Ho appena cominciato a leggere
La trama del matrimonio di
Eugenides e dopo poco più di 40 pagine mi sono accorto che è molto simile a
La vedova incinta di
Amis. Simile nell'argomento, nel dipanare il filo del discorso amoroso contemporaneo come guida per conoscere la realtà inconoscibile. E simile, ancora, nell'uso della letteratura inglese ottocentesca come materia viva ed esaltante (chi l'avrebbe mai detto...) per modellare una visione colta e modernista del presente Lo stile, invece, è diversissimo, piano e romanzato in Eugenides, schizzato e involuto in
Amis. Però è bello vedere come due grandi scrittori arrivino a evocare le stesse immagini per rendere la contraddizione dei desideri umani. Lo fanno soprattutto citando a manetta la Austen e Dickens, ma anche costruendo immagini incredibilmente simili. Ecco ad esempio cosa dice Keith, il protagonista di
Amis, della sua amante Gloria, irresistibile signora dell'alta società londinese:
"L'altra anomalia di Gloria era la sua bellezza. Combinava bellezza e lordume, come la neve in città". (M. Amis, La vedova incinta, Einaudi, Torino 2011, p. 372)
Ed ecco invece cosa pensa Madeleine, protagonista di
Eugenides, quando dalla classe in cui segue Semiotica 211 guarda la nevicata oltre la finestra:
"I fiocchi che turbinavano davanti alle finestre sembravano schegge di sapone o frammenti di cenere, qualcosa di molto pulito o molto sporco". (J. Eugenides, La trama del matrimonio, Mondadori, Milano 2011, p. 40)
E come in un romanzo ottocentesco, l'immagine casuale di una descrizione diventa l'immagine simbolica dell'animo della protagonista.
I romanzi sono una gran bella cosa.