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La nostra strada verso il west

Da Mammapiky @mammapiky
Guardatevi questo video e poi ne riparliamo, è in inglese ma la colonna sonora e le immagini, spiegano.

Il paesaggio è incantevole, incantato, direi, uno di quei posti che sembrano non esistere nella realtà, un luogo che forse "non c'è" e "non c'è mai stato".
"Quarant'anni fa il bello non era arrivare ma viaggiare" e parte, al giusto volume, una struggente musica country.

Trattenere una lacrima non è facile e la mente vola all'estate del 2009. All'anno in cui io è il Principe abbiamo coronato molti dei nostri sogni: la casa, sposarci, piantare il seme per diventare famiglia e andare fin laggiù, a vedere con i nostri occhi, ciò che avevamo sempre sognato. Fine luglio, un cabriolet, due sacche da viaggio e poche altre cose, io, lui e la strada. Una strada lenta, la Route 66, che nessuno percorre più da tempo, la prima striscia d'asfalto che ha collegato Chicago a Los Angeles, il freddo dei grandi laghi, alle alte palme della California, il sogno di un futuro migliore, alla speranza di realizzarlo. Oggi pochi la conoscono e le cartine stradali nemmeno la ricordano, perché un'altra strada e in altro modo di vivere, l'hanno sostituita da tempo."Andare veloce" è stato il motto del cambiamento, "Non fermarsi e arrivare prima possibile", anche se intorno non c'è niente da vedere, anche se di quel viaggio poi non ti ricorderai più nulla e d'altronde niente ne meriterebbe il ricordo. Lo sguardo fisso e il piede sull'acceleratore ti porteranno proprio dove devi anche se "dove devi", in realtà non è detta che sia "dove vuoi".Alla tv sembrano scorrere le scene di un semplice cartone animato dalle belle immagini, ma la morale che c'è dietro è forte come quei paesaggi e riassume uno dei tanti modi in cui si può decidere di guardare la vita, forse il meno scontato, il più difficile ma quello che vorrei per me è per loro. Una strada lenta, non comoda, in salita e faticosa ma con un panorama che solo la vetta ti può dare. Ottenere tutto e subito non è soddisfazione né tanto meno realizzazione, a volte è sconfitta. Andare piano, dare valore al tempo e al suo trascorrere, non perdere gli attimi, perché è lì che sta la sostanza. Viaggiare guardando avanti ma anche di lato e perché no, pure dietro. Assaporare la strada e non percorrerla solamente.  Vorrei insegnarglielo, vorrei trasmetterlo, dargli una "lezione di vita", di quelle importanti, da genitore, da raccogliere nel bagaglio perché se ne ricordino nel tempo. Lo vorrei fare, ma a una teoria che conosco benissimo si affianca una pratica che mi frega alla grande perché in realtà le nostre giornate sono sempre tutte di corsa, scandite dai "fai presto", dai "su che siamo in ritardo", dall'orologio alle calcagna e da qualche urlo isterico di condimento. Risichiamo minuti, stiliamo tabelle e marciamo secondo i programmi.E' sempre ora di correre da qualche parte, c'è sempre qualcosa da fare e poco tempo per farla.Loro si adeguano, di sicuro a malincuore, e camminano al nostro ritmo. A volte provano a protestare, a spiegare le loro ragioni ma alla fine non c'è tempo nemmeno per ascoltare quelle.Ho letto un post un paio di settimane fa e da allora mi è capitato spesso di pensarci.Non son arrivata a grandi conclusioni ne ho scoperto miracolosi rimedi, ma vorrei sapere come la pensate.Di sicuro c'è che è di nuovo lunedì e siamo in ritardo.Io non posso insegnare un bel niente e comunque non sono loro a dover imparare la lezione.

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