Eccoci ad affrontare l’argomento topico per quasi tutte le neo mamme e le mamme di bimbi piccoli: il sonno dei bambini.
Partiamo da un assunto di base, che a volte si dimentica o si tralascia, nella speranza di trovare “la soluzione perfetta” a quello che, purtroppo, molto spesso, diventa un problema per i genitori: le notti insonni o con risvegli troppo frequenti. L’assunto di base è che un metodo universale per far dormire i bambini non c’è, ogni bambino è diverso, ha bisogni diversi, sta a noi genitori metterci in ascolto profondo per capire le esigenze del nostro cucciolo e farlo stare il meglio possibile. Diffidate dei metodi tipo quello di Estivill “Fate la nanna”. Estivill è inviso dalla comunità scientifica pedagogica. Qualsiasi pedagogista, psicologo dell’età evolutiva serio o qualsiasi pediatra (provate a chiedere al vostro!) sa che non c’è il metodo per giusto per far crescere i bambini, non c’è un metodo universale. Estivill invece vi offre l’idea che il suo “metodo” (da lui chiamato anche “trattamento”… oddio!) sia adatto a tutti i bambini, senza considerare la storia di ciascuno, la sua originalità, ecc. Comunque anche Estivill da parte sua ha dovuto fare un passo indietro… nei suoi nuovi libri ha specificato che il suo “metodo” non deve essere utilizzato sotto l’anno di età. E’ già un passo in avanti, se pensate che inizialmente diceva che un bambino a 6 mesi dovrebbe già dormire 11-12 ore filate da solo.
Il mio consiglio prima di tutto è, come accennato prima, metterci in ascolto del nostro bambino. Come madri abbiamo un istintivo buon senso. Troppo spesso lo reprimiamo, non fidandoci di noi stesse ma preferendo consigli esterni anche di persone che ci marciano su queste insicurezze e vendono libri speculandoci anche un po’. Parlo da mamma adesso, scusate la parentesi, ma in questo caso ci vuole. Io ho un bambino meraviglioso di 16 mesi. Il parto però è stato duro, indotto per presunti problemi alla placenta, rottura delle acque da parte della ginecologa, travaglio durissimo e alla fine hanno dovuto farlo uscire con l’aiuto della ventosa. Evidentemente che il bambino è stato traumatizzato da questo parto. Ovviamente è sempre stato, fin dall’inizio, un bambino “ad alto contatto”, con un grande bisogno di vicinanza e di essere accolto in questo mondo nel modo più dolce e tranquillo possibile, per compensare una nascita così travagliata. Non mi sono fatta influenzare da nessuno e ho cercato di capire il suo pianto (c’è sempre un motivo perché piangono) e le sue esigenze fin da subito, allattandolo a richiesta e tenendolo sempre vicino a me. Notte e giorno. Con il tempo le sue esigenze sono cambiate e io l’ho accompagnato (e lo accompagno) nella sua crescita e nel suo bisogno di indipendenza, cercando di non forzare passaggi ma neanche di frenarli. Adesso il mio piccolo dorme nel suo lettino, svegliandosi solo verso la mattina per la sua poppata. È un bambino sereno, va al nido, sta senza di me senza fare storie anche per diverse ore se devo lavorare. Questa è, in breve, la mia esperienza, il mio bambino. Molti non mi hanno risparmiato critiche al fatto che il primo anno di vita (i primi 6 mesi sempre, dai 6 mesi abbiamo iniziato ad usare gradualmente il lettino) ho scelto di farlo dormire nel lettone, ma io ho provato a seguire l’istinto e a capire di cosa aveva bisogno il mio bambino e non mi sono fatta influenzare. La vicinanza che ha aiutato a dare un ritmo sonno-veglia, il calore, la sicurezza di avere la mamma vicino… non so, ma noi non abbiamo mai avuto tanti problemi con la nanna. Ci sono casi diversi però, questa è la nostra esperienza, unica ed originale e qui chiudo questa parentesi da mamma.
Ci sono bambini che preferiscono dormire da subito da soli, altri che hanno bisogno di piangere molto prima di dormire. Ecco questo è una cosa molto frequente. E’ un pianto che può aiutare per sfogarsi e che aiuta a conciliare il sonno. Il bambino che ha questa necessità deve essere sostenuto a farlo, anche se può essere sfibrante per i genitori. Importante è non lasciarlo solo, ma sempre abbracciarlo, farci sentire vicini e farlo sfogare.
I primi tre mesi un bambino, di solito (ma anche questo è soggettivo!) si sveglia più frequentemente perché ha necessità di poppare. In più bisogna considerare i cicli del sonno, che, di notte, nel bambino piccolo, sono il doppio (sono sei) di quello dell’adulto (che ne ha tre), quindi, detta grossolanamente, al termine di ogni ciclo c’è la possibilità di svegliarsi e il bambino ha il doppio della possibilità dell’adulto di svegliarsi la notte. E’ fisiologia questa, bisogna aver pazienza nei primi mesi e farsi, sicuramente, aiutare dal proprio compagno nelle levatacce notturne. Ma nei mesi successivi? Quando il nostro bambino cresce? E dopo l’anno? Che succede? Di solito un bambino tra riposo notturno e sonnellini durante il giorno, in media, dovrebbe dormire 16-17 ore alla nascita, a 6 mesi circa 15 ore, a 1 anno circa 14 ore, a 2 anni circa 13 ore e 12 ore circa a 3 anni. All’inizio possiamo affermare che il sonno è una questione genetica. Con il tempo però aumenta l’influenza dell’ambiente. Una buona esistenza durante il giorno, ritmi sereni e rilassati, rituali che danno sicurezza al bambino che le cose si svolgono sempre allo stesso modo (abituarlo ad un rito della buonanotte può essere molto utile), la costante presenza delle figure di riferimento (mamma e papà in primis, ma anche i nonni), ascoltare rispettosamente il bambino quando parla, garantirgli un’attenzione consapevole, usare un approccio educativo non autoritario, sono tutti fattori che aiutano il bambino a cementare quella sicurezza emotiva che dovrebbe farlo stare sereno non solo di giorno ma anche di notte. Se persistono problemi di sonno, cerchiamo di analizzare la situazione che vive il bambino: c’è tensione tra mamma e papà? Eccessiva televisione? Troppo rumore in casa? Il bambino è passato da una persona ad un’altra (es.. babysitter, nonna..) senza la dovuta cautela? Siamo nervose, frettolose con lui? Onestamente pensiamoci, purtroppo i ritmi di questa vita quotidiana non aiutano e tra lavoro, frenesia quando si torna a casa, tensioni… il clima spesso che vivono i bambini non è adeguatamente tranquillo. C’è anche da considerare la qualità delle esperienze che un bambino fa durante il giorno. Tenerlo troppo in casa, impedirli di fare delle semplici esperienze di conoscenza del mondo non aiuta. Se invece un bambino durante il giorno riesce a vivere esperienze stimolanti per lui, che lo facciano divertire, imparare, possibilmente all’aria aperta, con un adulto che lo segue come presenza discreta e non invadente, se è libero di muoversi, sperimentare sereno, se si sentirà soddisfatto sarà aiutato a stabilire un ritmo quotidiano che la sera lo porterà naturalmente a dormire.
Ho tralasciato qui i casi in cui si sa che ci possono essere problemi, come l’inserimento al nido o una malattia. In questi casi ovviamente è difficile trascorrere notti serene in famiglia! Bisogna solo armarsi di santa pazienza ed aspettare che il momento passi.
L’argomento nanna è un argomento delicato ma allo stesso tempo molto complesso e difficilmente da affrontare in poche righe, mi scuso se sono stata superficiale ma si potrebbe scrivere un enciclopedia su questa questione. E voi mamme che ne pensate?
Dott.ssa Elena Carradori