Sopraffatto dalla noia mortale che il Bel Paese mi inietta ad ogni rientro, una sera – per sballarmi - feci un salto alla biblioteca del paesello (in effetti quasi 10.000 abitanti) e tosto mi capito’ di incocciare in un “Dibattito sul libro Gomorra” previsto di li’ a poco. Saviano ed il suo bestseller erano all’apice della notorieta’. Ebbene, 10.000 abitanti, quattro partecipanti. Con me cinque. Pochini dite? Affatto, anzi un ottimo risultato se si tiene in considerazione che quella sera c’era “L’isola dei famosi” in TV.
Comunque, i quattro erano cosi’ composti: due piu’ o meno giovani palesemente cattocomunisti (PD, DS, ULIVO, comunque si chiamassero in quel momento) che in seguito scoprii essere due pilastri locali del partito, un’anziana signora ben conservata apparentemente apartitica (ma avrebbe anche potuto essere un agente del SISMI) e un consumato comunista barbuto stanco di lottare.
Nel corso del dibattito preferii non intervenire per tre ragioni: in primis perche’ ero li’ per caso, in secundis non c’era dibattito ma soltanto una strana litania, una sorta di canone in cui le stesse frasi venivano ripetute da tutti in varie salse, in tertiis (si scrive cosi’?) non avevo letto il libro. Non ero comunque del tutto ignaro dell’argomento. Come prevedibile, le parole piu’ declinate della serata furono “coraggioso”, “vittima”, “esempio” e via belando. L’agonia non duro’ molto ma a sufficienza da permettermi di sfogliare la copia piena d’appunti dell’anziana signora alla ricerca di simbologie massoniche. Purtroppo ad un certo punto il comunista barbuto – che gia’ m’aveva lanciato qualche occhiata interrogativa attraverso le due piccole lenti gramsciane coperte di ciglia – mi invito’ a condividere un commento con gli altri. In assenza di un adeguato servizio di link sharing, mi vidi costretto a parlare.
“Beh... non so, mi fa strano che uno che lotta contro le mafie si faccia pubblicare dall’editore di Cosa Nostra.”
La parentesi eretica si chiuse cosi’ perche’ immediatamente i due presero a discutere di una citazione di non ricordo chi. Solo la vecchia del SISMI non mi tolse gli occhi di dosso per il resto della serata. Quando all’uscita mi chiese il numero di telefono rifiutai gentilmente. Il comunista barbuto me ne fu eternamente grato.
Letture sul tema:
Sento odore di secessione - Una punta di vergogna
La parabola di Roberto Saviano e di un compromettente amore senile
Creato il 22 novembre 2010 da TnepdPossono interessarti anche questi articoli :
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