Nel video intervista su youtube “Mastroianni e l’umanità di Napoli”, Marcello Mastroianni parlava di quanto sarebbe migliore il mondo se fosse un po più napoletano, condito di profonda intelligenza e dolcezza d’animo, garbo ma, nello stesso tempo, segnato da un carattere forte e una complessa personalità.
Inoltre la città è la meno americanizzata, nei bar e rosticcerie spesso accanto ai dolci tipici non troviamo gli hot dog o gli hamburger ma la pasta e fagioli e le più ricche minestre.
Dove i giovani giravano senza meta, con pantaloni strappati e consumati, pieni di cinismo e violenza, superbia e sfrontatezza, a Napoli la gente resisteva, astuta ma non furba, ospitale ma non ingenua, custode di un’umanità senza pari.
Ma è rimasta così la Napoli di Mastroianni? Impareggiabile della bellezza storica, panoramica, civile? Forse sì, forse no.
Senza ombra di dubbio alle soglie dello scoppio dell’ultima crisi Napoli è divenuta più permeabile all’americanismo. Ci sono meno americani a Napoli, eppure quest’ultima è bagnata da caratteristiche che non le appartenevano in passato. Anche a Napoli i ragazzi si muovono disorientati, abbigliati con stracci e tessuti lacerati, come se non avessero ormai più tempo per viverli, per indossarli, perché assuefatti dall’altalena del comprare e del gettare, del consumare per consumare.
La città è sicuramente più cinica e violenta, l’americanismo si è infiltrato a partire dal cedimento degli antichi valori per modelli di mercato anglosassone; inoltre la presenza malavitosa, camorristica, ha trasformato molto la città, la quale in un selvaggio West non si riconosce ancora e non si sente a suo agio.
Eppure Napoli vive, è intessuta, lavora ancora di una solidarietà sociale, di quella gentilezza d’animo e di ospitalità, che non esiste più da nessuna parte, nemmeno nella più antica terra di Sicilia. Ad esempio a Napoli il migrante trova immediatamente una sua dimensione, e se nelle autorità non trova riscontri di garanzia, nelle relazioni umane di quartiere può e riesce ad integrarsi prima o poi.
Mentre il mondo diviene un luogo di bordello, Napoli riflette come napoletanizzare il mondo, per renderlo più transitivo e creativo, più unito e solidale.
Sicuramente Napoli è cambiata, ma se Mastroianni fosse ancora qui e passeggiasse tra noi, egli continuerebbe a sentirsi a casa sua, in uno scrigno di culture millenaria e nobiltà d’anima, di umanità industriosa e di profonda dignità.