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La musica delle cose silenziose

Da Vanessa Valentinuzzi
‎"Straniero, se camminando ti imbatti in me e hai voglia | di parlarmi, perché non dovresti farlo? | E perché io non dovrei parlare con te?" (Walt Whitman)

La mia vita è cambiata. Incontro persone favolose e la pubblicazione romanzo, mi ha reso diversa. Mi sento come una cassa di risonanza pronta ad accogliere le storie del mondo. La mia vita è cambiata perchè  ha un senso, lontana com'è dal grigiore amministrativo e triste degli uffici chiusi e angusti. Io, che amo l'abbondanza e il lusso delle cose, imparo giorno dopo giorno, incontro dopo incontro che il mio mestiere è togliere. Eliminare ciò che è inutile e andare al sodo per andare dritti alla verità. Okay, non ci state capendo molto...dov'è il tono ironico? Dove sono le serate romane da single? E' che conosco delle persone fantastiche, che mi insegnano tanto con piccoli gesti, semplici parole, senza volerlo anche a superare delle giornate dolorose. Sì questa è una parola che nessuno vuole sentir dire. E' scomoda, fastidiosa e ne è pieno il mondo. Se c'è un luogo dell'anima che non è in crisi, questo è il luogo dove riponiamo il dolore. Ma nella sfida con noi stessi c'è anche quella di  imparare a non avere paura, né di una parola, né dell'emozione a cui fa da facile ma temibile contenitore.

 Il 4 luglio, se ne è andato il mio Leon, il mio gatto. Compagno di vita e di emozioni forti che da quindici anni condivideva con me tutto; tanto che, senza la sue fusa e i suoi massaggi terapeutici, nulla sembrava avere valore. Quel "ron ron" era casa, era il camino &  la coperta calda dalle intemperie del mondo, dalle delusioni d'amore, dei momenti duri e difficili quando attorno a te qualcuno soffre e tu ti senti impotente. Ma era anche la celebrazione di ogni bellissimo momento, un inno alla gioia su quattro zampotte solide.  Però lui ha saputo dare, in cambio di qualche scatoletta di tonno o di alici fresche, tutto l'amore del mondo. Con delicatezza e punta di zampa -degne del miglior Barishnikov- saltava sul letto a farmi compagnia prima di dormire. E la mattina mi svegliava con un Miao vigoroso perchè l'unico motivo per cui si svegliava era una fame assassina, proprio come la padrona. Quando facevo Yoga, non ho mai capito perchè Leon si sedeva accanto per guardarmi con due occhi enormi e sempre più verdi, osservando curiosamente e con la punta del naso all'insù quelle bizzare evoluzioni, come a dire "ma non sta scomoda?". Tu, Leon, avevi lo sguardo mistico e dolce di un grande illuminato, sembravi vedere sempre quello che a me sfuggiva insegnandomi a vedere anche senza gli occhi, annusando sentendo con le mani, ascoltando anche quando attorno la natura sembra muta. E invece, tu mi hai insegnato che se sto attenta di notte, in giardino, sento scorrere la linfa nelle piante, accolgo l'energia delle lucciole, ascolto la rugiada posarsi sulle foglie, e tutto è vita attorno. E' la musica delle cose silenziose solo a chi è disattento. E ritrovarti nella musica del mondo, nel sottile movimento incessante dell'universo che scorre come un lento fiume pastoso e dorato tra i canali del destino. E' così, vecchio saggio persiano dai baffi lunghi e dal pelo folto che tu sei sempre con me, vero? Questo dunque, quello che mi hai insegnato e ci legherà sempre. Mi hai superato di  nuovo. Come quando: ti guardavo e tu sapevi senza bisogno di parole se ero allegra, nervosa o in attesa di un futuro radioso. Come quando: salivi sui libri e ti ci sedevi sopra mentre studiavo per un esame.Come quando, miagolavi per sgridare me e mio fratello che rientravamo sempre troppo tardi. Da quando ti sei fatto spirito sei ancora più presente, Leon.
Mentre esco oggi  ti porto con me. Guarderò le facce, i sorrisi, i gatti dalle finestre e le strade. E la luce sull'edera dai palazzetti, conservando l'incanto di chi accoglie il mondo senza giudicare, come un gatto che osserva dall'alto e sembra contenere la chiave di tutti i misteri, i segreti delle allusioni ad altri mondi a cui accedono gli artisti, gli ubriachi, i santi e i peccatori.
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