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Jacques de Vaucanson è stato un inventore francese morto subito prima della Rivoluzione Francese. Uno dei motivi per cui la storia lo ricorda riguarda i suoi automi, fra cui spicca la sua famosa “Anatra-automa”: era capace di bere acqua con il becco, mangiare semi di grano e replicare il processo di digestione in una camera speciale, visibile agli spettatori. Ancora oggi non è stato inventato un congegno che riesca a superarlo in versatilità:
L’idea dell’ “automa antico” offre lo spunto per una trama che coinvolge un importante battitore d’asta, riconosciuto a livello internazionale come uno dei massimi esperti nella valutazione di antichità, stimandone sapientemente il giusto valore. Che si tratti di mobili, lampade, suppellettili, quadri, statue, libri, monili o -appunto- meccanismi originali, è Virgil Oldman (interpretato dall’incommensurabile Geoffrey Rush) che sa apprezzarne l’importanza. Purtroppo, come sempre accade alle persone con doti eccezionali, anche questa sua elevata competenza ha un prezzo: in questo caso si tratta della sua incapacità di socializzare col prossimo, associata all’impossibilità di accettare un contatto fisico con persone ed oggetti di qualunque tipo... tranne che per poche, selezionatissime, eccezioni.
Bene, con questi i tasselli alla base, esce dalla fantasia di Tornatore un film geniale, di quelli per cui il prezzo del biglietto ne vale ogni centesimo. Devo dire che di rado mi capita di uscire dal cinema provando una piena soddisfazione, ma questa è stata proprio una di quelle volte. Non è una novità che questo regista offra deliziose chicche: per chi ha avuto la fortuna di vedere il suo “Una pura formalità” è già tutto perfettamente chiaro. Si tratta di lavori per i quali niente dev’essere detto, perché rovinare la sorpresa è un vero ed imperdonabile peccato. Per questo mi limito a quanto ho già detto e invito tutti a vedere il film... e anche a commentare dopo che lo hanno visto per condividere, o essere in disaccordo, con la mia opinione. Non dico che non ci siano piccole disattenzioni o punti trattati con un po’ di sufficienza, ma -onestamente- nel totale trovo siano da considerare solo peccati veniali.
Una cosa che ho adorato, e di cui non vedo alcun problema a parlare, è la passione che Virgil dimostra per il Tea Break, che consuma immancabilmente nel locale di fronte alla casa “protagonista”. Il Tea Time è un rituale tipico della cultura anglosassone e richiede di servire un infuso di qualità eccellente (per il quale esorto la consultazione del sito Il Tè in Italia) associato ad un valido spuntino. Io, in quanto persona molto golosa, preferisco associare un dolce, come ad esempio un’eccellente torta di mele… proprio come quella “perfetta” che abbiamo presentato in un altro post in passato
Enjoy!
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