Magazine Cucina

La notte di Natale

Da Silva Avanzi Rigobello

Questo non è un articolo di cucina ma l’ultimo brano scritto da Silva nel libro appena iniziato , e rimasto incompiuto, dal titolo ” Dalla  Tavola al Tablet (una storia vera per nostalgici e golosi di mezza età )” 

Si intitola  “buseta  e boton”.

Buseta  e boton sono le parole veronesi che identificano l’asola e il bottone, e vengono usate per esaltare due persone che stanno sempre insieme in una unione ideale, continua ,complice, indispensabile.

Silva scrive dell’amicizia, quella profonda , duratura,  dei valori che la contraddistinguono , di come negli anni rimanga intatta , fresca e spontanea . 

Scrive  poi  dell’amore tra due persone, del vero amore, quello che dura una vita e che ti da ogni giorno la voglia di vivere. Scrive del suo miglior amico  , di noi e del nostro amore.

E’ la notte di Natale  e io voglio dedicare  questo suo ultimo brano  a tutte le  sue amiche del blog e a tutti gli altri amici  che lo leggeranno e che hanno, o avranno,  la fortuna di avere una vita di coppia  , con l’augurio di raggiungere lo stesso grado di felicità  , di valori, di empatia ,complicità e  di amore che abbiamo avuto noi.

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Silva racconta:

“Non ho mai avuto una vera amica del cuore, di quelle con cui andare per mano alla toilette, condividere la passione per lo stesso irraggiungibile ragazzo, scambiare gli abiti e le confidenze più intime.

Ho avuto molte buone amiche, ma nessuna ” migliore amica”.

Col passare degli anni ho frequentato, come la maggior parte di voi ritengo, ambienti diversi e gruppi eterogenei di persone,per necessità , per scelta, per convenienza, in vacanza, in palestra o sul posto di lavoro, conoscenze a volte maturate davanti alle scuole dei figli, durante una cena a casa di amici, nel corso di un avvenimento o di  un evento, mentre facevo un viaggio. Ma c’è  una grande differenza fra amicizia e conoscenza, come  tra relazione e frequentazione.

Amo la gente, mi piace conoscerla ed entrare in confidenza,ma l’amicizia è un’altra cosa . Molti dei nostri più cari amici, quelli di vecchissima data, sono compagni di squadra di calcio o ex avversari  di mio marito e questo dimostra come lo spogliatoio e in generale lo sport facciano da collante fra le persone.

Anche in Valtur partecipare ai corsi e tornei sportivi creava un legame particolare fra gli ospiti, che spesso    si trasformava in amicizia, tanto da indurli anno dopo anno a scegliere lo stesso Villaggio per le vacanze successive e continuare a vedersi anche una volta rientrati nelle rispettive città di provenienza. L’abbiamo fatto anche noi.

Personalmente ritengo che la vera amicizia sia quando, anche dopo anni che non ci si vede,  non c’è imbarazzo, non c’è ricerca delle cose da dire, i discorsi fluiscono con naturalezza come se l’ultima chiacchierata l’avessimo fatta solo due giorni fa.

Agli amici ci si rivolge per un consiglio, un aiuto, la condivisione di qualcosa che ti è accaduto, la voglia di un abbraccio, uno scambio di battute, per verificare, per spartire, per donare e per ricevere.

Un amico è un supporto, un rifugio, il bisogno di ridere insieme o di sperimentare la commozione, la voglia di cercare sempre qualcosa che ci accomuna.

Mio marito è finito negli anni col diventare il mio migliore amico.

Siamo stati compagni di scuola alle Superiori e dopo un avvio un po ‘ macchinoso, siamo riusciti a far funzionare il nostro rapporto in modo invidiabile.

Insieme ne abbiamo passate tante e il nostro legame ne è uscito non solo indenne ma rafforzato.

Un rapporto importante è come il Tai Chi, che richiede concentrazione, rigore, fluidità , coinvolgimento, sintonia, attenzione e consapevolezza.

In alcune circostanze della nostra vita di coppia siamo stati soci oltre che coniugi, e non mi riferisco solo a quando mio marito si occupava dell’aspetto finanziario del nostro negozio.

Ci siamo sempre rimboccati le maniche  e dati da fare per superare ostacoli, affrontare un dolore, operare le scelte giuste riguardo il futuro, in molte circostanze supportandoci  a vicenda e a volte anche sopportandoci.

Ho amiche che da quando i mariti hanno raggiunto l’agognata età della pensione, si sono create gli hobby più variegati e stravaganti pur di non restare in casa con loro, all’insegna del motto: “ti ho sposato nel bene e nel male ma non per averti a pranzo a casa tutti i giorni”

Comunque so anche di uomini in pensione che si sono cercati delle alternative professionali, a volte perfino scarsamente retribuite o sport da praticare da soli, per gli stessi motivi.

Certo è molto triste aver passato la maggior parte della vita in compagnia di qualcuno che non ti interessa avere vicino….

Ci capita spesso al ristorante di essere seduti al tavolo accanto a quello di un’altra coppia che non ha proprio niente da dirsi. Consultano il menù , ordinano, assaggiano il vino e danno l’impressione di parlare più volentieri col cameriere che fra loro.

Sono situazioni che mettono un po’  di malinconia, vero? A noi per fortuna non succede mai. Più passa il tempo più ho l’impressione che ci siano sempre altre cose da dire, problemi da sviscerare, decisioni da prendere insieme.

Anche appena svegli al mattino cominciamo a parlare di piccole cose quotidiane, di figli, nipote, gatti, sogni appena fatti, sogni da concretizzare. E la notte ci addormentiamo come i cucchiai nel cassetto delle posate.

Quest’anno abbiamo festeggiato  già quarantasei anni di matrimonio.Sono passati in fretta, con le inevitabili difficoltà  delle salite che affrontano tutti quelli che hanno voluto la bicicletta…ma a differenza di altri, ecco, il nostro per fortuna è un tandem.

Abbiamo condiviso la casa, spesso il parrucchiere, il conto in banca, i mutui, le gioie, l’orgoglio e le preoccupazioni  per i figli, l’amore per nostro nipote, la tenerezza per gli animali che hanno fatto parte della nostra famiglia, l’attenzione  per le persone care, i restauri e i traslochi, il calcio giocato e seguito,il piacere del cibo , dei viaggi, della vita, la reciproca ansiosa attenzione verso i nostri rispettivi malanni.

A volte ho persino l’impressione che stiano finendo col piacerci le stesse cose, che i nostri interessi, partiti da direzioni tanto lontane, stiano convergendo e che le differenze relative  ai nostri gusti personali stiano attenuandosi.

Sono stata la prima a prendere lezioni di golf, ma mentre io l’ho subito abbandonato, prima ancora che  si trasformasse in un hobby, per mio marito è diventata un’evasione in mezzo al verde, più che un esercizio fisico, che lo appaga per tutto il resto della settimana.

Lo pratica da molti anni con un compagno che come lui, non ha bisogno di misurarsi nelle gare per divertirsi, quindi le loro performance sono diventati incontri del terzo tipo con lepri e fagiani, un bird  watching occasionale, lunghe passeggiate a seguito del” pic e pac” di rigore con la paletta, discorrendo di chissà che cosa. Hanno sempre qualcosa da raccontarsi. Saranno cose da uomini.

Sono sempre stata una lettrice insaziabile , una vera divoratrice di romanzi. A volte arrivo anche a leggerne due contemporaneamente. Se quello che ho iniziato non è abbastanza interessante, smetto di leggerlo per un po’, né iniziò un altro e poi lo riprendo di tanto in tanto (perché non sia mai che lasci un libro a metà ) così distrarmi  con la lettura di quello più appassionante mi aiuta ad arrivare  alla fine di entrambi.

Da ragazzo mio marito leggeva veramente pochissimo ( e questo è un eufemismo). Divorava due quotidiani, un settimanale sportivo, un mensile  di viaggi e occasionalmente uno di automobilismo è un po’  più  avanti anche più di un giornale finanziario, ma non  sceglieva mai un romanzo. Lo prendevo in giro dicendogli che se mai un libraio gli avesse offerto un libro, avrebbe risposto: “No grazie, ne ho già uno.”

Da qualche anno invece si è divorato tutto quello che ha trovato nelle nostre librerie e aspetta con ansia che io finisca il romanzo che sto leggendo per appropriarsene, quando non è lui che compra e sfoglia per primo un libro dei ” nostri” autori preferiti. Perché  ci piacciono  anche gli stessi romanzi, ormai.

Ma non lasciatevi  trarre in inganno da questa nostra specie di simbiosi. Come i francesi anche noi siamo per il motto “Vive la difference “!

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Buon Natale, amore mio

Lino


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