Condivido con voi il mio doloroso vissuto attuale fra pensieri, emozioni, confusioni e ripensamenti, con la certezza di voler andare avanti a crescere
PREMESSA
Il mio blog è una sorta di diario virtuale della mia vita, o più precisamente di alcune esperienze che vivo e reputo utile e interessante condividere in Rete.
Quest'ultima è molto personale e difficilmente leggo qualcuno che la racconta se non, nel più dei casi, per sfogare il proprio dolore, la propria rabbia e il proprio vittimismo.Io nel raccontare tutto ciò, come sempre cerco di fare, vorrei condividere qualcosa che spero possa essere utile anche a qualcun altro.
Come dal titolo avrete capito chiaramente, mi sto separando da mia moglie.
Non so cosa se ne farà delle mie parole chi lo leggerà e non so se potrà piacervi, ma voglio scriverlo e voglio condividere tutto ciò con voi.
Un abbraccio a tutti.
LA VERITA' NON UTILE
Ho riscritto completamente questa parte del post ragionandola meglio man mano che i giorni passavano.
Anche io ho parti di me che tendono alla rabbia e che soffiano sul fuoco della rabbia e che tendono a spingermi nel vittimismo in seguito al dolore che provo e ho provato.Conscio di questo mi sono reso conto, rileggendo ciò che avevo scritto inizialmente, che ero stato troppo sulla descrizione dei fatti e che mi ero poco dedicato all'ascolto e alla trasposizione del mio sentito.
I fatti, che interpretiamo a modo nostro, servono solo ad avvalorare le nostre verità tenendoci fermi nel ragionare con la bussola del vero o falso e/o con la bussola del giusto o sbagliato, quando invece ci sarebbe molto più utile, in certe situazioni che coinvolgono il nostro sentito interiore, utilizzare la bussola del piacevole o spiacevole e/o la bussola dell'utile o dannoso.
LA MANCANZA DELL'OBBIETTIVO COMUNE
La mia famiglia fino a poco tempo fa
Generalmente conoscenti, amici e parenti la prima cosa che mi hanno chiesto è stata: PERCHE'?Questa domanda istintiva nasce dal nostro cervello così velocemente per il fatto che alla confusione, al disorientamento, quindi al disordine, il nostro cervello cerca di mettere ordine con la domanda cui è stato abituato culturalmente per capire un problema.
In realtà è molto spesso la domanda meno utile che possiamo farci e, dopo due anni di crescita personale, sono felice di non essermela posta ossessivamente più di tanto.
Il perché è per me uno solo, però la mia spiegazione non soddisfa di solito i mille perché che si pone e mi pone il mio interlocutore: io e mia moglie non abbiamo più un obbiettivo comune.
Come scrivevo nel primo post del mese: "se non sappiamo più qual'è la meta come facciamo a raggiungerla?"
Anche un gruppo ha una meta, un obbiettivo.
Una coppia non è altro che un piccolo gruppo di due persone, la differenza sta nel fatto che un gruppo di lavoro, ad esempio, non necessariamente deve essere sposato nel tempo libero, mentre marito e moglie, o chi convive legato da un sentimento, si è sposati nella vita quotidiana.
Mia moglie a un certo punto si è resa conto che continuare il suo cammino con me non era più un obbiettivo che sentiva suo.
Per quanto possa sembrare a molti banale e scontato è l'unico perché di cui io sento il bisogno.
LA CALMA PRIMA DELLA TEMPESTA
Inizialmente il dolore fu così immediato e veloce che non lo riconobbi, per me erano così inaspettate le sue parole che era come se non credevo di udirle, come fossi in un sogno.
Al momento pianse mia moglie nel dirmi la sua scelta e io la consolai pur sentendo che non stavo benissimo, ma non sentendomi neanche tanto addolorato come invece mi sarei aspettato di sentirmi dopo una notizia del genere.Coi giorni però il dolore uscì a fiotti sempre più intensi man mano che realizzavo ciò che stava accadendo in un clima quasi surreale.
Era davvero come svegliarsi da un sogno.
Ricordo che continuavo a pensare che non era possibile, non per me ed Elena, non stava accadendo davvero.
Nonostante il dolore, stavo bene.
Non so come spiegarlo.
Io so chi ero, so che Andrea fino a due anni fa era una persona che sarebbe crollata distrutta dal suo deprimersi e uccidersi dentro per una notizia del genere, invece questo Andrea di oggi, io... mi sentivo e mi sento vivo, pur nella sofferenza.
Fu una sorpresa che mi diede coraggio.
Il lavoro profondo dentro di me, portato avanti con impegno da due anni, stava dando i suoi frutti.
Mi sentivo come la farfalla nel bozzolo che ha finalmente le ali abbastanza forti per rompere il bozzolo e spiccare il volo, resistendo alle avversità climatiche che potrebbe incontrare vivendo fuori dal bozzolo.
Vidi istintivamente l'opportunità anziché il problema e cominciai da subito a pensare alle soluzioni.
Quello che mi fregò fu il fatto che cominciai a dare per scontato che anche tutto il resto sarebbe avvenuto in automatico e questo accentuò il mio crollo nei giorni successivi.
Il dolore in alcuni momenti era devastante, mi ritrovavo a piangere senza rendermene conto, vedevo foto di album fotografici mai esistiti, poiché erano foto di immagini scattate dalla mia mente che vedevano come protagonisti me ed Elena, in un ipotetico futuro, a lavorare la terra insieme in una comunità, abbracciati a nostro figlio, insieme ai nostri amici, a sorriderci mentre facciamo l'amore al chiaro di luna liberi e felici.
Questi pensieri aumentavano il dolore rendendolo straziante.
Una sensazione di fallimento mi pervase, tutta la mia vita era distrutta.
Avevo sbagliato tutto.
Ero arrivato in Emilia Romagna dalla Lombardia con diecimila euro in tasca, una quasi moglie, una gatta e dopo poco altri due, trovato un lavoro dopo due mesi e lei dopo due settimane, un appartamento in affitto che dava sui campi con un panorama mozzafiato, tanti sogni di gloria e ora... avevo perso tutto con una serie di scelte una più stupida e controproducente dell'altra.
COME AUTOFLAGELLARSI IN POCHE MOSSE
Su questo senso di colpa mista rabbia che provavo nei miei confronti non tardò a fare leva una parte di me, che sono sicuro molti di voi conoscono bene.
E' quella parte che mi spinge a pensare che sono una brutta persona, un idiota, uno stronzo, una povera merda, una persona cattiva, antipatica, piena di difetti, che non ne azzecca mai una e che sarebbe meglio si facesse sparire dalla faccia della Terra, almeno allontanandosi da tutto e tutti, perché sono solo un danno e un problema per me stesso e anche per chi mi vuole bene e mi sta intorno.Questa parte di me è molto forte in momenti di fragilità come questo ed è anche molto brava a trovare ogni pretesto e situazione per rigirarmela come prova di tutto ciò che afferma, prove che avvalorano la tesi che io sia una persona che sarebbe meglio si facesse sparire all'istante.
Lasciarla sfogare è la soluzione più veloce che istintivamente ho sempre trovato per anestetizzare il mio sentirmi colpevole, dato che attraverso il dolore di questi pensieri provo una sorta di finta pace punendomi ed espiando le mie colpe.
Seppure oggi so che mi sarebbe stato più utile accogliere e accettare il mio senso di colpa e il mio senso di inadeguatezza non mi accorsi subito di cosa accadeva in me e quindi lasciai libero sfogo alle parole, dettemi sotto forma di pensieri da questa parte di me cattivella e poco simpatica.
In una serata a chiacchierare di ricordi con ex compagni di classe delle medie mi vennero riportate alla mente situazioni di un Andrea adolescente non proprio simpatico e gentile con le persone, subito questo diventò materiale utile al tribunale inquisitorio prolificante di sentenze nel mio mondo interno.
Pochi giorni fa mia nonna ha subito un infarto per eccessiva tensione e siccome pochi giorni prima avevo deciso di raccontarle della mia separazione da Elena, un altro capo d'accusa venne messo sul banco.
E' colpa tua se ha avuto un infarto, sei un emerito idiota!
Ricapitolando: prima distruggi la vita a tua moglie che è costretta a lasciarti perché sei veramente uno schifo di persona, poi ti viene ricordato di quanto eri una persona pessima (che tra l'altro non ha ancora pagato per quelle colpe) da ragazzino, poi fai ammalare chi ti sta intorno, sei nervoso e ti incazzi con tutti a casa, gli amici li tratti a calci in culo. Ma perché vuoi andare avanti a creare problemi a tutti e a te stesso?
LA FINE E' QUANDO DECIDIAMO NOI CHE SIA FINITA
Questi meccanismi di autodifesa che il cervello emette continuamente in tutti noi servono ad aiutarci a sopravvivere da bambini, nascono nella nostra infanzia per poi diventare ridondanti, istintivi e abitudinari. Il problema è che crescendo non ci aiutano più, anzi, ci castrano e ci danneggiano.
I pensieri sono molto potenti e ci danno la loro verità, quindi il mondo è quello che pensiamo che sia, diventando così una proiezione della nostra mente, non quello che è davvero nella realtà dei fatti.Per quanto non ci sembri possibile in momenti come quello che sto vivendo io: SIAMO SEMPRE NOI A COMANDARE LA NOSTRA MENTE.
Solo noi possiamo decidere di chiudere il rubinetto di questi pensieri dannosi trasformandoli poi in qualcosa di utile al nostro benessere, come in pensieri più lineari e utili.
Dopo essermi massacrato per due giorni pieni fu quello che finalmente decisi di fare.
CADUTA A DOMINO
Come in una frana o nella caduta delle tesserine del domino da un problema me ne sono franati addosso diecimila di problemi, finché non ho deciso di rimettermi a guardare la realtà dei fatti e smetterla di farmi male inutilmente.
Chiaramente non è finita qua, l'elaborazione psicologica della separazione è in corso, in questo mio post ho raccontato alcune fasi profonde appena vissute.AVANTI TUTTA!
Non è stato facile condividere tutto questo in Rete.
Il motivo per cui l'ho fatto è che spero che qualcuno che in questo momento vive un periodo di difficoltà emotiva, leggendo tutto questo, ritrovi la speranza e la voglia di credere che si può sempre stare bene, basta volerlo davvero.Contattatemi se vi va di condividere qualcosa che vi fa soffrire, parliamone insieme, aiutiamoci! :-)
La felicità non è non provare mai emozioni spiacevoli o non avere pensieri inopportuni o non sbagliare o non aver mai commesso errori, la felicità è sapere che siamo esseri umani imperfetti e che la vita è fatta di tante cose, anche spiacevoli, ma noi siamo tutti in grado di affrontarle ed elaborarle in noi.
Questo è il nostro potere straordinario.
Non fate finta di non soffrire, non sorridete a forza, non cercate il positivo a tutti i costi mentendo a voi stessi.
Non è per me positivo che mia moglie abbia deciso di non condividere più la sua vita con me, avrei preferito volesse continuare a farlo perché è una donna speciale e meravigliosa che amo, ma proprio per questo voglio accettare la sua scelta perché è libera di farla, voglio che stia bene, se lei sta male nella coppia farà star male anche me e non vivrà la coppia con amore e gioia.
Non posso cambiare le cose ma posso accettarle per quello che sono e andare avanti a vivere, perché ho il potere sulla mia di vita.
La vita è anche sofferenza, è anche dolore, è anche morte, ma se siamo capaci di vivere la vita siamo anche capaci di farci qualcosa di utile di tutto ciò che ne fa parte e di accettarla per tutto ciò che la compone.
Questo abbassa il livello di paura al punto di essere in grado di sbloccarci da essa.
Io ho paura di vivere per la prima volta consapevole di tante cose nuove e di me stesso, ma voglio farlo.
Quindi prendiamoci per mano e... AVANTI TUTTA!
"La paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e vide che non c'era nessuno." (Martin Luther King)
Fiero di ciò che sento di meraviglioso dentro di me oggi ringrazio tanto me stesso per non aver mai mollato, pur avendo avuto la tentazione di mollare tante volte, ma un ruolo importantissimo l'hanno avuto anche tante persone intorno a me, soprattutto in questi ultimi anni.
Voglio quindi ringraziarle dedicando questo post ai miei genitori, a Gabriella e Antonio, a mia moglie, a Rosangela, Giuliano e Gabriele, ai miei suoceri, a Gisella e Massimo, a mio fratello, ai miei compagni della scuola di counseling dello scorso anno e di quest'anno, a mia nonna, agli amici, parenti e conoscenti che a modo loro mi sono stati vicini e a tutte le persone meravigliose che ho conosciuto in questi anni e che mi hanno lasciato qualcosa di loro.
Scritto da Andrea Cusati domenica, 30 marzo, 2014
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