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La morte ti fa bella

Da Femminileplurale

La morte ti fa bella

Non lo ripeteremo mai abbastanza forse: il corpo delle donne, sicuramente in misura proporzionalmente molto maggiore rispetto a quello degli uomini, è impiegato per vendere, promuovere, pubblicizzare praticamente qualsiasi cosa. E ci sono tanti tipi di corpi che vengono impiegati. Magri, meno magri, con parti gonfiate a dismisura, e parti rimpicciolite a dismisura. Da un po’ di tempo a questa parte vengono impiegati spesso anche dei corpi (femminili) morti.

Nel giugno dello scorso anno la MAC Cosmetics in collaborazione con Rodarte ha lanciato una nuova linea

La morte ti fa bella
cosmetica ispirata al Messico. O meglio ispirata a Ciudad Jaurez, la città messicana in cui sono state rapite, violentate, uccise e abbandonate nel deserto più di 400 donne e ragazze. Ad oggi sono 427 casi accertati.

I cosmetici presentavano nomi come Juarez, Factory, Ghost Town, Sleepless, Bordertown, Sleepwalker, Badlands. Manco a dirsi la campagna pubblicitaria presentava modelle truccate volutamente per sembrare morte, quasi degli zombie. A causa delle numerose proteste MAC ha chiesto scusa, modificato il nome di alcuni dei prodotti e deciso di donare parte degli introiti alle associazioni di Juarez.

Ma il segnale è stato lanciato ed è chiaro. Associare la morte alla bellezza, associare la morte alla bellezza femminile.

In una stagione del programma America’s Next Top Model, le aspiranti modelle in gara dovevano posare come se fossero state uccise, ognuna in modo diverso.

Ultimo in ordine di tempo è il nuovo video di Kanye West, acclamato pseudo-genio dell’hip hop che nel video del singolo Monster canta attorniato da ragazze morte. Il video è costruito intorno al tema del macabro ed è fatto appositamente per creare sconcerto negli spettatori più perbenisti o più mammolette, ma si dovrebbe notare che, guarda caso, la maggior parte degli esseri umani morti nel video sono di sesso femminile. Inoltre è interessante notare cosa succede quando nel video compare una rapper donna. Anche lei è inserita ovviamente in tutto il contesto macabro-fetish e impersona una sorta di spietata dominatrice. Ma lei non riserva le sue attenzioni sadiche ad un uomo (come sarebbe logico), ma le riserva ad una donnna. A se stessa. Non bisogna essere Freud per farsi un’idea del sottinteso complessivo del video.

Negli illuminanti video della serie Killing us Softly si dice che la pubblicità invia inevitabilmente dei messaggi specifici su quello che le donne (e gli uomini) devono essere e devono voler essere.  Principalmente alle donne viene suggerita un’immagine distorta del femminile caratterizzata da una sessualità spiccata e forzata e un’immagine fisica caratterizzata dalla magrezza ossessiva ed eccessiva.

La morte ti fa bella
Naomy Wolf nel mai abbastanza ricordato “The beauthy mith” sostiene che l’ossessione per l’eccessiva magrezza ha portato e porta le donne a rimanere recluse ancora in un ruolo di inferiorità rispetto al ruolo sociale svolto dagli uomini, troppo concentrate sul loro aspetto fisico per avere un ruolo preminente nella società.

“Il grasso femminile è oggetto di passione pubblica e le donnne si sentono colpevoli riguardo ad esso. Perchè implicitamente riconosciamo che al di là del mito, i corpi delle donne non appartengono alle donne, a noi stesse, ma alla società. Inoltre, riconosciamo implicitamente che la magrezza non rappresenta un’ossessione relativa alla bellezza femminile ma un’ossessione relativa all’obbedienza femminile.”

“L’ossessione per le diete è il più potente sedativo politico nella storia delle donne.”

“Al di là del mito della bellezza, ora che il tipo e la quantità di cibo che le donne assumono è una questione pubblica, le porzioni che ingeriamo testimoniano e rinforzano il nostro senso di inferiorità sociale. Se le donne non possono mangiare la stessa quantità di cibo degli uomini, noi non possiamo esperire il medesimo status nella comunità.”

Ma quando si sostituisce l’eccessiva magrezza con la morte, qual è il messaggio che viene veicolato? È un segnale forte di sottomissione ed inferiorità sociale.

Si produce ancora di più l’annullamento delle qualità del femminile e, come nel caso del modello dell’eccessiva magrezza, l’attenzione per il corpo produce totale disinteresse per il resto. Ininfluente nella società non solo quanto una donna, ma quanto una donna morta.

[Le due illustrazioni sono di Monica Cook, cliccare sulle immagini per info]


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