I minuti scorrono veloci, mentre mi perdo tra la copertina enigmatica del nuovo romanzo di Piperno e aggiro una montagna di "Cotto e mangiato". Faccio un passo falso ed eccomi urtare contro la pancia, senza dubbio ben fornita, di un signore sui sessanta, circondato da una piccola folla di persone."Scusi", mi viene da mormorare. Lui ricambia, gentile, con la stessa parola.E' quasi ora: mi appresto a guadagnare l'uscita mentre in lontananza comincia a sentirsi lo sferragliare del tram. In fretta, ma non abbastanza da non accorgermi che, quel volto dalla fronte alta incorniciata da una piccola corona di capelli brizzolati, è stampato su un cartellone all'ingresso.
"Gianpaolo Rossetti" presenta il suo nuovo libro: Delitto alla fiera di Porta Genova.
Ecco, io ho comprato quello prima.
"Fece la strada a piedi. nelle edicole erano esposte le prime pagine dei giornali che informavano sulla ondata di freddo anomalo che stava imperversando, ormai, da alcuni giorni e che le previsioni davano in aumento; il commissario rabbrividì e si strinse nel cappotto allungando il passo.
Corso San Gottardo 41, scala B. Due cortili in una casa di ringhiera ultrapopolare, circa 120 famiglie stipate una accanto all'altra, in una promiscuità che porta ad avere servizi in comune; frotte di ragazzini incuranti del freddo si rincorrevano vocianti, su e giù per le scale dai gradini consumati dalla scalpiccio delle moltitudini di persone che si sono avvicendate nel tempo, come le onde di un mare in tempesta.Sulle ringhiere, ben allineati, file di vasi con piante dalle larghe e carnose foglie di un sempre verse senza fiori, piante intirizzite dal freddo, che la gente di ringhiera chiamava "frasconi".
Il cortile a rizzata milanese, largo, con lo scolo delle acque piovane al centro, vecchie biciclette appoggiate ai muri scrostati, qualche carrello a mano con le stanghe rivolte all'insù e un vociare continuo simile a quello di un alveare di donne intente ai lavori domestici, chi a sciorinare panni che inevitabilmente si sarebbero gelati, chi alle pulizie della propria casa, perché sebbene siamo case ultra modeste, abitate da semplici operai, sono tenute sempre con grande dignità e pulizia; come è nelle tradizioni delle genti milanesi. Al piano terreno piccole officine e laboratori artigiani, che i milanesi sbrigativamente definiscono "laureri" si affacciavano sul largo cortile da cui ne uscivano incessantemente rumori di piccole trance e di attutiti colpi di martello; a tratti la voce di qualche lavorante che accennava il ritornello di canzoni in voga.Questo apparve al commissario capo De Martino quando entrò nel grande portone che dalla strada immette sul cortile, ma uguale visione avrebbe visto se fosse entrato in altri 1000 cortili di Milano in quel freddo crepuscolo di dicembre."
Gianpaolo RossettiDelitto al quarto pianoPag. 8