Ho appena letto nelle home di FACEBOOK la notizia seguente, ormai diventata “virale”: oggi, alcune amiche di Reggio Calabria del “coordinamento calabrese 194” si sono presentate al Teatro Cilea di Reggio Calabria, davanti alla ministra BEATRICE LORENZIN, ospite dell’iniziativa “Panorama d’Italia”.
http://womenareurope.wordpress.com/2014/04/02/cara-lorenzin-non-siamo-macchine-per-la-riproduzione/
Le donne del coordinamento, ad un tratto, si sono alzate in piedi ed hanno aperto le loro giacche mostrando magliette nere su cui apparivano delle scritte in rosso.
Queste scritte, diverse tra loro, erano contro il c.d. “PIANO DI FERTILITA’” proposto dalla ministra, in una sua recente intervista pubblicata su “Avvenire”, cfr mio precedente post nel blog, “Cara ministra”: http://paroladistrega.wordpress.com/2014/04/01/cara-ministra/
Tra le scritte delle magliette, anche la frase “LA DONNA NON E’ UN FLIPPER”, che cita un famoso pezzo teatrale della grande Franca Rame, da me riportato nel mio precedente post “Cara ministra”: la maglietta era indossata dall’amica ANTONELLA TASSITANO (mi ha detto di essersi ispirata al pezzo del mio blog e quindi la ringrazio).
Una di loro, LUCIANA BOVA VESPRO, ha letto un comunicato alla ministra, a voce alta, consegnandolo poi alla stessa Lorenzin.
Qui il testo:
CARA LORENZIN, NON SIAMO MACCHINE PER LA RIPRODUZIONE!!!
Cara ministra Lorenzin, abbiamo letto nelle dichiarazioni che ha rilasciato ad Avvenire la sua preoccupazione in merito al calo demografico del nostro Paese.
A quanto pare la sua soluzione sarebbe un “piano nazionale della fertilità” che includerebbe una “educazione alla maternità” e un invito a concepire in età fertile, quindi, secondo lei, al di sotto dei 35 anni, al contrario di quanto accade oggi nel nostro Paese dove i figli si farebbero intorno ai quarant’anni.
Forse lei, cara ministra, non si è accorta che una delle cause per cui una donna posticipa la sua scelta di diventare madre, sempre che desideri esserlo, è proprio la precarietà e l’assenza di un lavoro che le garantisca un reddito.
In un Paese quindi in cui disoccupazione, attestata al 13%, e precarietà lavorativa, soprattutto femminile, sono a livelli allarmanti, in cui i tagli allo stato sociale hanno ridotto al minimo ogni servizio, in cui le politiche di condivisione, utili ad equilibrare il carico su entrambi i sessi, non sono contemplate, lei pensa di risolvere il “problema” riportando la sessualità femminile sul piano della mera funzione riproduttiva, il nostro corpo come proprietà dello Stato in cui si ripropone il modello “sei donna se sei madre”.
Ci scusi cara ministra ma certe affermazioni non possono non richiamare alla mente ben altri periodi in cui si “donavano figli alla Patria”.
Rivendichiamo quindi la nostra autodeterminazione, la nostra libertà di scelta sul tema! Se e quando madri, preferiremmo deciderlo noi!
L’educazione che andrebbe fatta alle nuove generazioni di donne, e di uomini, non è quella alla maternità ma quella alla consapevolezza del proprio corpo, alla sessualità, all’autodeterminazione.
La invitiamo quindi, con precedenza assoluta, visto il “bacchettamento” ricevuto da parte del Comitato Europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, ad occuparsi di far applicare la legge 194 continuamente sotto attacco a causa di una laicità non sempre garantita che inficia il nostro diritto alla salute in merito a sessualità e riproduzione.
Le chiediamo inoltre su quali dati misura la natalità del “popolo italiano” da salvaguardare.
Di bambini ne nascono, e tanti, sul nostro “suolo patrio”, ma solo perchè sono figli di genitori stranieri non vengono riconosciuti cittadini italiani …
Ci risulta invece che tantissime coppie vorrebbero diventare genitori ma a causa di leggi insufficienti o totalmente assenti non possono, non avendone le possibilità per problemi fisici o perché coppie omosessuali.
Si occupi quindi di “ius soli”, adozioni e fecondazione assistita, rivedendo una legge penalizzante come la 40. Non abbiamo infatti dimenticato certe sue posizioni in merito, la invitiamo quindi, se davvero è il calo demografico che le sta a cuore, a rivederle.
Cara ministra Lorenzin, forse la strada da intraprendere è un’altra, le soluzioni ci sono.
Il nostro essere qui stasera è proprio per farle capire che le donne non accetteranno passivamente politiche che rimettono in discussione consapevolezze e diritti acquisiti, non più!
Le vorremmo ribadire che prima di essere madri siamo donne e l’esserlo non passa necessariamente attraverso la maternità….
Vogliamo chiudere con una frase della nostra cara Stefania Noce, studentessa femminista vittima a 26 anni di femminicidio:
«Nessuna donna può essere proprietà oppure ostaggio di un uomo, di uno Stato, né tanto meno di una religione».
Rifletta Ministra Lorenzin.
“Coordinamento Calabrese 194”
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CONTATTI 03 aprile 2014: 23.563
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