Il 19 marzo 1998 la mia amica e compagna di banco Francesca mi chiamò alle nove di sera – cosa piuttosto inusuale all’epoca, dato che non esistevano ancora i cellulari e doveva chiamarmi a casa – per invitarmi a un concerto di un gruppo che non avevo mai sentito nominare. Ero già in pigiama, ma allora come oggi avevo una tale fame di vita che non seppi dire di no, anche se non avevo la benché minima idea di cosa stessi per andare a vedere.
Fu uno spettacolo travolgente. Psichedelica rock, musiche orientali, un certo amore per la propria terra d’origine si fondevano in un’unica band. Rimasi letteralmente stordita. Le note di quel gruppo risuonavano violente nella mia testa. Il giorno dopo andammo a scuola insonnolite ed euforiche, raccontando a tutti la nostra esperienza mistica.
Tornando da scuola, però, ebbi un’esperienza mistica vera. E fu così che il 20 marzo una macchinetta – Y10 per la precisione, ricordo perfino la targa che qui non riporto – ebbe la bella idea di travolgermi a 90 chilometri orari, facendomi fare un volo che fatico a ricordare, dato che durò frazioni di secondo. Ma se sono qui a raccontarlo è merito della mia scorza dura, nonché di una buona dose di fondoschiena. Mi ruppi una spalla e rimasi convalescente per quasi due mesi, quindi tutto sommato mi andò piuttosto bene.
Di quella band non volli più vedere niente, a fatica una sera sono stata a vedere un documentario sul loro frontman, che nel frattempo uscì dal gruppo e divenne solista. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché senza il gruppo mi piaceva meno, non sono più andata a un suo concerto. Fino a oggi.
Cioè fino a quando il #belGabriele non mi ha chiesto di accompagnarlo a vedere il concerto di Giovanni Lindo Ferretti. Sulle prime ho opposto resistenza, poi l’amore ha trionfato, e dopo avergli detto di no, ho comprato io i biglietti del concerto.
Si può dire di tutto, ma non che io sia superstiziosa.
Indovinate che giorno è il concerto di Giovanni Lindo?