Magazine Cultura
La frase perfetta per salutare questo romanzo bellissimo, che mi ha tenuto compagnia ben più dell'ultimo mese, in cui, finalmente, l'ho letto.
"Mi siedo stretta tra i gomiti di gente sconosciuta, occhi unti di fumo, facce bruciate dal sole. Il locale è un cunicolo di archi bassi da cui spuntano teste imbalsamate, orsi bruni, camosci, dalle volte del soffitto pencolano bandierine di stoffa. Sono seduta sotto la Germania Est.Lui non c'è, ha già salutato gli amici e se n'è andato. Sta cercando il cappotto nel guardaroba carico di giacche a vento e pastrani sporchi di neve, non riesce a trovarlo, e per questo torna indietro, per cercare la ragazza dei cappotti, la bassotta con i capelli crespi che è andata a prendersi una birra e ha lasciato il guardaroba incustodito. È per questo che lui torna indietro. Sta lì in piedi ad aspettare che lei finisca la sua birra. E una schiena, un golf colorato di lana peruviana su una lunga schiena magra. Gojko lo chiama: «Ehi, Diego...». Si volta portandosi una mano alla nuca, ha una barbetta rada su una faccia scavata da bambino magro. Poi mi avrebbe detto che la testa gli pulsava, che gli occhi erano due bracieri per tutte le raffiche di neve che aveva preso durante il giorno. Si avvicina, fa un passo verso di noi. Poi mi avrebbe detto che era perché mi aveva vista, nonostante gli occhi, nonostante la stanchezza. Ed era stato attratto, senza nessun pensiero, come il toro dal rosso. Lo guardo anch'io, lo aspetto mentre si avvicina. Non si può mai dire cosa... cosa sia esattamente. È una membrana, forse una prigione fin dall'inizio. Una vita ha viaggiato lontano da noi incontro alla nostra, ne abbiamo sentito il vento, l'odore di una sosta. Il suo sudore, la sua fatica erano dentro di noi. Era per noi lo sforzo. Restiamo fermi come insetti a sentire quel battito simultaneo di cose. Ho le guance rosse, c'è troppo fumo, troppi gomiti, troppe voci. Non c'è più nulla. Solo la macchia di quel golf che cammina verso di me. I miei occhi in un attimo bruciano i contorni di quella carne. E mi sembra di sentirgli l'anima, ecco tutto." Margaret MazzantiniVenuto al MondoPag. 33
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