Magazine Bambini

La notte dei racconti: partecipiamo dentro e fuori la biblioteca!

Da Acsylvya @mammemacerata

Segnalo questa fantastica iniziativa che voinvolge l’associazione La Luna a dondolo, la Biblioteca comunale di Corridonia (Mc), ma anche tutte le famiglia, in tutte le case, in ogni dove!

Riporto poi il toccante racconto di una lettrice volontaria, che ricorda il piccolo Bamba, un bimbo di due anni, conosciuto al reparto pediatrico dell’ospedale di Macerata. Il primo incontro de ‘La notte dei racconti’ è dedicato a lui: leggere questa testimonianza non può lasciare indifferenti e rappresenta un gesto d’amore che non deve essere ignorato.

venerdì 22 febbraio 2013 | ore 21.00 La notte dei racconti: partecipiamo dentro e fuori la biblioteca!

Tutti insieme tutti alla stessa ora uniti per  leggere, narrare e ascoltare: adulti  e bambini  attorno a storie, avventure ed emozioni! A Corridonia la notte dei racconti entra in biblioteca con i lettori volontari, per offrire ad  ogni famiglia l’occasione di riscoprire il valore e la magia del racconto.

La notte dei racconti  abbraccia idealmente tutte le famiglie che vorranno  partecipare e chiede, per una sera, di dedicare  il tempo alla narrazione di storie in biblioteca come all’interno delle proprie  case …sotto alle coperte o tra tende di  lenzuola… coccolati sui divani o a terra su tappeti… accogliendo, chi lo desidera, amici e conoscenti!

Tutti  insieme, tutti alla stessa ora per creare un’onda di narrazioni che invade la  città!

Per partecipare segnalate  la vostra adesione e  mandate una foto della vostra  notte dei racconti alla e- mail: [email protected]

oppure con  un  sms al 334.54.89.450 indicando  il nome e la città

oppure  seguite su facebook https://www.facebook.com/#!/pages/La-Luna-a-dondolo/400316784531?fref=ts

dedicata al piccolo  Bamba

Bamba era un bambino di 2  anni

incontrato al reparto pediatrico di  Macerata.

Questa  nostra prima “notte” la dedichiamo a lui.

I lettori volontari della Luna a  dondolo

da Reggio Emilia un invito all’Italia, all’Europa e al mondo! www.reggionarra.it (su questo sito mille bellissimi consigli!)

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La storia di Bamba, dal racconto di una delle lettrici volontarie de La Luna a dondolo

Ti racconto di Bamba.Ricordi dell’associazione che si occupa delle letture ai bambini della pediatria di Macerata?Qualche tempo fa uno dei lettori volontari, Mario, è venuto a trovarmi in azienda per prendere dei libri da portare in reparto ed in particolare per invitarmi a conoscere un bambino ricoverato.Un’invito pacato ma fermo, concreto, arrivatomi da un’omone delicatissimo che però porta qualche inquietante tatuaggio sugli avambracci: nella vita è stato ispettore dell’Inps e libraio, oggi nonno e anche lettore volontario della Luna a dondolo.Dopo qualche giorno trascorso a lasciar sedimentare quella che sembrava proprio “una piccola chiamata”, sono andata in ospedale dove, nella prima stanza a sinistra della corsia, ho trovato Bamba: un bambino senegalese di due anni e mezzo, affetto da una malattia genetica, rara ed incurabile, giunta oramai allo stadio terminale.Da quel giorno non ne è trascorso un’altro che non passassi di la, solo per lui, anche solo per pochi minuti.Così siamo diventati amici.E’ un’amicizia fatta di carezze, massaggi e canti.Bamba non parla ( tra l’altro è così piccolo che credo possa capire solo la sua lingua madre) e spesso sta sotto morfina, ma contraccambia queste mie visite regalandomi una pace infinita. Qualche volta mi è sembrato addirittura che mi riconoscesse e si abbandonasse con tranquillità alla mia presenza.Nessun “perchè” rabbioso mi ha mai assalito di fronte a lui, nessun senso di ingiustizia.Ho trovato un senso a quella piccolissima vita che se ne sta per andare: un senso chiaro, limpido e potentissimo.Quel corpicino dolorante per una disfunsione del metabolismo è un calice che genera e chiede amore: altro non si può fare per lui. Sta li a prendersi l’essenza di ciò che conta nella vita, se passa qualcuno che riesce ad accorgersene. E succede! Bamba ha smosso cuori, animi, persone, infermiere, dottori.Non ho assistito a moti di pietà, tutt’altro! potrei dire… rivoluzioni!La realtà intorno a lui è  tutt’altro che lieta. I medici e le infermiere non nascondono il disagio di ospitarlo, neanche  con me. Non lo vorrebbero a Bamba, perchè per lui non possono più nulla ed è come se questa loro impotenza fosse così insopportabile da volerlo cancellare! Ma naturalmente se ne prendono cura, credo con un peso enorme nel cuore. Lo stesso primario, profondamente turbato, ha dichiarato che potrebbe trattarsi di un caso al limite dell’accanimento terapeutico.Erano però i primi giorni che stavo in quella stanza e che raccoglievo i loro pensieri ed emozioni, così la domanda “cosa l’ha spinta a dire di si?” è rimasta muta.Poi le cose sono gradualmente cambiate.Intorno a quel letto una giovane infermiera mi ha confidato le delusioni del suo lavoro spesso più burocratico che umano ed io, sempre muta, speravo si accorgesse di quanto potesse dare a quel bimbo, di quanto ciò che a lei mancava le stesse proprio li davanti. Invece i suoi gesti erano come i suoi pensieri, un po’ rassegnati e tristi, desiderosi solo di chiudere il turno.Imparando a conoscere i respiri di Bamba ho iniziato a permettermi di più: ad accarezzargli i capelli, a cantargli, a pulirgli le unghie con l’aiuto di un’infermiera straordinaria e canterina, a massaggiare la sua pelle scura e morbida.Spesso la porta rimaneva aperta e sentivo la stanza riempirsi di sguardi.Una donna delle pulizie è entrata mentre cantavo, si è fermata a guardarci con una dolcezza immensa appoggiando le mani sul manico del raccoglipolvere, prendendosi del tempo, come se la vista dell’attesa della morte si fosse trasformata in qualcosa di bello. Mi ha rivolto qualche parola, mi ha chiesto cosa avesse ed è andata via con un sorriso intenso, come se quegli attimi le avessero regalato un benessere inaspettato o un nuovo sguardo.La visita della dott.ssa XXXX è stata la più rivoluzionaria. Ruvida e diretta, non ha nascosto la sorpresa di trovare una volontaria al capezzale di un bimbo a loro avviso lasciato troppo solo dalla famiglia.Una considerazione che non ho ben afferrato, perchè Bamba si trova a Macerata dal 21 di Settembre e ad accudirlo giorno e notte da allora c’è suo padre che, per questo, ha preso il congedo familiare dall’azienda in cui lavora.Un papà lucido sullo stato della salute del figlio, ma sereno e che ha gradito questa mia strana presenza tanto che al figlioeltto un giorno ha detto ” Bamba sei fortunato, hai una zia”.Dopo qualche tempo Fatu – la mamma dal nome bellissimo a casa accudisce il figlio di un anno che per fortuna sta bene – mi ha voluto conoscere ed è venuta in ospedale. E’ considerata una mamma fredda e assente, io non saprei che dire..perchè qualche motivo per questa corale considerazione ci sarà pure. Non parla benissimo italiano ma mi ha abbracciato stretta e quando ha preso tra le proprie mani quelle di Bamba a me è sembrata solo una mamma forte, qualche volta sola e straordinariamente umile.Torno al giorno in cui ho incontrato la dottoressa ruvida e schietta.Con professionalità stava  appoggiata al bordo del letto e ci guardava: la cartella clinica tra le mani e affianco due infermiere.Mi sono permessa di dire che a Bamba piaceva essere tenuto per mano, che gli piaceva tanto il calduccio e al contatto con una mano o un’oggetto freddo era evidentemente infastidito. Che ci sentiva molto bene perchè sussultava per rumori improvvisi e inaspettati e che avevo avuto l’impressione che proprio quel giorno mi avesse riconosciuto e avesse tentato un sorriso. Ma anche che l’aerosol lo faceva star terribilmente male: ma era davvero così necessario visto lo stato avanzato della malattia?“L’ho sentita cantare. Cosa canta?” . Era come stare sotto interrogatorio.“Le canzoni che cantavo alle mie figlie” e aggiungo “proprio oggi ho notato una piccola ferita sulle labbra. si può fare qualcosa?”L’ho vista come fulminata.Determinata, concitata, come se le urgesse il bisogno di fare anche lei qualcosa di semplice e dolce ha impartito l’ordine di dare dell’acqua e zucchero alle infermiere. Poi qualcosa è stato più forte di lei e ha voluto farlo in prima persona nonostante le infermiere cercassero di riportare l’equilibrio tra i ruoli.L’ha dissetato e vedendo l’immediato benessere del piccolo che si è lasciato nutrire come un cucciolo ha deciso di non disturbarlo più e di sospendere l’aerosol. “Bamba ha bisogno di coccole, non di altro” e se ne è andata visibilmente emozionata salutandomi con un toccante “grazie”.Poche ore dopo mi è stato riferito che aveva parlato di questo nostro incontro con altri medici raccontando quella sua semplice esperienza come qualcosa che l’aveva particolarmente colpita.Lo stesso racconto, a passetti piccolissimi, l’ho fatto ad Andrea (mio marito). Aggiungevo particolari solo quando capivo che potevo farlo.Il risultato, nonostante l’accortezza, è stato però disastroso e al limite del paradossale!Era rimasto così coinvolto anche lui da questi fatti che una pesantezza infinita lo ha assalito all’idea che l’indomani sarebbe dovuto andare a Napoli per lavoro a vendere un bar: nulla aveva più senso di fronte a Bamba! Come se avesse all’improvviso perso l’orientamento e si fosse trovato senza gravità. Lo hanno riportato a terra solo le parole concitate mie e delle bambine: “tu ci sorreggi a tutti! e permetti che io vada da bamba! vendi più bar possibili!!!”La storia continua anche se è solo di pochi altri giorni.Una mia amica dell’associazione (la nostra Katiuscia) mi chiede spesso di Bamba: lei non se la sente di andare a conoscerlo e mi suggerisce di portargli il cd che la maestra di musica delle nostre bambine ha composto recentemente…sarà questo il suo modo di fare qualcosa per lui.E’ così che in questo intreccio di incontri entra Maria Grazia: una giovane e brava compositrice che ha perso la mamma solo qualche hanno fa, lasciandola in un vuoto incolmabile. Era tardo pomeriggio quando un intasamento del traffico mi ha fatto cambiare il percorso dirottandomi verso l’ospedale. Avevo il cd in borsa, non dovevo fare altro che parcheggiare.Nella stanza ho trovato tutta la famiglia: Tala,il papà, Fatu e il fratellino. Bamba respirava male. Ho consegnato il cd spiegando che conoscevo chi quella musica l’aveva composta. Di tutto avverto con un sms Maria Grazia, chiedendole di pregare sua mamma affinchè la sua musica potesse portare sollievo a  Bamba.Quella notte, alle quattro, è salito in cielo. Era il 30 Novembre.Ad avvertirmi la mattina la nostra Lucia Tubaldi e poi il papà. Da quel momento sono stata trattata come una di loro ed invitata a salutare Bamba, insieme a tutti i loro amici, prima che venisse riportato in Senegal. Maria Grazia alla notizia scoppia in lacrime, farfuglia qualcosa sulla mamma poi si illumina: scriverà una musica per lui.Tutto ciò è coinciso con l’inizio dell’avvento.Quando sono giunta all’obitorio Tala mi ha presentato ai suoi amici, molti provenienti da tutta la regione. Poichè per un assurdo disguido abbiamo atteso due ore prima di poter entrare e poichè all’aperto faceva freddo, sono entrata nella chiesa affianco: mi ha seguita una bimbetta di colore di quattro anni con il benestare del suo papà.Dentro un falegname devoto stava costruendo il presepe, mentre la chiesa si riempiva di una bellissima musica natalizia, messa apposta per noi due. Tali, la bimbetta, era curiosa: voleva vedere meglio le pecorelle, così si è fatta prendere in braccio e lei, per aiutarmi, si è offerta di tenere in mano la rosa che avevo preso per Bamba.Ecco, questo è stato l’inizio del Natale: assistere alla costruzione di un presepe con in braccio una bambina mussulmana e una rosa per un angelo.Quelle due ore assurde di attesa (il necroforo si era dimenticato di Bamba) ha dato frutti inaspettati. Quando mi sono sentita di chiedere scusa, a nome di tutti, per quello che stava accadendo  un amico di famiglia di Bamba – un musulmano con i pantaloni  coperti da una lunga tunica che avevo conosciuto in ospedale – mi si siede accanto e mi dice “Non devi preoccuparti. Da noi, quando muore un bambino, diciamo che sale immediatamente in paradiso. I genitori di Bamba sono molto credenti e la loro fede li sorregge in tutto questo. Bamba è il pronipote di Bamba Ahmandou – ha proprio il suo stesso nome: per noi è un santo. Cerca su internet, troverai tutto. E’ piccolo Bamba, ma la sua  vita ha avuto senso…vedi?.. anche per te che sei qui con noi…”Poco dopo la situazione si sblocca. Il papà concitato ci chiama tutti a raccolta nelle stanze di servizio dell’obitorio dove troviamo Bamba steso in mezzo a tanti strumenti e armamentari, coperto da un lenzuolino colorato. Il mormorio di preghiere di tutti noi, tanti uomini e donne, mussulmani e cristiani, tutti in piedi in quella stanza gelida si fonde e sale in cielo verso l’unico Dio e Fatu mi prende per mano.Non è un disegno d’amore bellissimo?Non è stata straordinaria una vita pur così piccola e breve? Posso con la mia fare altrettanto?Eleonora Rampichini

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