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La operabilità nello spazio esterno e la sua applicazione nell’ambito della sicurezza. Una riflessione strategica.

Creato il 28 settembre 2013 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

E’ necessario fornire delle definizioni chiare e precise di alcuni termini che verranno utilizzati in questa trattazione. Lo spazio è tutto ciò che si pone al di là dell’ambito aeronautico, definito legalmente come la distanza che è in grado di percorrere una molecola prima che questa si scontri con un’altra, il che avviene più o meno ad un’altezza di 100 km. Sicurezza è tutto ciò che ci protegge, dalla prevenzione dei disastri naturali ai conflitti armati, passando per tutte le scale intermedie di disordini, come sommosse, movimenti migratori incontrollati, controllo di ogni tipo di traffico, ecc. Strategia si riferisce, invece, non solo ad un lasso di tempo ma anche a con chi si coopera e attraverso quali contributi. Riassunto di questa riflessione è che chi non sarà in grado di controllare lo spazio non sarà in grado di controllare il proprio futuro, con tutte le conseguenze che tale circostanza può comportare.

Il tema può essere suddiviso tra ciò che avviene dall’alto verso il basso (la Terra) e dal basso verso l’alto (lo spazio) e tra ciò che avviene, o potrebbe accadere in futuro, nello spazio stesso. L’ordine citato si riferisce, per convenienza, alla situazione attuale, ma in nessun modo si stabilisce che sia il più importante e che, nel breve periodo, misurato nell’era geologica, sarà l’ultimo menzionato.

La sicurezza pone le sue basi sull’osservazione, la conoscenza, la prevenzione e l’intervento, nel caso quest’ultimo fosse necessario; per questo nulla come occhi e orecchie che abbiano una portata globale permettono un controllo continuo 24 ore su 24. La questione verte sulla possibilità di sapere come si sta modificando l’ambiente terrestre, al fine di ottenere un vantaggio competitivo nello sfruttamento delle risorse, nel controllo delle rotte di traffici sospetti, nella guida di sistemi armati verso l’obiettivo.

Senza arrivare a questi estremi, è evidente che l’occultamento di certi dati può risultare assai dannoso per chi ne soffre, per esempio nel caso di un’allerta tsunami o l’arrivo di un uragano. Le informazioni devono arrivare al destinatario in breve tempo e senza distorsioni, spurie o provocate, il che richiede nella maggioranza dei casi una rete di comunicazione satellitare. E’ quindi essenziale appartenere ad un “club” che possiede tali mezzi satellitari di comunicazione, meteorologici, di navigazione e posizionamento, di osservazione, sia a titolo esclusivo sia in collaborazione con altri paesi.

Menzionando la parola “satellite” (artificiale) si apre il discorso legato ai veicoli lanciati in orbita. Va precisato che questi razzi sono vecchi di cent’anni e non ne è stata migliorata la funzionalità, nonostante la loro tecnologia (vedi Figura 1) per questo numerose nazioni possono produrli con minore o maggiore potenzialità.

Altra cosa è sviluppare carichi utili da trasportare con questi veicoli (come il primo Sputnik), ed è difficile poi avere la tecnologia sufficiente che permetta il rientro controllato di un artefatto. Pochi paesi la possiedono e la Spagna è socia di alcuni di essi.

fig 1

Figura 1

Ricordiamo inoltre che ogni giorno passa sopra le nostre teste un oggetto delle dimensioni di uno stadio di calcio, la Stazione Internazionale Spaziale (vedi figura 2) le cui finalità sono esclusivamente pacifiche: tuttavia intimorisce ciò che altri paesi potrebbero fare godendo di infrastrutture simili.

fig 2

Figura 2

L’investigazione dello spazio dalla Terra o dai satelliti (che sulla scala cosmologica è come se si trovassero sulla Terra) ci permette di sapere che l’universo è molto più grande e complesso di quello che sospettiamo, che ci sono migliaia di pianeti nelle stelle vicine (quindi per il principio isotopico ci saranno anche nelle altre) e che l’acqua è uno degli elementi più comuni, non solo nel sistema solare (vedi figura 3) ma nello spazio stesso. Da qui dedurre che debba esserci vita extraterrestre è solo un passo logico, nonostante tardiamo a confermarlo.

fig 3

Figura 3

L’importante non è sapere se prima o poi entreremo in contatto con altre forme di vita intelligente o meno, ma rompere il paradigma secondo cui siamo soli nell’universo. La questione ha connotazioni filosofiche e comporta un cambiamento a lungo termine, che supera di gran lunga la maggior parte delle sfide che dobbiamo affrontare nel presente. Al riguardo, poniamo una semplice questione: dobbiamo continuare a radiotrasmettere come facciamo ora, dimostrando all’universo che non esiste un modo più discreto di comunicare?.

Al di là della questione della vita (extraterrestre), per quanto importante essa sia, sono i cosiddetti “Oggetti Celesti” (NEO in inglese) che possono impattare con la Terra, e produrre conseguenze e danni assai gravi, tra cui l’estinzione della razza umana stessa. La figura 4 mostra la probabilità che un oggetto impatti sulla Terra, in funzione della sua capacità distruttiva (in mega tonnellate equivalenti di TNT), che dipende dalle sue dimensioni e dalla sua composizione chimica. Ogni giorno cadono sulla Terra tonnellate di materia, soprattutto acqua, nell’atmosfera terrestre, e solo gli oggetti più grandi e più densi toccano la superficie. Il recente meteorite in Siberia è uno di questi. Possiamo facilmente immaginare cosa potrebbe accadere se un oggetto di tali dimensioni cadesse in una zona densamente popolata.

fig 4

Figura 4

E’ possibile deviare dalla loro orbita questi oggetti, sebbene questi viaggino ad una velocità di 25 Km al secondo, se intercettati con un sufficiente anticipo (il che richiede un vasto sistema di osservazione, perfettamente coordinato, di questi oggetti). Qui si apre, tuttavia, la seconda questione: se qualcuno è in grado deviare un oggetto celeste, può far impedire che questo impatti con la Terra, ma anche il contrario. Siamo di fronte ad una nuova minaccia criminale?

Analizzando ciò che è accaduto durante la Rivoluzione Industriale del XIX secolo, quando all’interno delle città si svilupparono grandi centri industriali, o crebbero attorno ad esse, quando il problema era legato al trasporto su larga scala di individui, deduciamo che anche oggi, una volta risolto il problema del trasporto spaziale, potremmo cominciare a ubicare impianti di produzione nello spazio, a cominciare dagli impianti legati allo sfruttamento dell’energia solare, che potranno lavorare come se non arrivasse mai la notte (vedi figura 5). Quello che è certo è che trasmettere giga-watt di energia attraverso micro -onde indirizzate verso la superficie terrestre danneggerà l’atmosfera, ma sicuramente in modo meno dannoso di quanto non accada bruciando carbone o derivati del petrolio, come succede oggi.

fig 5

Figura 5

Si potrà inoltre risolvere il problema legato all’acqua, utilizzando blocchi di ghiaccio di forme controllate (le comete e gli anelli di Saturno sono fra questi), di modo da poter aumentare la proporzione di acqua nell’atmosfera. La stessa acqua servirebbe da combustibile e, a differenza di quanto accade con i missili, il suo rientro sulla Terra non sarebbe dannoso per l’atmosfera terrestre.

Dobbiamo tener presente che la Terra non è un pianeta isolato, data la presenza di un satellite relativamente grande vicino a noi. Pertanto dobbiamo considerare il concetto Terra-Luna, così come sviluppato dall’Agenzia Spaziale alla fine del secolo scorso, attraverso la sua Commissione Politica a lungo termine. In questa sfera di circa 3 milioni di diametro, oltre ai corpi celesti maggiori, esistono milioni di altri corpi celesti naturali, oltre ai già citati NEO’s, tutti suscettibili di poter essere utilizzati a tempo debito. Solo sulla superficie lunare sono presenti miglia di volte in più di particelle di trizio, l’isotopo di idrogeno fondamentale per la fusione nucleare, rispetto a quante ce ne siano sulla Terra.

Potremmo definire tutto questo fantascienza, però basta ricordare che sono passati circa duecento anni dalla scoperta dell’elettricità, un tempo minimo se comparato con l’esistenza della razza umana. Nel caso spagnolo, il ritardo rispetto ai progressi raggiunti da altre nazioni a partire dal secolo XIX ci ha portati ad uno stato di prostrazione dal quale non siamo ancora usciti.
A dimostrazione di ciò basta leggere il giornale “El Paìs” del 19 febbraio 1985, dove un gruppo di esperti e di alti funzionari raccomandavano al governo dell’epoca di non dotarsi di satelliti per la comunicazione. Questo meno di 30 anni fa!

fig 6 e 7

Figura 6 e 7

Riassumendo, l’attività spaziale è qualcosa di imprescindibile non solo per la nostra sicurezza, ma anche per la nostra sopravvivenza. Nel breve periodo, possiamo sostenere che solo le democrazie hanno sicurezza sociale, appoggio governativo alle Belle Arti e programmi speciali. Tuttavia questo non è sufficiente. Né lo sarà la creazione di posti di lavoro altamente qualificati, perché lo spazio è come il sale e il pepe negli alimenti, un grande valore aggiunto, ma scarso quantitativamente.

Altra cosa ancora sono le applicazioni derivate dallo spazio, come le telecomunicazioni, che non potremmo certo definire un’impresa stile Apple. Essenzialmente, non avere nulla, o molto poco, di ciò che è offerto dallo spazio, è un errore da un punto di vista strategico, che condanna a non poter decidere del proprio futuro.

A soli 10 euro a persona all’anno, tra investimenti privati e pubblici, la Spagna avrà un piano spaziale più che dignitoso, con un importo non certo straordinario, considerando che oggi, nonostante la crisi, la media europea è quasi il doppio, senza menzionare quanto investono le altre potenze industriali.

fig 8

Figura 8

Per questo riveste una grande importanza strategica, per la Spagna, che questa offra ai suoi soci (europei e non) alcune capacità specifiche, attraverso l’applicazione immediata di strumenti di screening, mediante una cooperazione forte all’interno degli organismi internazionali, come EUMESAT, L’Agenzia Spazialel Europea, Galileo, e operatori come Hispasat e Hisdesat.

Il contributo per la sopravvivenza della specie, che è ancorato ad un punto minuscolo, ma bellissimo, dello spazio, merita certamente la spesa di pochi euro a persona, non tanto perché si tratta di pochi euro, quanto perché, parafrasando Churchill, questo poco potrà fare molto, come non mai, per questo paese.  L’arrivo della sonda Rosetta sulla cometa Gerasimov, previsto per l’anno prossimo, grazie ad un importantissimo contributo tecnologico spagnolo, è un magnifico esempio di come la Spagna è parte dello sviluppo della conoscenza, e la conoscenza è la base e il sostegno per la sicurezza.


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