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A un suo amico racconta di come nel 2006 alle Olimpiadi Invernali di Torino riuscirono a organizzare una squadra di curling dopo aver letto un articolo riguardante questo curioso sport, tanto che ci vuole, lui che spazza i pavimenti del museo nel turno di notte assieme all'amico Salvatore, sodale di sempre, è già esperto. Ma per fare una squadra di curling ci vogliono quattro elementi e allora ingaggia l'ex vigile Ottavio , claudicante abilissimo giocatore di bocce e Neno, mago del biliardo con qualche problemuccio con la giustizia.
Nonostante le difficoltà,soprattutto di Bruno che mette a dura prova il rapporto con la moglie Eva, decisamente più pragmatica di lui e col figlio Yuri, sua fonte di ispirazione, la squadra più raccogliticcia della storia del curling parte per Torino....
La mossa del pinguino è l'esordio alla regia di Claudio Amendola sulla base di una sceneggiatura a più mani scritta e rimaneggiata da lui e da Edoardo Leo, che recita nella parte di Bruno.
Una storia piccola piccola ma che non nasconde la sua ambizione di entrare con garbo e qualità nel cinema di genere, in quella commedia all'italiana che ha segnato una stagione molto felice del nostro
cinema.
Il film di Amendola probabilmente non ha sufficienti ali per volare in quel glorioso genere ma si dimostra da subito un paio di spanne al di sopra rispetto al livello sconfortante del cinema comico italiota di questi ultimi tempi.
A dir la verità Amendola rischia poco: si circonda di Roma e di romanità, quindi ambienti che conosce bene di cui utilizza anche gli scorci meno noti alle frequentazioni turistiche, si avvale di un gruppo collaudato di attori/ amici e anche dal punto di vista registico non va molto oltre un'estetica paratelevisiva però di qualità discreta, non una cosa raffazzonata male e in fretta.
La mossa del pinguino poi si inserisce in punta di piedi con un'umiltà rara da trovare nella scena cinematografica presente nel filone del cinema della crisi e del riscatto da questa un po' come era Full Monty, oppure è da vedere anche in quel genere tipicamente americano come il cinema sportivo capace di raccontare storie di sport e di riscatto con quella retorica che permette loro di entrare nel mito, almeno per gli spettatori a stelle e strisce.
Ma il film a cui sembra più richiamarsi, seppur in scala ridotta, è Machan, la storia vera di una falsa squadra, come recita il sottotitolo italiano, che narra la vicenda di una squadra nazionale di pallamano organizzata da un gruppo di sbandati nello Sri Lanka, ansiosi solo di ottenere un permesso di soggiorno nella vecchia Europa.
La mossa del pinguino assomiglia un po' proprio a Claudio Amendola, una spruzzata di Cesaronismo qua e là, ma nel complesso è rassicurante, umile, cordiale come un vecchio amico, simpatico, ti fa sorridere e anche ridere.
Ha quell'aria che hanno le cose fatte in casa, genuine ma anche ingenue, molto ingenue e questo si nota nell'affannarsi che hanno Amendola e Leo a far rincorrere tra loro tutte le sottotrame che percorrono trasversalmente il film come per dargli quello spessore che latita o nella divisione degli spazi tra i vari personaggi, tutti con il loro minutaggio più adeguato , come a non voler scontentare nessuno.
A suo modo una sorpresa: uno si aspetta lo sfacelo totale e invece si trova di fronte a un 'operina affabulatoria e simpatica, un po' tagliata con l'accetta qua e là ma che si vede tutta di un fiato dall'inizio alla fine.
E per essere una commedia italiana di queste ultime stagioni non è un risultato malvagio.
In fondo nella vita non si vince sempre. Si può anche perdere.
Basta non rimanere a zero.
La mossa del pinguino è la storia di quattro perdenti la cui vittoria più grande è segnare almeno un punto nella partita più importante della loro vita, giusto per darsi un ulteriore slancio.
( VOTO : 6 + / 10 )
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