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L’arte è un concetto molto vasto e quando la si vuole teorizzare si finisce per far confusione, meglio lasciare che ognuno abbia la sua idea di arte, la propria vena artistica. Per me l’arte è tutto quello che ha a che fare con la creatività umana, con la sua voglia di trasgredire e di crescere. E’ arte il profumo di un libro nuovo, lo schizzo di un abito in matita o la rima baciata di una poesia.
La musica per i greci era fondamentale, una sonorità raffinata a mio parere possono averla soltanto le donne, loro hanno grazia e sensibilità. A noi uomini lascio il gusto di strimpellare una chitarra elettrica o di far baccano con una batteria. Le donne si intendono di arte e anche di musica. Qualcuna delle mie fedeli lettrici, sono 5 come il Manzoni e come le Spice Girls, mi ha chiesto che tipo di musica ascolto e come mai non ne avessi mai parlato nel mio blog, luogo della perdizione in cui si parla di tutto quello che è superfluo. Compreso il classico pelo nero da strappare con la pinzetta.
Non ne parlo perché in realtà so benissimo che ascolto musica brutta, che non passerà alla storia se non per aver fatto da colonna sonora a qualche commediola altrettanto brutta con Jennifer Lopez. In casa mia si ascolta solo rock e qualche artista italiano. Mia madre ama disperarsi con Laura Pausini, mio padre urla con i Queen. Io sono sempre stato la pecora nera della famiglia e quando ho iniziato a otto anni a canticchiare “Wannabe” delle Spice Girls tutto è stato chiaro.
Troverete nella mia cartella “Musica Lollo” tutto quello che avrete odiato, tutte quelle cantanti che dopo un tormentone estivo sono finite a lavorare in qualche autogrill sperduto, quelle canzoncine che in italiano non hanno un senso ma che in inglese ti fanno saltare e ballare come una ragazzina con “Non è la Rai”.
Quello che non è da sottovalutare nell’ambiente della musica è la moda. Infatti la moda si è ampliamente infiltrata ed è diventata un segno distintivo di artisti talentuosi e non. Spesso si parla di un’artista come icona fashion, grandi stilisti che disegnano gli abiti da palcoscenico e volti musicali che diventano testimonial di pubblicità.
La capogita è lei, Madonna, lei che avrebbe la presunzione di dire che è nata prima lei che l’uovo e la gallina. Ha sempre fatto tendenza, negli anni ’80 con le sopracciglia mediterranee e la giacca di jeans, nel 2000 con la tutina stile Disco Dance e la piega con il ciuffo perfetto. Dopotutto un’artista deve vendere bene l’immagine di sé e la moda aiuta e salva con abiti e stilisti ad hoc.
E che dire della straordinaria Beyoncè? Una voce profonda e soave, un corpo modellato dal ballo e uno charme che non ci si aspetta da una ragazza così giovane. Nel famoso video “Crazy in Love” indossava un abito dai colori fluo di Versace. Per le situazioni da tappeto rosso ha scelto vari stilisti, primo fra tutti Giorgio Armani che ha disegnato per una sua esibizione un body nero e bianco e che l’ha scelta come testimonial della fragranza “Diamond”.
E che dire di Cavalli? Ha realizzato tutti gli abiti e tutti gli accessori del Tour Mondiale “Live Down Under” di Christina Aguilera con un tocco retrò e uno stile piuttosto glamour.
La moda abbraccia la musica e la musica ricambia e incassa. Tutta questione di pubblicità ovviamente ma credo che ad alcune star dalla voce impeccabile non dia fastidio che le vengano regalati abiti da sogni, magari è anche un modo per insegnare loro come vestirsi.
Resta ancora un mistero il nome dello stilista di Lady Gaga, probabilmente lei è il ricettacolo di tutti quei vestiti da sfilata che nessuno avrebbe il coraggio di indossare nemmeno ad un concerto. Lei è l’alternativa alla raccolta differenziata. Già mi immagino Galliano che dice ai suoi assistenti “Non buttate quel top pailettato con scaglie di amianto e scorie radioattive, lo regaliamo a Lady Gaga, sono sicuro che lo amerà”. Il giorno dopo lo indosserà per andare a fare colazione in un tranquillo caffè di Manhattan. Eccentrici sì ma a piccole dosi.
E le primordiali eroine del Girl Power? Le antenate di tutte le Britney e Christina? Sto parlando delle Spice Girls, loro sono l’esempio che al peggio non c’è mai fine. Parlando di moda ovviamente, per il resto rimangono le migliori. L’abitino-ino-ino di Geri con la bandiera inglese? Si sussurra che l’abbia cucito la sorella la notte prima dell’esibizione. I completini leopardati di Melanie B che urlavano Cavalli. Loro confessavano di comprare ai mercatini di Portobello e noi ci speravamo, nessuna mamma italiana avrebbe mandato in giro sua figlia conciata in quel modo. I loro fornitori di zeppe argentate o glitterate erano gli Abba, l’unica che aveva realmente i piedi per terra era Melanie C costretta a mettere sempre le scarpe da ginnastica e la tuta. Persino al Festival del Cinema a Cannes. Victoria si vantava di essere la chic del gruppo e ora ha creato una sua linea di abbigliamento che io chiamerei “A sua immagine”. In realtà ha ripreso i suoi vestiti cambiando i colori.
Sempre di più vedremo sul palcoscenico grandi e piccoli artisti con gli oggetti del nostro desiderio, in fondo l’arte è come un grande albero con centinaia di fronde, la musica è quella più resistente. La moda quella più vicina.
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