Villa dei Quintili
Il decreto “Sblocca Italia”, la legge Lupi e il Piano Casa Zingaretti visti dall’ Appia Antica.
Una passeggiata domenicale sulla Via Appia Antica fa crescere, insieme a uno stupore sempre nuovo per la sua bellezza, un sentimento di riconoscenza verso quelli che si sono battuti per salvaguardarla e restituirla alla città. Antonio Cederna, prima di tutti. E la sua presenza accompagna i visitatori con una scia di frasi, ricordi e immagini sapientemente seminate “sulla strada”da una Soprintendenza particolarmente illuminata.
Ma più che della straordinaria bellezza del paesaggio e dell’archeologia, vogliamo parlare dello spettacolo delle persone che quella bellezza vengono qui a toccarla, a respirarla, a prenderla per portarla con sé. Turisti, ma anche tantissimi romani, bambini, giovani, anziani, famiglie, gruppi di amici, coppie di innamorati, camminatori solitari, in bici, in segway (1), ma soprattutto a piedi. Gente che vive insieme uno spazio, e che gli dà un senso. E si potrebbe dire che l’ Appia Antica sia il più grande esempio di spazio pubblico. Perché ci si può passare per andare altrove, o per fermarsi nelle “stazioni” archeologiche consigliate, o per mangiare nei tanti ristoranti disseminati: ma soprattutto si va per andarci e basta, per stare lì. E su quelle pietre sconnesse di basalto, scomode per camminarci e andarci in bici, si incrociano non più delle persone estranee che casualmente condividono un “esterno” con il piglio frettoloso di chi è diretto a un “altrove” privato, ma una moltitudine di donne e uomini che hanno in comune il piacere di andare in quel luogo, di immergersi nella propria storia, di sentirsi parte di qualcosa di più grande e collettivo.
Ed è una grande tristezza, ancora prima che una grande rabbia, vedere tutto questo all’indomani dell’approvazione, per di più da parte di un governo a guida centrosinistra, di un decreto che intende “sbloccare l’Italia” (2) raccogliendo l’”appello dei sindaci” che chiedono aiuto “contro le soprintendenze che “creano problemi” (3) e mette in atto provvedimenti che bloccheranno sempre di più la tutela dell’ambiente e del patrimonio comune.
Noi analizzeremo accuratamente gli articoli del decreto e evidenzieremo tutte le sue potenzialmente devastanti conseguenze, alcune già anticipate da Tomaso Montanari su Il Fatto Quotidiano qualche giorno fa (4): silenzio-assenso per le autorizzazioni paesaggistiche portato a due mesi, “archeologia preventiva” affidata di fatto ai privati che trovano i reperti scavando i cantieri, e molto altro (5). Un decreto che purtroppo è solo l’inizio del ritorno alla grande della filosofia dello smantellamento del governo pubblico del territorio e delle “mani libere” per i privati, che ha già il suo prosieguo naturale nella legge urbanistica su cui sta lavorando il Ministro Lupi (6) e ha anche un’inquietante continuità con le implicazioni urbanistiche del “Piano Casa” Zingaretti in discussione in questi giorni nel Lazio. Un piano casa che per l’aggiramento delle regole è quasi la fotocopia del precedente Piano Casa Polverini (7).
E diciamo già da ora che, se non si rimette in moto quel fronte di società civile come quello di Cederna e tanti altri – intellettuali e persone comuni, grandi associazioni ambientaliste e piccoli comitati di quartiere – che seppe resistere agli speculatori e ai loro rappresentanti in parlamento, i nostri figli e nipoti potranno rivolgere a noi ben pochi di quei pensieri di gratitudine che oggi ci assalgono quando passeggiamo sull’Appia…
AMBM
«Solo le teste dure possono pensare, solo i distruttori d’Italia possono avere interesse a farci credere che la salvaguardia dell’antico è opera puramente passiva e di conservazione. Solo menti retrograde arrivano a pensare che si possano attribuire ai nuclei antichi, straziandone il tessuto, capacità e funzioni proprie dell’urbanistica moderna. Solo i vandali possono pretendere che la città moderna nasca dalle macerie della città antica. Dobbiamo inchiodarci nel cervello la convinzione che la salvaguardia integrale del vecchio e la creazione del nuovo nelle città sono operazioni complementari, due momenti indissolubili dello stesso procedimento, che antico e moderno hanno prerogative materiali e spirituali distinte e vicendevolmente necessarie … Insomma, solo chi è moderno rispetta l’antico, e solo chi rispetta l’antico è pronto a capire la necessità della civiltà moderna.»
ANTONIO CEDERNA (dall’introduzione a I vandali in casa, 1956).
Antonio Cederna di Francesco Erbani Editore: La Biblioteca del Cigno
Biografia di Antonio Cederna di Maria Pia Guermandi
Progetto Fori:
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(2) Vai alla pagina con il link al Decreto “Sblocca Italia” e con la rassegna stampa
(3) Si veda il video della presentazione del Presidente Renzi nella pagina citata
(4)leggi la’articolo http://www.unaltrasesto.org/wp-content/uploads/2014/09/Sblocca_Italia-724×1024.pdf
(5) Si veda il nostro articoloSblocca l’Italia e cancella le regole? Pubblicato il 06/09/2014 di carteinregolaDal decreto “SbloccaItalia” di Renzi allo “SbloccaLazio” del Piano Casa Zingaretti-Polverini: in comune l’aggiramento di molte regole poste a tutela dell’interesse e della regia pubblica delle trasformazioni urbane e dell’ambiente in genere. Augurandoci che lo slogan “SbloccaRoma” lanciato dal Sindaco … Continua a leggere →
(6) Si veda la pagina > Vai al DDL con la nuova Legge Urbanistica del Ministro Lupi
(7) Si veda la sezione Piano Casa 2, in continuo aggiornamento
(8) > dal programma ellettorale di Ignazio Marino per l’urbanistica
5.5. L’APPIA ANTICA E IL PROGETTO FORI
Il rapporto tra Archeologia e Città è costitutivo della Roma moderna, il progetto Fori ha rappresentato fin dalla sua prima proposizione nel 1979 l’insegna del rinnovamento urbanistico della capitale. Leonardo Benevolo, storico dell’architettura e urbanista, così descrive questo rapporto:
“A Roma abbiamo un’immensa fortuna: una delle zone archeologiche, più grandi e pregiate del mondo è collocata esattamente nel centro della città moderna.
Un’area viva, che fa parte del tessuto più vitale della città e che contemporaneamente documenta la sua continuità storica, che procede ininterrotta da secoli “ (…) Il centro monumentale della città antica, quello dei Fori, del Colosseo e del Teatro Marcello, del Palatino, del Circo Massimo, del Celio e del Colle Oppio, si trova al limite fra la zona costruita nei secoli successivi all’età classica e il verde della campagna che sfila verso l’Appia Antica e che, è a tutti gli effetti, una campagna intra moenia. È un immenso spazio libero che si incunea nella compagine edificata fino alla sistemazione michelangiolesca del Campidoglio. Quest’area funziona come raccordo fra i due paesaggi della città, quello vivo
e quello morto.” Rispondendo poi alla domanda su come far convivere le diverse città che si sono stratificate nel tempo dice: “Il mito culturale di Roma si fonda su un doppio confronto. Di tipo diacronico, il primo: la magnificenza del passato si confronta con la rovina del presente. E di tipo sincronico: da una parte la dimensione urbana colossale, perduta e silenziosa, dall’altra la dimensione ordinaria, quotidiana e vissuta. Il confronto ha sempre suggerito l’idea di quanto le imprese umane avessero dei limiti. Roma da questo punto di vista non è la città eterna. È anzi il luogo di meditazione sull’impossibilità dell’eterno nel mondo di qua. Queste sono le riflessioni di Goethe, di Stendhal e di Mommsen; le ritroviamo persino in quel rispetto popolare per le rovine che viene colto da Gioacchino Belli e da Trilussa”. (da: Leonardo Benevolo, La fine della Città, Laterza 2011, pp.97-98)
Per la Roma di oggi e di domani, la fruizione collettiva dei beni culturali e ambientali può essere ritenuta un elemento peculiare della dimensione pubblica, attraverso la quale rafforzare l’idea stessa di cittadinanza: i beni culturali e ambientali
devono essere “vissuti” non devono essere percepiti come “estranei” e non devono essere
recintati. Per questo, ci impegniamo a fare di questo luogo magnifico e unico un luogo vissuto da tutti, il cuore del futuro della città.
La storia al posto delle auto. Cominceremo con allontanare le automobili e poi proseguiremo con il progetto di sistemazione. Realizzeremo l’integrazione culturale, simbolica e funzionale dell’area archeologica centrale con l’Appia Antica.
Il più grande parco archeologico del pianeta. Il parco sarà gestito ricercando la massima
cooperazione tra i tanti soggetti che operano per la tutela e la conservazione, proprio perché le importanti ricadute socio-economiche che questo progetto può avere per la città, sono più che evidenti. Per la sua realizzazione rafforzeremo le sinergie tra Stato, Regione e Comune anche alla luce del decreto che fissa i poteri di Roma Capitale.
In questo ambito sarà necessario in coordinamento con la Regione Lazio e il Ministero dei Beni culturali rafforzare gli strumenti di pianificazione del territorio con una visione complessiva capace di dare continuità all’azione amministrativa.
(9) dal sito del MIBACT – 5 settembre 2014 – FORI IMPERIALI, AL VIA LAVORI COMMISSIONE ESPERTI MIBAT-COMUNE SU AREA ARCHEOLOGICA CENTRALE
(10)
Il plastico del nuovo stadio alla Casa della città dal 14 luglio scorso