Lo faccio per augurare buon viaggio a una neo-famiglia milanese (Andrea, Sara e l'ultimo arrivato, Martino!) impegnata abroad nella splendida Madrid, che ancora manca nella lista dei posti che ho avuto la fortuna di vedere!
"Madrid non compare fra le destinazioni delle cosiddette "vacanze intelligenti" suggerite di solito dalla stampa che parla di viaggi. D'estate fa molto caldo, si dice, la città è deserta, relativamente pochi svaghi. E allora perchè, vi chiederete, a Ferragosto si sente così tanto parlare italiano nel Museo del Prado? Probabilmente perchè ci sono turisti intelligenti che senza che nessuno glielo debba suggerire hanno scelto per destinazione una delle più belle capitali d'Europa. E fra le più gradevoli. E' vero, in agosto a Madrid fa caldo; ma non è il caldo umido di Milano o di Firenze né si deve aspettare la sera per il mitico ponentino di Roma. Passate le ore più feroci si esce nell'aria asciutta e gradevole della meseta, si cena con una tazza della minestra fredda più sapiente del mondo (il gazpacho) e si va a fare qualcosa di intelligente. Per esempio una visita al Prado.So per esperienza che le sale più frequentate dal visitatore italiano sono quelle di Goya. Dopo l'obbligatoria visita alle pitture di Velazquez, "el maravilloso", vedi i visitatori entrare nelle sale di questo pittore sconcertante che è praticamente tutto qui, al Prado.Francisco Goya y Lucientes è il maggior pittore del Settecento, " cavallo", come si dice, dell'Ottocento. Ogni secolo ha il pittore che gli si addice. Due secoli prima l'Italia aveva avuto Leonardo e Michelangelo, ma allorchè in altri paesi d'Europa, Italia compresa, imperava un neoclassicismo di maniera, la Spagna ebbe questo pittore visionario, dotato di un pennello portentoso, che issò lo sguardo sugli orrori del suo tempo e della condizione umana in generale. E li dipinse. Agli appassionati di questo grande artista consiglio una piccola gita appena fuori città fino all'Ermita di San Antonio de la Florida, raggiungibile facilmente.Laddove la città si stempera nella campagna, sulle rive del Manzanarre, fiume celebrato dai poeti (nonché dalle canzoni repubblicane della Guerra Civile) dove le famiglie madrilene ancora oggi amano fare la gita domenicale, sorge il piccolo eremo commissionato da Carlo IV all'architetto italiano Filippo Fontana nel 1798. Costruito su modello rinascimentale, con pianta a croce greca e cupola centrale, nasconde all'interno della cupola gli affreschi di Goya (i cui resti mortali vi furono traslati nel 1919) che vi dipinse un fatto meraviglioso, un curioso miracolo: Sant'Antonio che risuscita un uomo assassinato per interrogarlo provando così l'innocenza del di lui padre ingiustamente accusato della sua morte. La scena occupa tutta la cornice della cupola al cui apice è dipinta un'apoteosi di angeli, ma i protagonisti della scena principale che si affacciano a un balcone di ferro dipinto lungo tutto l'anello hanno i volti di persone comuni, volti di strada. La scena religiosa si trasforma così, lassù in alto, in una scena popolaresca, quasi si trattasse di una fiera di paese o di gente che a un pellegrinaggio. Questo spostamento di pianti (l'elemento terrestre collocato all'altezza del divino) provoca un effetto quasi si spaesamento. C'è un vasto fondo di cielo azzurro, nuvole e alberi al vento; bambini che giocano sulla balaustra, popolane che parlano tra di loro, uomini assorti in preghiera e altri gesticolanti. Nella concezione spaziale riconoscerete il Tiepolo, ma è come se nel sublime azzurro del Tiepolo, ma è come se nel sublime azzurro del Tiepolo fosse stata proiettata la miseria umana. Un consiglio pratico: munitevi di un binocolo.Fuori della basilica, sulla sinistra, a pochi passi, c'è una vecchia fonda, cioè una trattoria popolare. Si mangia a tavoli di legno grezzo senza tovaglia, segnati da innumerevoli cerchi di bicchieri che da anni vi sono stati posati prima del vostro. Ci sono famiglie madrilene con bambini, regna un'atmosfera allegra e una simpatica confusione. Vi si beve un sidro di ottima qualità che l'oste spilla direttamente dalla botte. Si sta bene."
Antonio TabucchiViaggi e altri viaggiPag. 48
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