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La parabola di Luca e le teorie di Vito Mancuso

Creato il 12 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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220px-Boschverlorendi Renato Pierri. Alle pagine  423 e 425 del libro “Il principio passione” (Garzanti), Vito Mancuso,  riferendosi alla parabola del padre misericordioso (Luca 15, 11-32), scrive: “Qui il padre non sa dove se ne andrà e che cosa farà il figlio, semplicemente  lo lascia libero, libero per davvero, e il figlio va dove neppure lui sa e che  gli accadono cose che nessuno aveva previsto e tanto meno voluto. Però il padre  sta sulla soglia e attende, costituendo per la libertà del figlio un forte  potere di orientamento e di attrazione, e quando vede il figlio in lontananza è  pronto a corrergli incontro per perdonarlo e festeggiarlo.

Dio concedendo al  creato una parte della sua potenza e cessando di essere onnipotente (unica  condizione perché la libertà del creato sia effettivamente reale e non una  beffarda illusione) sta sulla soglia e attende che l’energia uscita da lui  ritorni a lui sotto la forma della consapevolezza acquisita, della relazione di  figliolanza, sotto la forma della gioia di essere figlio, energia diventata  veramente «a sua immagine e somiglianza» in quanto spirito santo. Il suo «stare  sulla soglia» però non è pura inattività perché egli nella sua pienezza  ontologica di Realtà primaria costituisce un forte potere di attrazione per la  realtà secondaria del mondo, esattamente come il ricordo del padre attraeva il  figlio lontano”.

Bello, no?  Bellissimo questo dono della libertà del padre ai figli. Ma proviamo a cambiare  un po’ la parabola.

“Un uomo  aveva dieci figli. Un giorno decise di dare ad ogni figlio l’eredità che gli  spettava. Due di quei figli si comportarono come nel bel racconto di Luca.  Diversa sorte ebbero gli altri. L’uno era invidioso dell’altro. Due si misero  d’accordo, sottomisero gli altri, s’impadronirono dei loro beni e li obbligarono  a lavorare per loro. Tolsero loro la libertà, e la tolsero alle loro mogli e ai  loro figli. Maltrattarono donne e bambini. Vendettero donne e bambini. Commisero  azioni terribili e innominabili.  Non sentirono mai l’attrazione del padre.  Si dimenticarono del padre. Alcuni bambini morirono anzi tempo, senza neppure  sapere dell’esistenza del “padre sulla soglia”. Alcuni uomini sottomessi,  diventarono cattivi e violenti e a loro volta maltrattarono donne sottomesse e  bambini sottomessi”. Brutto, no? Quella libertà andò a vantaggio di pochi e a  svantaggio di molti.

Ma possiamo  anche pensare ad un’altra versione. Immaginiamo che il figlio che torna al  padre, non si limiti a sperperare i beni e a vivere in modo dissoluto, ma si  comporti peggio di Caino, che uccida uomini, donne e bambini, e che dopo essersi  comportato da delinquente, senta l’attrazione del padre e torni a lui. Che fa il  padre? Si limita ad accoglierlo in casa con un po’ di schifo, oppure fa festa e  fa ammazzare il vitello grasso, pur sapendo che quel figlio ha seminato morte e  sofferenza?

Featured image, il figlio prodigo. Dipinto di Hieronymus Bosch – 1510.

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