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“La notte che ho dipinto il cielo” di Estelle Laure

Creato il 15 febbraio 2016 da Fedetronconi

E’ così che si annega. Probabilmente fa proprio questo effetto.Ma poi sento che qualcosa rimasto intrappolato dentro se ne va, libera dello spazio, e tutto si calma.Tutto si calma proprio quando credevo che non sarebbe mai successo. Con la stessa velocità con cui è arrivato, ora mi lascia in pace. Sono svuotata. Questa ondata si è portata via qualcosa

 

La notte che ho dipinto il cielo

La notte che ho dipinto il cielo” di Estelle Laure: uno “stai tranquilla, si sistema tutto”, scritto da lontano, con una protettiva, inaspettata dolcezza; ti può ancorare i piedi al suolo, stringerti in un caldo abbraccio, farti capire che non c’è solitudine. Un libro che ti ricorda l’adolescenza: l’età in cui tutto è in continuo divenire e ci si sente con il destino tra le mani, cercando di districarsi tra i soliti meccanismi ricorrenti della vita, a volte contorti, a volte sconosciuti. Meraviglia e inquietudine che diventano una cosa sola.

Ma l’adolescenza di Lucille (“Lucille per via di Jimi Hendrix”) e della sorellina Wrenny di nove anni appare ancora più complicata. Vivono sole, in una perenne attesa della madre sparita chissà dove e senza la minima idea di dove sia il padre. Sole cercando di ottemperare ad una legge non scritta dettata dal senso di responsabilità e forse dalla paura. Lucille deve occuparsi della sorellina piccola, fare i conti con le bollette, con la manutenzione della casa. Sopraffatta dagli eventi, ma mai vittima, farà di tutto, anche mentire, per proteggere quell’unica famiglia rimasta.

Per fortuna i diciassette anni ti regalano un’amica del cuore ed un amore che ti fa mancare il respiro! Eden è la magia di un’amicizia: specchio perfetto in cui riflettersi. Digby è un percorso dissestato, non facile…ma necessario. Tre anime cresciute insieme, si sono trovate riconoscendosi…rischiando anche di perdersi, perché a volte a volersi bene ci si fa anche un po’ male. Ma se non ti attacchi a ciò che ti fa battere il cuore e brillare gli occhi, a cosa dovresti attaccarti?

Apparentemente sembrano quasi vite normali, ma non c’è nulla da fare quando ti richiudi alle spalle la porta di casa: cadono le maschere e la solitudine e quel senso di abbandono diventano tangibili.

E’ che a volte proprio non vogliamo essere “trovati”. I nostri pensieri, le nostre paure, le nostre convinzioni non solo ci definiscono, ma diventano i nostri limiti. Il percorso della consapevolezza sa essere doloroso e alienante, ma poi le risposte arrivano anche da dentro, come folgori. E’ necessario entrare dentro le cose, a braccia aperte per capire di poter sopravvivere, di potercela fare.

Ci sono porte che forse non si riesce a chiudere, ma nessuno mi convincerà mai del fatto che questo possa essere una debolezza. Ci si lascia degli spazi nella propria vita per ricordarsi che ci vuole più coraggio a lasciarsi aiutare ed amare che a lasciare andare ciò che un tempo ci ha fatto sentire un po’ l’aria di casa.

E quando meno te l’aspetti ritorna il mondo intorno, con i suoi colori, il sapore del cibo e qualcuno che non ha mai smesso di prendersi cura di te. Non si tratta più di sopravvivere…è come ricominciare in un certo senso a vivere. Ed ogni singola cosa…ricordi, ragioni, motivi presenti e speranze future tornano ad essere illuminate.

Questo libro è una bacheca delle emozioni, inconsapevoli messaggeri della mente…e di tutte le sue cose. Potrei giurare di aver sentito il mio cuore spezzarsi…e poi ricomporsi. Ed alla fine di questo viaggio rimane come un segno indelebile, una piccola cicatrice, di quelle che ornano un’anima, un cuore, una vita…per sempre.

                …per voi, da Elena.

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“La notte che ho dipinto il cielo” di Estelle Laure

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