Pubblicata postuma, La morte felice è un’opera incompiuta e quasi grezza, ma che segue l’inconfondibile pensiero di Camus e dal cui seme nascerà Lo straniero, suo più celebre romanzo. Mersault nel momento in cui realizza di essere stanco della monotonia della sua vita, incontra Zagreus, vecchio uomo facoltoso che gli svela il paradosso dell’esistenza: per essere felici bisogna possedere il tempo, nonostante questo “ci logoriamo la vita a guadagnare denaro, mentre bisognerebbe, col denaro, guadagnarsi il tempo”. Spinto così a ricercare la felicità, uccide il suo mentore impossessandosi del suo patrimonio, parte per un viaggio che lo porta ad attraversare l’Europa e in seguito a ritornare ad Algeri. Scopre così che tutta la gente che lo circonda è mossa dalla sua stessa identica necessità e solo l’accettazione della morte (felice) sembra porre fine a questo moto continuo attorno al nulla. In quest’opera, intensa e malinconica, amore, desiderio, amicizia e alienazione convergono in un’unica matrice: la soddisfazione personale, vera chimera del nostro universo.
Vallo a spiegare alla signora che ancora mi fissa con sospetto.
Ludovica Cerini
Albert Camus, La morte felice, trad. Bogliolo G., Bur Biblioteca Universale Rizzoli, 2008, p. 170