La nostra riforma sulle partecipate della Pubblica Amministrazione

Creato il 05 gennaio 2015 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Questo progetto di riforma punta alla diminuzione da 8.000 a 1.000 delle aziende partecipate della Pubblica Amministrazione per ottenere risparmi di spesa da impiegare nell’abbassamento delle tasse. Utilizzando i dati del Commissario alla Revisione della Spesa Carlo Cottarelli, abbiamo predisposto un percorso con tempi e cifre per ottenere un risparmio di circa 500 milioni già nei primi 12 mesi dall’avvio della riforma, sino a giungere a circa 3 miliardi in quattro anni, con ulteriori introiti derivanti dalla quotazione in Borsa delle Multiutility.
Con questo progetto di riforma abbiamo voluto riportare al centro dell’azione di Governo un argomento che è stato accantonato, consapevoli che solo attraverso i risparmi di spesa si potrà ridurre le tasse e innescare un processo di crescita per il nostro Paese.
Il documento integrale del nostro progetto di riforma è liberamente scaricabile alla pagina Riforma sulle Partecipate della Pubblica Amministrazione. 

La visione d’insieme

Le aziende partecipate sono un vero e proprio universo parallelo al già ipertrofico mondo delle Pubbliche Amministrazioni. Si tratta di quasi 8.000 aziende a partecipazione diretta o indiretta, ovvero tramite altre partecipate, presenti in diverse forme: Srl, Spa, consorzi, cooperative, fondazioni; ma il numero è sicuramente maggiore dato che alcune amministrazioni non si sono nemmeno date pena di comunicarlo (l’Istat in un recente report le individua in 11.024 unità al 2012).

Insomma un ginepraio che può essere suddiviso in quattro aree operative:

  1. Servizi strumentali: forniscono beni e servizi quasi esclusivamente all’ente partecipante; talvolta costituiscono un aggiramento del patto di stabilità.
  2. Servizi pubblici privi di rilevanza economica: si tratta di servizi senza finalità di lucro, i cui oneri vengono ripianati dalla collettività.
  3. Servizi pubblici di rete: si tratta di aziende per l’erogazione dei servizi di elettricità, acqua, gas, rifiuti, trasporto pubblico locale.
  4. Attività in mercato concorrenziale: si tratta di aziende in tutto e per tutto similari alle aziende private che operano al di fuori del perimetro dei servizi pubblici.

Nel 2012 le perdite delle 7.726 partecipate censite dal MEF è stato di oltre un miliardo e 200 milioni; la Tabella 1 riporta il numero delle partecipate censite dal MEF per aree di attività e le perdite lorde conseguite.

Tabella 1: Partecipate, numero e perdite, suddivise per aree di attività
(Fonte: Banca dati MEF – Anno 2012)

Fra queste partecipate vi sono numerosi casi cronici di perdita, con risultati di esercizio che rendono negativo il patrimonio netto, oppure casi in cui la presenza pubblica è assolutamente incongruente con l’attività svolta dalla società; è possibile consultare alcuni esempi di questi casi nel nostro Progetto di Riforma completo, liberamente scaricabile.
Le partecipate, in particolar modo quelle locali, hanno una caratteristica che le differenzia dalle normali società: in circa la metà delle aziende comunali censite dal Cerved il numero dei dipendenti è inferiore al numero delle cariche nel CdA, come riportato nella Tabella 2.

Tabella 2: Società con dipendenti inferiori alle cariche
(Fonte: Fonte: Cerved, Blog Revisionedellaspesa.gov.it)

Ma di queste è ancor più emblematico che poco meno della metà non abbia nessun addetto, quasi tutte le restanti abbiano un numero di dipendenti da 1 a 5, mentre solo l’1,9% ha più di 5 addetti.
Ciò conferma come le aziende partecipate, perlomeno quelle comunali, siano scarsamente utilizzate come veicolo per fornire posti di lavoro come voto di scambio, ma siano piuttosto utilizzate come sistemazione nelle cariche sociali da parte dei notabili locali.

La Road map per la riduzione

Di seguito si riportano in modo schematico i passaggi per giungere ad un abbattimento consistente delle società partecipate. Il Commissario Cottarelli indicava una riduzione da 8.000 a 1.000, impegno che è anche stato ribadito il 18 aprile 2014 dal Presidente del Consiglio Renzi con un Tweet: “#municipalizzate: sfoltire e semplificare da 8.000 a 1.000’”.
È ovvio che una simile riduzione possa incontrare intoppi, ma questi non devono costituire alibi per mantenere lo status quo; indicheremo quindi priorità e provvedimenti affinché si giunga nel più breve tempo possibile al risultato.

Il punto di partenza riguarda quel 21% di attività privatistiche che esulano dagli scopi delle Pubbliche Amministrazioni. La Tabella 3 riporta in modo schematico i vari passaggi, maggiori dettagli possono essere consultati nel nostro Progetto di Riforma completo.

Tabella 3: Tempi per cessione o chiusura delle partecipate con attività privatistiche

Il secondo punto della riforma riguarda il 23% di servizi di rete (utility) che comprendono elettricità, acqua, gas, rifiuti e trasporto pubblico locale; per questi si dovrà procedere all’accorpamento regionale, multiregionale e una volta raggiunta una dimensione rilevante la quotazione azionaria. Dovranno essere incentivati inoltre accorpamenti in un unico soggetto di servizi di natura differente come elettricità e gas e altro ancora. La Tabella 4 riporta in modo schematico i vari passaggi, maggiori dettagli possono essere consultati nel nostro Progetto di Riforma completo.

Tabella 4: Tempi per accorpamento delle partecipate Multiutility

Per portare a termine la riforma resta il 55% di partecipate che svolgono attività strumentali per l’ente o sono prive di scopo di lucro; la Tabella 4 riporta in modo schematico i vari passaggi, maggiori dettagli possono essere consultati nel nostro Progetto di Riforma completo.

Tabella 5: Tempi per chiusura/incorporazione aziende strumentali o senza fine di lucro

La Figura 1 riporta l’andamento della riduzione del numero di partecipate da 8.000 a 1.000 in termini di mesi; il processo complessivo potrebbe avere inizio già a partire dal quarto mese dall’adozione della riforma e si concluderebbe in due anni e mezzo (30 mesi), i successivi 12 mesi consentirebbero di avviare alla quotazione borsistica le Multiutility.

Figura 1: Ipotesi dei tempi necessari per ridurre le partecipate da 8.000 a 1.000

Secondo le analisi svolte dal Commissario Cottarelli a regime si potrebbe arrivare a risparmi di spesa di 2-3 miliardi l’anno, a cui potrebbero associarsi ulteriori benefici finanziari non quantificabili allo stato attuale. La Figura 2 riporta l’evoluzione dei risparmi di spesa a 5 anni dall’avvio della riforma, non vengono invece mostrati i benefici che potrebbero derivare dalla quotazione in Borsa delle Multiutility.

Figura 2: Risparmi di spesa a 5 anni dall’avvio della riforma

 I risparmi di spesa

I risparmi di spesa dovrebbero essere destinati alla riduzione della pressione fiscale, principalmente dovrebbero essere rivolti ad abbassare la tassazione d’impresa e il cuneo fiscale al fine di stimolare la ripresa dell’occupazione. Ma dovrebbero essere accompagnati da:

  • Semplificazioni burocratiche per l’avvio di nuove attività.
  • Riforme del lavoro.
  • Snellimento delle procedure di giudizio per le controversie in materia di lavoro e di contenziosi tra imprese.

Poiché la tentazione dei Governi è quasi sempre stata di impiegare i risparmi di spesa per finanziare nuovi aumenti di spesa, questa eventualità dovrebbe essere preclusa in partenza, attraverso norme specifiche già presenti all’interno della riforma.

Conclusioni

Con questo progetto di riforma abbiamo voluto riportare al centro dell’azione di Governo un argomento che è stato accantonato, consapevoli che solo attraverso i risparmi di spesa si potrà ridurre le tasse e innescare un processo di crescita per il nostro Paese.
Il nostro auspicio è che il Governo dia attuazione al più presto a una Riforma che è stata più volte annunciata, ma di cui si stenta ad individuarne le azioni concrete.

Per approfondire

Progetto di Riforma sulle partecipate, l’intero progetto di Capiredavverolacrisi.com con tempi e cifre, in un unico documento Pdf
Articolo Municipalizzate: fare impresa con i soldi dei cittadini, pubblicato su Capiredavverolacrisi.com
Articolo Trasporto pubblico locale. Ci buttiamo tempo, tasse e crescita, pubblicato su Capiredavverolacrisi.com

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