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La morte non sa leggere, Ruth Rendell

Creato il 09 agosto 2014 da Serenagobbo @SerenaGobbo

La morte non sa leggere, Ruth Rendell

E’ un espediente per vendere di più, quello di attribuire la caratteristica di giallo ad ogni libro in cui compaia un morto. Ecco il caso. Già il titolo della versione italiana parla di morte, mentre il titolo originale non la menziona direttamente.

Fin dall’inizio si sa che Eunice Parchman, una donna analfabeta di mezza età, compirà una strage. Si sa chi uccide, e, apparentemente, perché: perché non sa leggere.
La realtà, invece, va oltre.

La buzzurra di turno che si lascia travolgere dalle circostanze, che si lascia trascinare dalle persone che frequenta, che è preda delle proprie emozioni animali e che non sa apprezzare una rosa… non è mica così lontana dal nostro mondo! Il passo dall’abulia mentale alla strage, ci dice la Rendell, non è così ampio.

Ma l’analisi dell’autrice si estende anche alla classe “superiore”, alle persone che leggono: sono davvero sempre così superiori? O non soffrono piuttosto di una sindrome di superiorità, che li rende spesso inconsapevoli di coloro che hanno davanti se non appartengono alla loro stessa classe? Frasi apparentemente occasionali (come, ad esempio: “col solito tono pomposo che assumeva con lei”) ci dicono che il dramma finale è preparato da anni, se non da decenni, da secoli, di incomprensioni.

E tu, a che classe appartieni?
E io?



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