Magazine Società
La cosa che da cui voglio partire è il titolo.
il corpo umano
Minuscolo. Lo faccio perché, senza, secondo me viene meno la spina dorsale di tutto il libro che in ultima analisi è il nostro essere umani, carnali. Sia da soli nelle nostre paure di soldati al fronte - perché siamo tutti e sempre soldati al fronte! -, sia inscatolati dentro forme di sub-società preconfezionate, come un esercito, una classe, un ufficio. O una coppia.
Non pensavo di leggere un libro ambientato in un posto di guerra. Mi sono precipitato a comprarlo in maniera un po’ ignorante e impulsiva, viste le tue esortazioni.La copertina lasciava presagire tutt’altro. Già mi preparavo a leggere di baci rubati, lettere d’amore febbrili e gite in motorino fino in riva al mare rischiando di passare attraverso lucchetti attaccati alle ringhiere dei ponti.Solo ora, riprendendo in mano il libro, noto meglio quel cappello nero da carabiniere che si prolunga nello sfondo buio e quella maglietta che, ovvio!, è di un inconfondibile verde militare. Tra le parti che mi sono piaciute di più ci sono quelle delle lettere mandate dal fronte. Mi ha sempre un po’ colpito la dicotomia che si portano appresso questi uomini duri e muscolosi, rasati a zero e con la barba sempre fatta, che decidono le sorti del primo padre di famiglia che gli capita a tiro, ma che dentro, l’ho sempre pensato, sono come bambini soli e sperduti.
“Comunque, adesso la sera apparecchio sempre anche per te. Ci fa sentire meno soli, tutti e due. Verso un po’ di vino nel tuo bicchiere e quando ho messo a letto Gabriele lo bevo io. Ebbene sì: LA SERA BEVO IL TUO VINO! C’è qualcosa di male in questo? Hai da ridire? Tanto non puoi farci niente. Almeno quando arrivo a letto sono stordita e non devo pensare che non ci sei. Chissà quante cose orribili farai tu, laggiù, senza di me. C’impazzisco, lo giuro.Ti amo, sciocco soldato.F.”
E’ bella, no? Anche solo per come è scritta, con quello STAMPATELLO che la fa sembrare autentica e lo stile che, per quanto pulito, si fa un po’ più sciolto rispetto alla prosa del resto del libro. E’ affettuoso e triste, come una canzone di Battiato.
Giordano - questo è il primo suo libro che mi capita tra le mani dato che la scorsa estate non avevo ombrelloni sotto cui contare i numeri primi - scrive molto bene. All’inizio, ammetto, la storia non mi ha preso più di tanto. Non sono certo un fan della vita in caserma e delle sue mitizzazioni. Inoltre mi sembra sia scritto in maniera volutamente asciutta. A volte le parole mordono in profondità, sviscerano e fanno male, ma perlopiù il registro mi sembra si addica parecchio alla vita militaresca.Poi, pian piano, come spesso accade con i romanzi, ho finito per affezionarmi alle vite disgregate di questi soggetti ai confini del mondo, con esistenze diverse e difficili alle spalle e la prospettiva di poter perdere la vita da un momento all’altro.
Credo che sia un libro molto carnale.Sesso e sudore, merda e sangue. Cose così... I momenti più toccanti del libro girano tutti intorno al senso stesso dell’essere un corpo, prima di ogni altra cosa. Credo che sotto sotto ci sia anche una sorta di visione in qualche modo (anti)religiosa del nostro stare al mondo. L’idea stessa di mortalità lo è. Ci fa sentire tutti precari, appesi ad un filo di seta che può spezzarsi da un momento all’altro, con lo scoppio di una granata o con i postumi di un’infezione intestinale.Momenti toccanti in tutti i sensi, dalle scene da girone dantesco in cui Cederna raccoglie i pezzi dei compagni dentro sacchi di plastica, dopo l’esplosione, alla violenza cruda delle sopracciglia che si aprono, sul pavimento sporco di una latrina intasata. Alle mani che affondano dentro le schiene umide di ufficiali che sfogano noia e stress, avvighiati sulle loro brandine. Ai massaggi a pagamento nella base americana, con la dipendenza fisica da un sesso svuotato da ogni connotazione, mero atto meccanico. Fisico. René arrotonda lo stipendio, vendendo amplessi sterili. Quando prova ad elevarsi, a mettere un piede nel mondo dei sentimenti, viene duramente colpito. Si respira atmosfera da ali tarpate.In tutto questo, perlopiù, l’anima sembra davvero un personaggio minore. “Roba da verginella”, direbbero i nostri amici in divisa. Ogni tentativo di approfondimento psicologico, di analisi introspettiva, viene abortito, come accade con lo scetticismo nei confronti dello psicologo militare.Non è un libro meta-fisico, ma questo mi sembra abbastanza chiaro.
"I rifornimenti arrivano dall'alto, senza regolarità né troppo preavviso. Benché le richieste inviate dalla fob siano sempre dettagliate, i burocrati di Herat fanno di testa loro e sfruttano le eccedenze di magazzino: carta igienica al posto di munizioni, succhi di frutta quando ai soldati manca l'acqua. Da sei giorni gli elicotteri non volano sulla zona a causa della foschia. Ancora un po' e ai soldati toccheranno le razioni K. La situazione metereologica, per fortuna, è migliorata nelle ultime ore, il cielo ha ripreso il suo azzurro fiammante e i ragazzi della Charlie sono raggruppati sulla spianata davanti alla base, in attesa di un aviolancio.L'aereo compare nell'insenatura tra la collina e la montagna, silenzioso e minuscolo come un insetto. Gli occhi dei ragazzi, tutti riparati da lenti a specchio, si volgono in direzione del puntino nero, ma nessuno avanza di un passo o districa le braccia conserte. Il veivolo si abbassa di quota e ora si distinguono i cerchi incorporei descritti dalle eliche in rotazione. E' inutile: per quante volte si sia visto un C-130 avvicinarsi con il portellone posteriore aperto, per quante ore anchilosanti uno abbia trascorso al suo interno, non si può non pensare a quanto assomigli a un uccello con il culo spalancato.I pallet vengono lanciati in rapida sequenza, le corde dei paracadute - una decina in tutto - si tendono nell'aria e i teloni bianchi sbocciano contro il cielo cobalto. L'aereo imposta la virata e scompare in pochi secondi. Gli imballaggi paracadutati dondolano nell'aria simili a meduse abnormi. Qualcosa va storto, però. Una sferzata di vento piega un paracadute, che s'inclina fino a toccare la corda del vicino, come se cercasse compagnia. Gli si avvolge attorno e il cavo braccato si avvita a sua volta. La spirale che formano prende velocità, le corde si annodano fino in cima, strozzando i palloni. I paracadute siamesi centrano due di quelli sotto, e tutti insieme creano un groviglio.I soldati trattengono il respiro, alcuni si schermano d'istinto il viso con le mani, mentre i carichi, ingarbugliati e ormai privi del sostegno dell'aria, piombano al suolo in caduta libera, con l'accelerazione inaudita che trascina in basso i gravi.Lo schianto solleva una nube di polvere che impiega parecchi secondi a disperdersi. i ragazzi sono incerti sul da farsi. Un po' alla volta avanzano, con le kefiah premute contro il naso."Che gran casino" dice Torsu."Tutta colpa di quelle teste di cazzo dell'Areonautica" dice Simoncelli.Circondano il cratere scavato dai pallet. Alimentari, ecco cosa contenevano. Un centinaio di scatole di pomodori pelati sono esplose, schizzando liquido rosso tutto attorno, ma ci sono anche confezioni squarciate di carne di tacchino congelata - brandelli rosa sparpagliati nella sabbia luccicano al sole -, purea in scatola e latte, che sgorga dalle taniche di plastica in due o tre punti.Di Salvo pesca una manciata di biscotti in frantumi. "Qualcuno vuole la colazione? Si può fare anche la zuppetta.""E' un gran casino" dice ancora Torsu."Già, un gran casino" ripete Mitrano.La chiazza di latte si allarga attorno al mucchio, lambisce gli scarponi della truppa, mischiandosi alla passata di pomodoro. Gli uccelli rapaci, che hanno già preso a volteggiare in cerchi sempre più stretti, le scambiano per un'invitante pozzanghera di sangue. La terra asciutta si disseta del liquido rosso, resta scura per pochi secondi, poi se ne dimentica."
Paolo GiordanoIl corpo umanoPag. 55
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