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La narrazione autobiografica nella dialettica del cambiamento

Da Girolamo Monaco


In prospettiva educativa, il soggetto è l'unico che
può ritrovare, nel personale processo di trasformazione, le
coordinate che hanno dettato il cambiamento e attribuirne anche il
senso.



In questo processo di autocontrollo e
automisurazione del cambiamento personale è ravvisabile la
dimensione formativa non direttiva dell'autobiografia.



Attraverso di
essa:



  • ciascuno può concretamente scoprire la personale chance
    evolutiva, 

  • abilitandosi a vivere il tempo futuro, 

  • consapevole che
    ogni abilitazione non è mai l'ultima 

  • e che ogni abilità maturata
    nasconde sempre un'altra faccia di sé che è quella del
    non-ancora-realizzato, dell'immaturità.



 



Per questo, il testo autobiografico va inteso
soprattutto come strumento per l'elaborazione, la costruzione nel
tempo dell'immagine identitaria. 



Il racconto realizzato, sia nella forma scritta che in quella orale, è dapprima organizzazione e
formalizzazione dell'identità già vissuta, e poi base di raccolta e
organizzazione di ingredienti costitutivi dell'immagine di sé,
aperti al futuro, al progetto al desiderio. 



Nella dinamica del
passato e del futuro, nell'abilitarsi continua alla negoziazione
intersoggettiva e alla presentazione condivisibile di ciò che
ciascuno cerca di essere per sé e per gli altri, risiede la forza
straordinaria della auto narrazione. 



In questo senso l'autobiografia
non è un “pensiero solitario”, vagheggiamento individuale,
racconto autoreferenziale senza radici e senza interlocutori, ma è,
al contrario, presentazione di sé e ricerca di sé dentro uno spazio
e un tempo relazionale.



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