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La montagna a modo mio

Creato il 06 giugno 2011 da Libereditor

La montagna a modo mioMi è capitato recentemente di visitare il cuore dei musei di Reinhold Messner tra le mura rosse di Castel Firmian appena fuori Bolzano. La mostra si può visitare grazie a una splendida struttura moderna in vetro e acciaio attraverso torri, stanze, cortili. Qui opere, quadri, reliquie sacre del buddismo tibetano, della religione nepalese e himalayana fanno rivivere il mistero e il fascino delle vette. Le bandierine colorate sacre agli sherpa, le sculture di divinità orientali e l’uomo di pietra degli Inuit della Groenlandia recano in sé tutta la forza spirituale dei popoli di montagna e del grande Nord. Tutto all’interno di uno splendido progetto che si può considerare unico al mondo. In Tibet il giro attorno alla montagna sacra E’ definito kora e Messner, a Castel Firmian, ha voluto costruire prima d’ogni altra cosa una kora. La cappella in rovina sopra il monte del castello è inviolabile come la vetta del monte Kailash in Tibet, la montagna più sacra di tutta l’Asia venerata da oltre mezzo miliardo di persone in India, Tibet, Nepal e Bhutan.
Ho ritrovato molto della bellezza del Messner Mountain Museum nell’ultimo libro di Messner, “La montagna a modo mio”. Una montagna che vuole essere conosciuta con gradualità, con pazienza, rispettoso coraggio e attenzione rigorosa.
Questa dell’alpinista di Bressanone è un’antologia molto ben curata di reportage, articoli, resoconti e interviste in cui si colgono i valori saldi dell’uomo e la convinzione forte che la natura non si potrà mai dominare.
Il volume riporta il suo modo di intendere la vita ed è ben chiaro come le rocce, le pareti e le scalate sono per lui un’opera d’arte e l’istinto di sopravvivenza il sacro fuoco che in montagna come nella vita ci costringe ad andare avanti. Forse perchè l’irresistibile desiderio di ascendere le cime è prima di tutto una conquista dello spirito.
Reinhold Messner ricerca con passione le motivazioni psicologiche degli alpinisti e l’alpinismo, si sa, porta con sé rischi, ma anche tanto fascino.
E’ ben chiaro il fatto che l’uomo ha un nemico più forte di tutti: se stesso. Affrontando una scalata in solitaria, ci si trova a tu per tu con la propria forza e i propri limiti. In questo senso, l’essere da soli ci costringe a tirare fuori il meglio di noi stessi poiché sappiamo di non poter contare sugli altri. “Ti permette di esplorare, di scendere nel profondo della tua anima, e di trovare finalmente te stesso”.
Fin dalle prime pagine sono trattati tutti i grandi temi che lo contraddistinguono, come il suo impegno per la montagna, di come vede e interviene per cercare di risolverne i problemi, ma anche dei suoi primi successi nell’alpinismo. Il suo sguardo sul mondo delle altezze ha la capacità di portarti in una dimensione che può essere definita di sacralità delle cime. Perché “la natura umana si può capire attraverso la montagna. Entrando in sintonia con le vette, con l’ambiente, con la gente che abita quei luoghi, si percepisce un limite che viene varcato, mentre ti si spalanca davanti un mondo nuovo”.
Gli antichi descrivevano questa emozione alludendo al deus loci, la divinità pagana propria della comunità umana. I romantici lo definiscono il “sentimento del luogo”. “Per me la montagna può insegnarci qualcosa su noi stessi perché rende più profonda la nostra dimensione emozionale. Ci regala la sensazione del divino, di un “oltre” che rimane inaccessibile all’uomo. Come una poesia che esercita un fascino irresistibile su noi, e che ci pone domande su noi stessi e sul nostro rapporto col mondo”.
Dal 2004 gli impegni di Messner sono polarizzati sull’idea dei musei. Attualmente ce ne sono quattro.
“La cultura è ciò su cui voglio puntare ora, per far capire alla gente che l’alpinismo è più di uno sport”. Non si può parlare veramente di alpinismo e di scalate se non si ha anche la conoscenza profonda di cosa sono le montagne. E la cultura vive soprattutto nelle relazioni sociali. “L’altro, inteso come persona diversa da me, è uno specchio per vedere e capire meglio, sia l’altro che me. Senza un confronto e uno scambio di saperi e punti di vista, non si va avanti”.
A Castel Firmian sono esposte carte geografiche e documenti storici, reliquie dei più grandi dell’alpinismo di sempre, dipinti e opere d’arte dei Lama tibetani, citazioni letterarie e filosofiche.
“Chi ama l’arrampicata deve aprire gli occhi e il cuore alla bellezza che l’uomo sa esprimere di fronte alle montagne”.

Messner Reinhold, La montagna a modo mio, edizioni Corbaccio (collana Exploits).


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