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La notizia è interessante per due aspetti: il primo, un risvolto importante legato alle contingenze temporali. Domani iniziano le Olimpiadi invernali di Sochi con da scenario il noto rischio di attentati da parte degli antagonisti ceceni - le premesse sono state i due kamikaze di Volgograd e le successive minacce dirette di ripetere quanto successo in occasione dei giochi olimpici, esplicitate in vari video e messaggi dei terroristi caucasici. L'uccisione da parte dell'esercito governativo di Assad (e dunque filo-russo) di una elemento di spicco della battaglia jihadista siriana, potrebbe infiammare iniziative di vendetta.
Altro aspetto interessante da raccontare, è la storia di Seifullah al-Shishani, ceceno che ha diviso a fine estate il proprio destino dall'altro al-Shishani, Abu Omar (detto "Omar il ceceno"). "Al-Shishani" significa proprio "il ceceno" in arabo, e i due ceceni - insieme a molti altri - erano arrivati insieme a combattere il jihad in Siria (contro la volontà di Doku Umarov, che chiedeva ha sempre sostenuto che sebbene l'iniziativa sia da elogiare, comunque prima bisognava liberare il Caucaso).
Gruppi inizialmente timidi, confusi insieme ai turchi, che poi a cominciare da febbraio 2013 hanno cominciato a rivendicare la propria identità, soprattutto grazie ad Omar. La sua katiba (battaglione, unità militare) di muhajirin (combattenti venuti da fuori) benne presentata in un video proprio in quel periodo, poi ripreso e trasmesso da molti media: il messaggio ebbe talmente successo che diverse altre katiba decisero di confluire in quella di Omar. A maggio il gruppo contava più di mille elementi, tanto che fu necessario un altro messaggio per annunciare il passaggio a jaysh, esercito.
Il passo successivo è l'incontro con il capo dell'Isis, Abu Bakr al.Baghdadi, avvenuto ad Aleppo, dove Omar giura fedeltà all'iracheno, che lo nomina comandante (Emiro) delle operazioni nel nord della Siria, nelle tre regioni di Aleppo, Idlib e Latakia. Il passaggio è cruciale anche per il rapporto con Seifullah, a quanto sembra - poi vederemo.
Nel frattempo Omar e i suoi muhajirin del Jaysh al-Muhajireen wal-Ansar riportano una vittoria dietro l'altra, la fama del ceceno cresce, fino a farlo arrivare ad essere considerato uno dei più influenti capi militari delle forze dell'opposizione (qaedista) organizzata. Su tutte, probabilmente la più importante, quella della battaglia per la presa della base aerea di Menagh, dove l'esercito di Omar è stato capace di sbloccare una situazione d'assedio, che andava avanti da un anno e che i militari governativi erano finora riusciti a controllare.
A settembre del 2013, Omar ha scaricato il compagno di battaglia e di etnia d'origine Seifullah, divenuto anche lui un emiro. L'espulsione di Seifullah con i suoi 27 uomini, è stata annunciata come atto dovuto per preservare la credibilità e l'integrità del suo gruppo - non era il primo caso, Omar aveva già espulso il guerriero venuto dal Daghestan Abu al banat, reo secondo i locali di essere interessato più al controllo e al potere sulla piccola porzione di territorio in cui operava, che al combattimento contro Assad. L'accusa contro Seifullah, invece, era di appropriarsi dei soldi e delle auto (per poi rivenderle), presi durante i combattimenti.
Seifullah si era difeso, sostenendo che in realtà dietro a tutto c'era la sua volontà di non volersi assoggettare alle linee dell'Isis e di Baghdadi, ma di restare indipendenti. Da settembre fino ad oggi, si erano perse più o meno le tracce di Seifullah al-Shishani; sebbene si sapeva che vagava ancora sul fronte insieme alla sua piccola katiba. Oggi è arrivata la notizia della sua morte in combattimento.
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