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la pagina del critico…a cura di michele catalano..

Creato il 11 maggio 2012 da Gianpaolotorres

la pagina del critico…a cura di michele catalano..

CARICA EMOTIVA, PASSIONALITA’, ANGOSCE E SPERANZE NELLE OPERE DI PIER DOMENICO GIANI

Non è facile stabilire quale delle esperienze artistiche di Pier Domenico Giani abbia avuto maggiore influenza nella sua maniera di “fare arte”: è sicuramente importante la raffinata tecnica del cesello a sbalzo, appresa dapprima nel laboratorio di famiglia e poi sotto la guida del maestro Ulderico Nicolello, e di cui si ha riscontro nella sua personalissima maniera di incidere, graffiare l’opera, segnandola indelebilmente con il tocco della sua personalità. E’ di certo assai significativa la scultura, che ha sviluppato nei suoi canoni estetici e tecnici facendo tesoro delle lezioni del professor Conti, esperienza che gli permette di padroneggiare la materia cromatica plasmandola e rendendola docile strumento al servizio della “sostanza” e dello “spessore” dell’opera. E ancora hanno avuto un ruolo fondamentale sulla formazione dell’artista gli insegnamenti di  Maestri della pittura come Vertice, Cerallo, Roncarolo che hanno affinato la sua tecnica e educato il suo gusto compositivo, accompagnandolo fino all’imbocco della lunga e difficile strada dell’Arte.

la pagina del critico…a cura di michele catalano..

Da quel momento Pier Domenico Giani ha camminato da solo, senza cercare scorciatoie e senza mancare mai di esplorare e approfondire i mezzi espressivi patrimonio del suo vasto bagaglio culturale.

A guidarlo e spronarlo in questo lungo cammino la capacità di analizzare a fondo il reale, di rielaborarlo alla luce della sua sensibilità, di interiorizzare le emozioni e riuscire poi a tradurre i sentimenti nella più pura espressione artistica.

L’artista metabolizza ciò che accade intorno a lui, con grande travaglio interiore e a volte con sofferenza, tanto da cercare di reagire  impugnando  la spatola con gesti vigorosi e affrontare quasi con accanimento le stesure a smalto monocromatico che vengono trascinate sul foglio, smembrate, graffiate, fino a mettere a nudo il supporto e insieme l’interiorità più profonda del soggetto. I volti, i corpi, le visioni  oniriche che emergono da questa operazione di “scavo” psicologico sono caratterizzate da una drammaticità estrema e da un impatto emotivo fortissimo.

Ma è un percorso positivo verso il “bene” che Pier Domenico Giani si appresta a compiere; Il colore diventa allora protagonista e viene steso in strati pastosi e corposi: i soggetti si rasserenano insieme all’animo dell’Artista, l’atmosfera si fa dolce e malinconica, la figura si atteggia ad ieratica compostezza, le nature morte evocano quasi con rimpianto gli oggetti del tempo che fu, il paesaggio assiste attonito all’avvicendarsi delle stagioni con le luminose vedute estive e le mondine curve in risaia,  le atmosfere rarefatte e brumose dell’autunno, le distese gelate e gli alberi rinsecchiti dell’inverno, l’esplosione festosa dei colori primaverili.

Il percorso di purificazione, in una sorta di catarsi artistica, è compiuto. L’animo del pittore è libero e leggero e può aggirarsi serenamente a contemplare le bellezze della sua città, soggetti che conosce a fondo ma che non cessano di comunicargli emozioni, che “sente” parte della sua vita perchè legati ai suoi ricordi: Sant’Andrea, il Duomo, palazzi maestosi, scorci segreti, le torri e i tetti che si offrono al suo sguardo dalle vetrate del suo studio bohemien, lassù in alto nel cuore della città vecchia.

Con discrezione, con delicatezza potremmo dire, Pier Domenico Giani, memore della sua vocazione rivolta al plasticismo, regala spessore alle opere utilizzando il colore come materia e, in un efflato di gestualità mai sopita, lo incide e lo scava in un compendio ideale del suo “sapere” artistico.

La neve scende ad ammantare tutto: un soffice e candido strato smorza i suoni, i colori, le angustie del vivere.

Michele Catalano – Gennaio 2003

 

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