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La moderna eredità di Silvius

Creato il 27 maggio 2010 da Gadilu

La moderna eredità di Silvius

In Sudtirolo è in atto una battaglia tra il vecchio e il nuovo. Una strana battaglia, visto che per individuare cos’è vecchio e cos’è nuovo non risulta particolarmente utile consultare la data di nascita di alcuni suoi protagonisti. Non è insomma l’età a dirimire quella che molte altre volte si sarebbe interpretata come una semplice contrapposizione generazionale. Qui “vecchie” e “nuove” sono le idee, più che le persone.

Prendiamo Magnago. Il “vecchissimo” Landeshauptmann, andatosene proprio l’altro ieri, apparteneva a un’epoca segnata fin nella carne dalle grandi tragedie belliche del Novecento e ha senza dubbio modellato la propria carriera politica avendo ben presente il tipo di passato dal quale era necessario prendere congedo. In questo però risiede anche la sua fertile eredità, la quale proprio adesso ci appare come qualcosa di basilare per l’avvento di una possibile “novità”. La decisione (autentica e dunque sofferta) di imboccare la strada dell’autonomia, della mediazione, rinunciando dunque a sollecitare una soluzione dei conflitti secondo modalità non immuni dal ricorso alla violenza, si rivelò non solo adeguata ai tempi, ma lungimirante e degna di sviluppi.

Prendiamo invece Durnwalder. Il presidente della provincia non è soltanto anagraficamente più giovane di Magnago, ma fu proprio la sua iniziale e spregiudicata diversità nel modo di gestire la politica e i suoi mezzi a farne – almeno nominalmente – il rappresentante di un epocale cambio di paradigma. Eppure proprio in questi giorni registriamo alcune posizioni (poi riviste, peraltro) che ci fanno dubitare della sua presunta novità. Abbiamo sempre detto che l’unica evoluzione desiderabile, per la nostra autonomia, sarebbe quella di una sua declinazione territoriale (o sempre più territoriale) e non etnica (o sempre meno etnica). Un’autonomia cioè per la quale contano gli individui (e le loro qualità) e non la semplice appartenenza (appartenenza a un gruppo linguistico o anche semplicemente a un partito). La “primavera di Dobbiaco” ha lanciato un segnale in tal senso. Ma il “nuovo” Landeshauptmann si è comportato da “vecchio” e non l’ha colto o è sembrato non volerlo fare.

La battaglia tra il vecchio e il nuovo ci attraversa e ci scompiglia. Persino il “decrepito” Magnago riluce così di postuma giovinezza, mentre l’ancora “giovanile” Durnwalder, irrigidendosi su argomenti che erano attuali al tempo di Magnago, diffonde intorno a sé un sentore di rancido. La battaglia tra il vecchio e il nuovo ci cambia in mano le carte. Cerchiamo di scegliere quella giusta. 

Corriere dell’Alto Adige, 27 maggio 2010



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