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La montagna incantata (Thomas Mann)

Creato il 19 ottobre 2012 da Serenagobbo @SerenaGobbo

La montagna incantata (Thomas Mann)
La prima osservazione che mi salta nel cervello è: se Thomas avesse partecipato a uno dei tornei letterari oggi in voga, non sarebbe neanche arrivato in finale.
Io stessa mi chiedevo: perché devo arrivare alla fine di queste seicento e passa pagine? E poi mi rispondevo: per imparare a scrivere.
Solo che gli argomenti che approfondisce Hans Castorp coi suoi studi di biologia, botanica, anatomia, astronomia, e le dispute filosofiche, politiche, religiose, storiche (ecc…) tra Settembrini e Naphta non rendono la lettura facile ai poveri lettori inetti come me.
Però sono testona. Lo devi non solo leggere, mi son detta, ma anche ricopiare; magari capisci meglio.
Un poco funziona.
Ma più di tutto ha funzionato il testo che Thomas ha scritto per gli studenti di Princeton a cui ha tenuto una conferenza nel 1939. Dopo aver letto queste poche pagine, non dico di riuscire ad appassionarmi all’estraneità senza tempo che vige al sanatorio, ma almeno ne capisco il senso (che non vi dico: se ci sono studenti in cerca di copia-incolla per le tesine, che facciano almeno la fatica di leggere il romanzo, altrimenti, che vadano a lavorare).
E i battibecchi elevati possono restarmi astrusi perché mi bancano molte basi, ma acquistano valore nell’ottica del Bildungsroman, in cui si deve passare attraverso la prova (la malattia, l’allontanamento dalla pianura) per raggiungere la conoscenza o la consapevolezza (ma non ho finito di leggere e non sono sicura che Hans Castorp ci arrivi, viste le ironiche premesse).
Detto questo, ribadisco che, caro il mio Thomas, a un torneo letterario avresti fatto fiasco, oggi. Purtroppo ci manca quello che tu chiami “incremento alchemico“, necessario per apprezzare certi temi:
“I problemi della Montagna Incantata per la loro natura non erano adatti alle masse, ma assillavano la massa delle persone colte, e le universali angustie avevano posto alla facoltà ricettiva del gran pubblico quell’incremento alchemico che aveva costituito la vera e propria avventura del piccolo Hans Castorp”.

Non so voi, ma a me, quando mi trovo su certe pagine, nasce la voglia di avvolgermi in un sacco a pelo su un terrazzino e di prender freddo. Tanto per vedere se l’incremento alchemico funziona anche con me…



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