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La Moda della Bugia

Creato il 26 agosto 2012 da Giustina

La Moda della Bugia

Illustrazione di Pasquale Squaz Todisco, Collettivo Dummy


Bianca. Nera. Inutile. Cornice d’oro per croste. Oro di Bologna. Che diventa nero per la vergogna. Soffoca la verità. Le toglie ossigeno e luce. Fino a vederla immobile. Per necessità. Per codardia. L’irreale diventa plausibile. Il plausibile si fa stupore. Meraviglia. Oggi racconti, domani ricordi. Insetti nell’ambra. La costruzione della bugia richiede sforzo e buona memoria. Un buon incipit. Una struttura. Un finale. Il movente è relativo. L’alibi necessario. L’avvio è facile: mento perché mi annoio. O per non sembrare noioso. La struttura è più complessa, ma l’esercizio aiuta. A elaborare. Il finale deve togliere il fiato. Il movente è un’altra bugia: mento per gli altri. Per non ferire chi amo. Per aggiungere altri sorrisi al pallottoliere. Per attirare la tensione. Perché ho paura, se non mento. La bugia è un’invenzione senza brevetto. Che non supera il controllo qualità. Una macchia bianca sull’unghia. Nascosta con lo smalto. Rosicchiata appena possibile. Senza fame. Per scaricare lo stress. La bugia impegna. La vecchia ne richiede di nuove. Il contraltare ha fame di vergini sacrificali. La bugia si beve. Alla spina. Alla cieca. E quando viene al pettine, è meglio fare dietrofront. O si strappa tutto.

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