Oggi troviamo ovvio che le Camere debbano essere “politicamente d’accordo” tra di loro, e che nel caso questi organi prendessero strade leggermente diverse… si dovrebbe andare necessariamente al voto: pena il caos totale, con franchi tiratori e mercenari da ogni parte.
Eppure non è così. L’idea originaria dei Padri Costituenti era ben diversa: l’articolo 60 della Costituzione rendeva separate e magari contrastanti le due Camere. Infatti questo, prima della modifica del 9 febbraio 1963, recitava così:
La Camera dei Deputati è eletta per cinque anni, il Senato della Repubblica per sei.
Tenete infine presente che il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni. Voi direte. E quindi?
Qui entra in gioco un ramo bellissimo della matematica: la teoria dei numeri. Domandone: perchè i numeri scelti sono proprio il 5, il 6 e il 7? La risposta sta in un concetto strettamente legato a quello di numero primo: la coprimalità. Quando due numeri sono coprimi tra di loro (ovvero quando non hanno divisori comuni), il loro minimo comune multiplo coincide col loro prodotto. E 5, 6 e 7 sono coprimi. Cosa vuol dire? Vuol dire che se le elezioni dei tre organi cadono contemporaneamente nello stesso anno, prima che ciò si ripeta nuovamente dovranno passare 5 per 6 per 7 anni, cioè la bellezza di 210 anni (ovviamente a meno di crisi di governo, dimissioni del Presidente della Repubblica e sciagure varie…). 210 anni… capite? Secondo i Padri Costituenti la concordanza Camera-Senato-Presidenza della Repubblica doveva avvenire solo ogni 210 anni.
Per chiarire il concetto, se anziché 5, 6, 7 si fossero scelti numeri non coprimi, tipo 4, 6, 8, i tre voti si sarebbero accavallati ogni 24 anni (24 è multipli di tutti e tre). Una differenza non da poco…
Avere Camere con percentuali politiche molto diverse tra di loro obbligherebbe gli eletti, sempre tenendo saldi i propri principi morali, a far prevalere le ragioni di Stato a quelle di partito. Perché la maggioranza non sarebbe costituita in base alla provenienza politica, ma in base alla qualità delle proposte di legge (un partito forte alla Camera potrebbe non contare nulla al Senato). Non ci sarebbe spazio quindi per tifoserie politiche contrapposte e urlanti.
E capite che con i crescenti blocchi Democristiano e Socialista tutto ciò negli anni ’60 non era possibile. Et voilà… in culo alla legge 60! E’ bastato cambiare un sei con un cinque per cambiare tutto.
Ora, questa mia interpretazione storica può sembrare bizzarra ed esagerata. Potreste dire: vabbè quello fa matematica e vede la matematica dappertutto. E no! Anche la natura segue lo stesso principio dei nostri Padri Costituenti per garantire la sopravvivenza di alcuni esseri viventi. Si sa ad esempio che alcuni insetti, accoppiandosi con altri di razze diverse (ma ovviamente stessa specie), indeboliscono i caratteri ereditari e rischiano l’estinzione. Ebbene: ci sono due razze di cicala, che condividono gli stessi territori negli USA, ma sono totalmente incompatibili tra di loro. Eppure sopravvivono. Perché? Semplice: perché gli individui di una razza salgono in superficie (le cicale prima di uscire a cantare restano anni sottoterra) ogni 13 anni – tutti assieme – , quelli dell’altra ogni 17 (anche qui eventuali approfondimenti su richiesta su 2senxcosx). Ma… 13 e 17 sono primi, e quindi coprimi! Cioè queste razze si incontrano solo ogni 221 anni!
La nostra Costituzione aveva donato al Paese dei principi di sopravvivenza puramente darwiniani, ma noi li abbiamo rifiutati.
Fatto tutto questo sproloquio, ammetto anche io di non essere tanto ingenuo da ritenere questo sistema adatto al nostro Paese. Il vecchio articolo 60 paralizzerebbe immediatamente la nostra politica. E’ ovvio: per capirlo basta scorrere con la propria mente le facce dei nostri Parlamentari.
Il vecchio articolo 60, qui in Italia, sarebbe impraticabile. E non per un suo difetto: saremmo noi a non esserne all’altezza.