Se non ci fosse stata la strage sull’isola di Utoya della Norvegia avremmo un’idea molto limitata. A livello di pallone sono scarsetti, sono biondi e le donne, per noi ex galletti, son sempre state le svedesi quelle alte e….fredde!!
Ma venendo a parlar seriamente la Norvegia ha una qualità della vita e sopratutto un’omogeneità interna da ammirazione. Riporto alcune parti di uno studio fatto dal Centro Studi Einaudi di Torino, presieduto dall’economista prof. Deaglio che scrive, molto chiaramente , sulla Stampa.
Il pezzo si intitola un Welfare da primato
Intanto la Norvegia è da anni al primo posto nella classifica redatta dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNPD) relativa all’Indice di Sviluppo Umano (HDI – Human Development Index) grazie soprattutto a un alto reddito pro capite (circa 55.000 dollari) distribuito in maniera uniforme e ai servizi sociali forniti dallo Stato che garantiscono un elevato tasso di accesso all’istruzione superiore attraverso il supporto fornito agli studenti e alle famiglie con i cosiddetti prestiti d’onore per il pagamento delle tasse universitarie e di un abitazione dove risiedere al di fuori del proprio nucleo familiare. Questi incentivi naturalmente favoriscono l’allontanamento dal nido materno dei ragazzi, meno “bamboccioni” di quelli del Sud Europa (Italia in testa). Se in Italia “le mamme sono sempre le mamme” e guai ad abbandonarle, in Norvegia il 70% dei piccoli frequenta un asilo già prima dei 3 anni, ed entro i dodici anni oltre il 60% ha già vissuto fuori casa per almeno una settimana grazie ai campi estivi e ai soggiorni di studio.
La svolta nella evoluzione dell’economia norvegese è stata quando alla fine degli Anni Sessanta sono stati scoperti i giacimenti off shore nei Mari del Nord. La produzione è stata successivamente avviata a partire dai primi anni Settanta e si è sviluppata fra Mar di Barents e Mar di Norvegia, fino a diventare, dati alla mano, uno dei maggiori esportatore a livello mondiale di idrocarburi. Tale settore è gestito in grande parte dal Ministero dell’Energia e Petrolio. Nel momento in cui la produzione di petrolio ha iniziato a flettere, la Norvegia ha avuto poi la grande fortuna di trovare ampie risorse di gas naturale.
Tra i principali partner commerciali (Figura 9) ricordiamo la Gran Bretagna, la Germania e la Svezia, Paesi verso i quali sono canalizzati il 43% delle esportazioni e da cui proviene un terzo delle importazioni. L’Italia, che non compare tra i principali partner commerciali del Paese, esporta in Norvegia principalmente macchinari e mezzi di trasporto ed importa oli e combustibili. Dall’analisi effettuata, appare evidente, in conclusione, quello che potrebbe sembrare un paradosso: la Norvegia, che si regge e si arricchisce grazie alla produzione e alla commercializzazione di idrocarburi, è uno dei Paesi che maggiormente si impegna a favore dell’utilizzo dell’energia pulita. È la cosiddetta “Corporate Social Responsability”
Insomma sa qual’è il suo valore per gli altri ma sa anche come nel suo territorio si deve vivere.
Un aggiornamento per contrapposizione, l’ho vista su www.internazionale.it , un’immagine del non sviluppo, del non rispetto della libertà , la metto citando la fonte (Damir Sagolj, Reuters/Contrasto).
Il ritratto di Kim Il-sung su un palazzo di Pyongyang, in Corea del Nord