia della Charante. La parte di Angoulême storica, dentro le mura medievali, si trova in cima a una collina e di solito a fine gennaio è incastonata nel ghiaccio; quest’anno il clima è stato più clemente e ogni tanto il sole ha fatto capolino nel cielo grigio.

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La fila del sabato mattina per entrare alla mostra di Tardi

Cinque padiglioni e almeno una dozzina di mostre sparse per musei, cinema e altri spazi culturali della cittadina: vedere tutto in due giorni è al di là delle possibilità  umane, e infatti pur cercando di abbuffarmi oltre l’inverosimile mi sono comunque persa buona parte di quel che c’era.
Nota per l’anno prossimo: fare come i veri professionisti del fumetto e organizzarsi per vedere mostre e padiglioni giovedì e venerdì, quando l’afflusso di visitatori è ancora controllabile.
Il fine settimana il festival viene invaso dai lettori, e intendo proprio “invaso” e proprio “lettori”. Gli stand, sia quello dei grandi editori (Le monde des bulles), sia quello degli editori indipendenti (Le nouveau monde), si riempiono di gente di ogni risma: dalle famiglie con bambini entusiasti delle serie con i loro personaggi preferiti, a vecchi intellettuali e insegnanti che si aggirano per i banchi con gli occhiali in punta di naso, a coppiette hipsterissime con i pantaloni arrotolati a metà polpaccio.

Ogni anno le mostre vengono curate dal presidente di giuria vincitore l’anno precedente del Grand Prix de la Ville; quest’anno si trattava di Willem autore di origine olandese ma residente in Francia dal 1968, noto per le sue vignette satiriche su Liberation. Ed ecco, in questo 2014, una personale dedicata a Quino e alla sua Mafalda, con tanto di allestimento ingombrante con mega-mappamondi e banchi di scuola; una mostra su Jacques Tardi che inizia le commemorazioni dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, purtroppo visitarla si è rivelato un’impresa, ma in molti mi hanno detto ne valesse la pena; la mostra dedicata ai vincitori del premio BD Alternative dell’anno scorso, la casa editrice Misma; l’atelier aperto al pubblico in cui gli autori olandesi mostravano come ideare e stampare delle affiche su argomenti di attualità, poi appese anche in giro per la città.

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Il Foff

Senza dimenticare il FOFF, ovvero il Festival Off di Angoulême, completamente fuori dall’organizzazione istituzionale, e che riunisce diversi collettivi di artisti francesi e stranieri (nutrita la presenza italiana).

Per quanto riguarda i premi, consegnati l’ultimo giorno, ho appreso quali fossero mentre ero di ritorno a Milano. Non ho molto da dire, perché molti non li ho letti, vi parlerò solo del Prix de la BD Alternative, che premia la migliore pubblicazione “non professionale” senza distinzione d’origine geografica. Il premio viene deciso in base all’autocandidatura degli stessi collettivi ed editori, da una giuria di professionisti del settore. Negli ultimi anni sono state premiate le riviste, note anche da noi, Striburger (Slovenia), Glömp (Finlandia), Canicola (Italia), Küs (Lettonia). Quest’anno erano in gara anche i nostri Delebile e Lok Magazine, ma molti tifavano per Orang, magazine tedesco arrivato al suo decimo e definitivo numero. Alla fine, è stato eletto Un fanzine carre, collettivo svizzero visto l’anno scorso in mostra al Fumetto Festival di Lucerna. Un gruppo che riflette sulla forma oggetto, e che ha proposto (ormai un anno fa) un cubotto a fumetti di cinque centimetri per lato, sperimentazione interessante, ma che di certo non fa della lettura di storie il suo principale fulcro di interesse.

E ora veniamo ai libri visti e alle case editrici che mi sono segnata di tener sott’occhio, in ordine sparso.

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Ma prima una brevissima sottolineatura, che mi ha dato da pensare: i francesi sono molto bravi a valorizzare anche i fumetti che noi italiani avremmo in casa e non ci premuriamo abbastanza di divulgare e mettere in produzione. Corto Maltese di Hugo Pratt è ormai diventato un loro personaggio, e sui banchetti troneggiano Sergio Toppi e Jacovitti, che strappano tanto di esclamazioni entusiaste dai visitatori di passaggio.
Ma procediamo…

Il premio come libro più bello dell’Angoulême 2014 va senza dubbio a Un cadeau di Ruppert e Mulot, pubblicato a fine anno scorso da L’Association. Anche qui una potente riflessione sull’oggetto libro, che si fa spacchettare come un regalo, appunto, strappando strisce di vignetta e ritrovandosi alla fine in mano una specie di pop up di tavole a fumetti esplose. Poca storia e molta sostanza materica.

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Premio dell’autore del festival per quanto mi riguarda va a Dash Shaw (ma c’era l’imbarazzo della scelta tra gli ospiti: Alison Bechdel, Rutu Modan, Peter Blegved, Suehiro Maruo…), invitato in occasione della pubblicazione in Francia (per Ca et Là, ma anche Dargaud) di tutti i suoi libri principali che ancora aspettiamo impazienti in Italia.
Dash Shaw è un tipo ombroso dall’ironia nascosta ma potente, e dalla forte vena ribelle. Non si premura di nascondere la sua dissidenza nei confronti delle case editrici e “non diventerò mai un fumettista famoso” dice “perché preferisco sperimentare sempre nuovi modi per raccontare e non ho uno stile ben preciso”. Si fa vanto però, anche, di cercare di non sacrificare del tutto la storia alla sperimentazione, perché – dice –il fumetto alternativo può, e anzi deve, andare di pari passo con la comprensibilità di ciò che viene raccontato. Tra le sue opere (da ordinare all’estero) consiglio Bottomless Bellybutton, la storia agrodolce dalle pennellate surreali e dalla potenza strutturale (ricordiamo che l’autore aveva 21 anni quando la disegnò) di una famiglia alle prese con il terremoto del divorzio, e Bodyworld, in cui l’autore sperimenta piani sovrapposti di disegno per rimandare l’idea della telepatia tra i protagonisti.

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La mostra di Misma

Sono poi rimasta estasiata dalle immagini di Emilie Öestergren, illustratrice svedese, scoperta al banchetto del fumetto svedese, ma già inconsapevolmente incrociata alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna 2013; ho pensato di volere tutte le pubblicazioni della casa editrice L’Employé du moi e anche tutti quelli de La Pasteque (compresi i due selezionati, non vincitori, per il Prix Jeunesse e il Prix Polar); e ho scoperto almeno due case editrici di cui ignoravo l’esistenza: Ego Comme X, un editore con vent’anni di esperienza votati al racconto autobiografico e diaristico, divenuto importante grazie alla pubblicazione dei diari di Francis Neaud, e che quest’anno era in selezione ufficiale al Premio patrimonio con uno dei primissimi racconti autobiografici della storia del fumetto, il canadese Mélody che racconta con ingenuità e humor le vicende di una spogliarellista; e infine la piccolissima etichetta diretta da Marguerite Waknine, che pubblica carnet di disegni in fogli sparsi di illustratori come Laurent Moreau e Isabelle Boinot.

Un bel bottino per due giorni di festival, non credete? A conti fatti, una bella sfacchinata, per tanto cibo ottimo (a parte la mefitica Andouillette, la conoscete, no?) e ottimi fumetti, da scovare in mezzo a tutto il resto.

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