Il 31 Maggio si è svolta una conferenza legata al Digital Festival organizzato a Torino
Il tema del dibattito?
La moda italiana si trasforma, diventa Slow Fashion in 2.0.
E’ bello guardare il mondo che si trasforma sotto i propri occhi…dopo la rivoluzione degli Open Data eccomi ad assistere ad un altro tipo di rivoluzione.
I protagonisti?
Vitaliano Alessio Stefanoni, responsabile - CNA Federmoda Pemonte
Elena Imberti, Stella Donato e Flavia Jennifer Tiziana, creatrici del marchio Foodbijoux
Lucia Russo, New Upcoming Fashion Designer-L.Rousseau
Davide Bertarini, Ceo & Founder – B.I.M, creatore della up Regalister
Riccardo Peratoner-consulente, Novareckon
Moderatrice dell’evento, Enrica Vagliengo, alias EmmaTravet, web journalist/blogger e scrittrice.
Molto alto l’obbiettivo che si è prefissato il CNA di certificare Slow Fashion i brands che sottolineino le radici delle tradizioni e la qualità del prodotto 100% Made in Italy e handmade, fattori già garantiti dai produttori del settore stesso, ma non riconosciuto!
Dopo il cibo, quindi, ora tocca anche alla moda diventare Slow!
Per tutti i produttori di tessili, artigiani e designers che desiderino essere certificati, date un occhiata al sito www.slowfashionitalia.it
in colllaborazione con il ministero tessile e salute di Biella www.tessileesalute.it
Ma quali sono le prospettive della moda oggi? Come si sta trasformando il mercato?
Il futuro si trova in rete, senza dubbio!
Alcuni numeri che ci ha fornito Alessio Stefanoni:
1.3 % sono le vendite on line di abbigliamento in Italia.
Anche se la percentuale non è altissima, il fatturato è in crescita del 6%, questo significa che c’è un alto margine di crescita e tanto lavoro da fare!
1.27% sono le vendite del turismo, solo per fare un paragone!
In Europa, tra i maggiori consumatori on line, troviamo il Regno Unito, la Germania e la Francia, noi siamo un po’ lenti, ma possiamo raggiungerli.
In tema con l’argomento, ecco il nuovo brand emergente Foodbijoux, che coniuga il food con il fashion, non solo, un prodotto artigianale che si può acquistare in rete !
Sono molti i designer che scelgono la rete per vendere i loro prodotti, sicuramente più che una scelta è una mancanza di opzioni, come direbbe qualcuno che conosco…
I multibrand hanno subito negli ultimi anni un tracollo in termini di volumi di vendita, riducendo drasticamente gli acquisti per i marchi più prestigiosi e di alta gamma, limitando la scelta delle collezioni all’interno dello show room.
Fino a qualche anno fa era, per un giovane stilista, era facilmente possibile inserirsi in qualche boutique prestigiosa, anche cedendo la propria collezione in conto vendita, ora non è quasi più possibile, poiché il negoziante rischia di perdere vendite sulla merce che invece ha pagato!
Cosa resta da fare per un giovane creativo che vuole vendere le sue creazioni?
L’unica strada possibile è tuffarsi nell’on-line ed essere promotori di se stessi.
Ecco un esempio ad ok da seguire:
Lucia Russo, giovane talentuosa stilista e creatrice del brand L.ROUSSEAU in vendita ora su Wowcracy, e per avere più informazioni su di lei cliccate qui.
Le vendite on line hanno dato vita a nuove start up che collegano brands, designer e utente finale.
A questo proposito Davide Bettarini ci presenta Regalister: scegli il regalo in una boutique, lo fotografi e lo pubblichi sui social in modo tale che, chi ti voglia fare un regalo, sappia già cosa e dove comprarlo. Mai più brutte sorprese? Sicuramente è un modo per collegare i punti vendita ad un pubblico che vive sui social!
Il tema che si è discusso ci fa capire come questo settore potrebbe essere più operativo e produttivo se si facesse rete sul serio e ci fosse un aggregazione di cervelli, senza creare degli individualismi ma incanalando e convergendo le varie eccellenze.
In Italia il valore dell’artigianalità è altissimo ma è necessario allinearsi con le richieste di mercato per sopravvivere. Il nuovo artigiano non potrà più nascondersi in bottega ma è costretto ad entrare in rete, diventare un esperto dei social, ed autopromuoversi attraverso di essi.
Riccardo Peratoner, consulente di Novareckon, ci ha parlato di questo spin off accademico dell’università di Novara, il cui intento è la valorizzazione degli assepit materiali, dei brands e del prodotto, creando del no out con un progetto sostenibile all’innovazione . Supportato dalla progettazione europea è possibile accedere a NOVARECHON FONDO PMI, un finanziamento a fondo perduto.
Lascio questo post aperto per i vostri interventi e commenti…a tutti buona Rivoluzione 2.0
Zaira