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La morte balla sui tacchi a spillo di Michela Tilli

Creato il 31 gennaio 2015 da Temperamente

Michela Tilli, scrittrice monzese, edita da Fernandel e Garzanti, ha appena incontrato un nuovo amore: il teatro. La morte balla sui tacchi a spillo, con Silvana Fallisi e la regia di Corrado Accordino, è solo il primo episodio di questo felice connubio, che sicuramente darà altri frutti.

Donna Tanina è la tipica fimmina d’onore del sud: costantemente di nero vestita, tutta casa, chiesa… e funerali! Eh sì, perché ogni giorno qualcuno muore nel paese e, dato che lei è la maestra del paese e tutto e tutti conosce, giustamente segue tutte le veglie funebri dei suoi concittadini. E perciò passa di casa in casa, seguendo tutti i riti, lavaggio, vestizione, messa, processione del defunto. Ma quando arriva a casa di comare Vituzza, seconda maestra del paese e, per certi versi, sua acerrima nemica, non c’è nessuno a vegliarla. Peggio ancora: la defunta ha la casa sottosopra e nessun vestito nero. Insomma, anche nella morte conferma proprio il suo “essere una donna del nord” e di malaffare. Ma, la morte è sacra e va rispettata; perciò, nell’attesa che cominci il funerale, non resta che parlare con l’unico interlocutore possibile: il Cristo Salvatore. In questa commedia noir, in cui la morte la fa da padrona, la protagonista ingaggia un divertentissimo dialogo con una statuetta di Gesù, prontamente saltata fuori dalla borsetta di Tanina.

Non è questa la sola cosa, se così possiamo chiamarla, che uscirà dalla borsa della maestra, così come non solo di morte si parla nella commedia: emergono in tratti evidenti e scoppiettanti comicità tutti i problemi di una Sicilia ante guerra (e non solo). Il conformismo, il bigottismo, l’anticomunismo, la mafia e la connivenza con essa, un metodo di insegnare e pensare antiquato e rigido, da “timorati di Dio”.

E così se una volta la morte arrivava camminando sui tacchi a spillo, stavolta ci balla, su quei tacchi che donna Tanina mai ha messo e mai metterà, simbolo del peccato e del sacrilegio; e ci balla di brutto, in un modo che non ti fa star fermo sulla sedia. Sì, perché il testo scritto da Michela Tilli è ricco di verve e di un umorismo intelligente e cadenzato, così lo spettacolo si muove, nonostante la scena sia ferma e l’attrice sia sempre una. E Silvana Fallisi, che ha adattato le parole in una lingua siciliana comprensibile e comicissima, interpreta in modo perfetto e spassosissimo.

Insomma, un esordio più che raccomandabile, in cui punto di merito va alla bellissima e azzeccatissima scenografia, in stile retrò, in cui spiccavano abat-jour e tappezzerie floreali, che dimostra che non sempre per fare teatro moderno bisogna azzerare lo sfondo, anzi! Dopo la prima al Teatro Libero di Milano, sarà in scena a febbraio al Teatro Binario 7.


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