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La nausea di Wolf of Wall Street

Creato il 12 febbraio 2014 da Stupefatti
La nausea di Wolf of Wall Street
L'ultimo film di Tarantino, Django Unchained, l'ho visto due volte al cinema e tutte due volte mi sono entusiasmato e mi è rizzato il pelo per l'adrenalina e la commozione (nota 1). Film immenso e prodigioso come è prodigioso  e immenso Tarantino, però c'era qualcosa che non andava.  Questo l'ho avvertito entrambe le volte che l'ho visto al cinema, esattamente ad inizio di secondo tempo, durante quella manciata di minuti in cui immancabilmente ti perdi qualche pezzettino di film perchè tutti gli spettatori sono intenti nel rientrare dalla pausa-sigaretta o pausa-compro-qualcosa-da-sgranocchiare o pausa-e-basta. In sala c'era l'odore caldo e burroso dei pop corn appena sfornati, la gente si riposizionava sulle poltrone con svolazzi di indumenti, respiri strani, chiacchiere e risatine, molte mandibole sgranocchiavano e molte mani facevano scricchiolare i pop corn nei sacchetti, quando ecco che sullo schermo viene sparata una delle scene più violente e dolorose del film. Quella della lotta dei due mandingo - i “negri da combattimento” - nel salottino del sadico Calvin Candie, interpretato da un superlativo Di Caprio. I mandingo – muscoli lucenti e faccia bovina - si massacrano per il divertimento degli altolocati ospiti di Candie, finchè uno cava gli occhi all'altro e poi gli fracassa il cranio con un martello. A questo punto preciso del film - entrambe le volte che ho visto Django al cinema - ho provato la stessa sensazione di nausea. Ora, non se se la nausea può assurgere a parametro di critica cinematografica, ma il fatto è che questo elemento mi è servito per interpretare un altro film: The Wolf of Wall Street di Scorsese. Ecco, l'ultimo di Scorsese è imparagonabile con l'ultimo di Tarantino (nota 2). Il primo è un film riuscito male, il secondo è un film riuscito bene. Però c'è il discorso della nausea che li accomuna, seppur con gradazioni diverse. Perchè in entrambi i film c'è veramente troppo. Troppa saturazione, troppa indigestione. E dunque viene la nausea. Facciamo l'esempio del linguaggio. In Django la parola nigger (negro), insieme ai suoi diminutivi, viene pronunciata circa 110 volte. In Wolf of Wall Street la parola fuck (e simili) raggiunge quota 596. Sono numeri che di per sé non vogliono dire niente però rappresentano degli indicatori utili per focalizzare una caratteristica comune ai due film: l'eccessiva prolissità di linguaggio, un saturare troppo la lingua di parolacce o di termini provocatori con l'intento di colpire, stupire, scandalizzare. In Django il film è immenso e prodigioso e quindi la cosa si perdona (nota 3). In Wolf of Wall Street no. Ma questo è solo un esempio. La saturazione-indigestione è a tutti i livelli, almeno nel film di Scorsese. Film che comunque - detto en passant - io personalmente ho inteso come nient'altro che un immenso giocattolo creato da Scorsese per far divertire Di Caprio, il quale dal canto suo - bisogna dirlo - è innegabilmente straordinario. Infatti molte scene sono una goduria, è vero, ma il problema è che The Wolf of Wall Street come film, nel complesso, non regge proprio. Non c'è umiltà in sede di montaggio, si può dire, dove si sono utilizzate molte cose – molte scene, molti dialoghi, molte vomitevoli ripassate degli stessi concetti - che andavano onestamente cassate, eliminate definitivamente. Un vero peccato perchè Wolf of Wall Street poteva essere un gran capolavoro, poteva essere perfetto, liberatorio, anche profondo - nella sua rappresentazione pantagruelica e cuccagnesca di un certo ambiente - ma andava ridotto a un'ora e mezzo, in pratica tagliato la metà. Invece quel che è uscito nelle sale è un aborto di film, un calderone roboante e nauseante e indigesto. (note 4-5).
Note1) ...per quanto è bello e potente e spregiudicato e per quanto Tarantino ci sa fare con le sue cose perchè soprattutto ha un fortissimo senso del ritmo e un gusto raffinatissimo – innato, istintivo, prodigioso – e che in virtù di questo può permettersi di immaginare e realizzare soluzioni strampalatissime e allucinanti – che in mano ad altre diventerebbero spazzatura mentre nelle sue diventano gioielli - e buttare nel suo calderone filmico materiali di tutti i tipi, riciclare all'infinito cose già viste, mantenendo però sempre quella fibrillazione – quell'adrenalina, quell'emozione - di fresco e inedito, senza cadere mai nel rischio del polveroso e deprimente già-visto2) Paragonare i due film è un po' un'operazione del cazzo, lo so. Principalmente perchè Scorsese è un grandissimo e Tarantino è un grandissimo ma il primo è nato nel 1941 e il secondo nel 1963. Sono due generazioni diverse, hanno approcci diversi e la loro genialità è (o è stata) influenzata da dinamiche creative totalmente diverse. Però qui si tenta di parlare di una cosa fondamentale in un film, un parametro semplice e banale che discrimina il buon film dal pessimo film: il ritmo.3) Come si perdona la scena-cameo di Tarantino, spassosa e irriverente ma in definitiva inutile, anzi dannosa, visto che appesantisce il film che a quel punto implora di giungere a una conclusione; come si perdona il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson, interessante ma tremendamente ripetitivo - le stesse cose sottolineate e rimarcate fino allo sfinimento - e in definitiva – a livello ritmico e di economia del film – vomitevole.4) Troppo duro? Decisamente SI. Ma Scorsese è un pezzo di cuore, e le aspettative sono sempre altissime anche se ormai poveretto ha 71 anni e non si può voler mica la luna. Non si perdonano, tra le altre cose, la scelta dei personaggi femminili che sono tutte proto-veline senza spessore (a cominciare dalla seconda moglie del protagonista. Cazzo no, pure in The Departed le figure femminili erano belle espressive e sfaccettate, per non parlare di altri film..); scene tipo quella del farfugliamento, lunghissima e insopportabilmente trash; scene tipo quella dove la moglie del protagonista gli annuncia che lo lascerà ("ecco, mi hai scopato? contento? questa è stata l'ultima volta!"); i dialoghi in generale che - tranne qualche eccezione - sono vuoti e privi di idee, tutto un insieme di parolacce e "quello là può leccarmi le palle" e "quello là può farmi un pompino" (e basta!); la sceneggiatura ovviamente, perchè i capolavori di Scorsese sono capolavori di sceneggiatori grandiosi mentre qui è questa-cosa-qui; e infine perfino la regia, cavolo, come-è-girato-il-film, perchè spieghiamoci: ci sono scene fenomenali girate benissimo ma spesso si cade nel televisivismo becero, con stupidissimi primi piani e soluzioni pigre di quelle che no-proprio-scorsese-no.5) E comunque, ovviamente, questa sbrodolata di cinematografico Secondo Me viene contraddetto dagli incassi (Leggi dati su Cinematografo.it). Ma Vabbè.6) Link su Django. 
Splendida tripla recensione su  www.i400calci.com, l'unico posto sul web dove le recensioni di film-spazzatura (il più delle volte, e non è il caso di Django) diventano spunto per eccezionali vette artistiche-umoristiche-narrative.

Dieci curiosità su Django (Sky Cinema).
Dieci battute indimenticabili di Django (Panorama)

Polemiche su Django (GQ)
Spike Lee contro Django: "Film razzista, non andrò a vederlo" (La Stampa)
Bel pezzo di CafeBabel.it: "Cinquanta sfumature di negro, da Tarantino a Boateng".
7) Link su The Wolf of Wall Street.

Recensione di Cinematografo.it
Il Foglio: "Nessuna morale contro il capitalismo, il lupo di Wall Street è energia pura"
Il Foglio: "Il mercato non è soltanto la patologia di Wall Street con cui ci allieta Scorsese"Le Parole e le Cose: "Il corpo tossico del godimento".
Carmilla Online: "Il grande regista di dedica al cartone animato"Recensioni su Gli Spietati.
Polemica Gramellini-Dagospia 

"Gli Scarface di oggi abitano a Wall Street" (Il Manifesto)
"Contro il film, la rabbia dei truffati" (Il Fatto Quotidiano)The Wolf of Wall Street visto a Wall Street (Rubic.it)"Nel lupo di Scorsese le bugie hanno le gambe troppo lunghe" (Blog di Aldo Lastella su Repubblica). Paperblog : le migliori informazioni in diretta dai blog La nausea di Wolf of Wall Street

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