La pagina di un libro/38 - Parola di Cadavere

Da Mapo
Sabato, sfidando una calura estiva in grado di trasformare una passeggiata in montagna alla stregua di una scarpinata in infradito sugli scogli alla ricerca della spiaggia più bella lungo la costa corsa, mi trovavo sul Moregallo. Trattasi di una specie di promontorio che si erge giusto in fronte al Resegone e ad una pletora di altre montagne dai nomi impronunciabili, a picco sul lago di Como. Bellagio, complice il vento dei giorni precedenti in grado di eclissare quella stronza foschia che solitamente tutto avvolge, da lassù, appare come una specie di protuberanza un po' amorfa che si getta un po' brusca nelle acque blu del Lario. Aprire un libro portato per l'occasione, durante la pausa pranzo con panino e cioccolata, e scoprirlo ambientato giusto qualche centinaio di metri più sotto, beh, ha fatto un certo effetto.
"A dirigere l'ospedale c'era, allora, il professor Calandro Sinovia, ammirato da tutti per l'occhio clinico. Mai singolare espressione venne usata in modo più appropiato: il Sinovia aveva infatti un occhio solo, il destro, dopo che aveva perduto l'altro sul monte Sabotino, durante la prima guerra mondiale che aveva combattuto come ufficiale medico. Oltre che per l'acume clinico, il Sinovia era ammirato per l'eleganza e temuto per i modi militareschi con i quali dirigeva l'ospedale: non ripeteva gli ordini, puniva con pesanti restrizioni della libertà personale gli assistenti distratti o disobbedienti, ai pazienti bestemmiatori elargiva dolorosissime iniezioni di solfato di potassio e pretendeva che i ricoverati venissero accuditi diu-turnamente dai parenti.Trovandosi tra le mani l'Anemio Agrati, subito giudicato più di là che di qua, non aveva avuto dubbi.Dovevano richiedere l'assistenza parenterale?Nessun problema, era stata la risposta del professore.Commettendo uno dei pochi errori prognostici della sua carriera (definita sul marmo tombale "d'esempio ai seguaci d'Ippocrate"), aveva emesso la sentenza: l'Anemio era ormai un ghiacciolo. Gli organi nobili, cuore e cervello, s'erano già arresi alla morsa del gelo. E quel po' di urina che il suo organo emuntore aveva spremuto non appena entrato nel tepore dell'astanteria dell'ospedale era un segno della relaxatio di tutti i muscoli del corpo prima di avviarsi verso l'inevitabile rigor."Andrea VitaliParola di CadaverePag. 17

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