Durante il processo di maturazione del whisky, una parte sostanziale svanisce, si disperde nell'aria in vapori e fumi e non può essere recuperata. Questa è la parte degli angeli.Da questo poetico e curioso particolare prende il titolo il nuovo lavoro di Ken Loach, presentato a Cannes, dove ha vinto il gran premio della giuria. Il regista torna ad affondare le mani nella commedia sociale, in parte di denuncia, dei sobborghi scozzesi, dove si muove Robby. Delinquente sulla via della redenzione causa prossima paternità, Robby è il classico ragazzo incastrato in meccanismi sociali incontrollabili: rivale eterno di una gang da cui non riesce a liberarsi, ostacolato dalla famiglia della sua ragazza che riesce ad essere più violenta di quanto lui possa essere, trova il suo posto nel mondo grazie ai lavori sociali a cui viene costretto. Qui conosce infatti l'assistente Harry, così buono di cuore da far ricredere non solo Robby ma anche noi sulla bontà delle persone, che non solo lo ospita ma cerca anche di aiutarlo ed indirizzarlo sulla retta via. Questa passa, strano ma vero, nel whisky. Non nelle bevute forti e fuori controllo, ma nell'apprezzamento di questa bevanda, nel riconoscerne le doti e le differenze tra annate e produzioni. Sarà proprio durante una degustazione ad Edimburgo che a Robby e ai suoi strampalati compagni di servizio sociale (un indipendentista, una cleptomane e un ragazzo, Albert, un po' tocco) arriva l'idea per il loro riscatto: rubare la botte del whisky più costoso al mondo da poco ritrovato.La particolarità della messa in scena di Loach sta però nel non centrare il suo film su questa azione clamorosa. Se la prima parte infatti si concentra sui problemi di Robby delineando la sua impossibilità ad uscire da uno stile di vita che lo vede ormai etichettato, nella seconda dove i toni della commedia (grazie soprattutto alle manchevolezze di Albert) prevalgono, il furto geniale e l'altrettanto geniale espediente di vendita avvengono in modo liscio e soprattutto non eclatante, con una semplicità quasi impossibile. Succede così che il riscatto di una persona, la sua via di fuga da una vita di delinquenza per costruirsi una famiglia e un lavoro, passa per il furto d'eccellenza, senza dimenticare, però, chi questo percorso lo ha spianato, quell'angelo prodigo a cui necessariamente deve andare la sua parte.Con un finale ricco di speranza e con un filo di commozione, Loach porta non solo speranza in un mondo in cui sembra non esserci, ma riesce a fare di una commedia il cui umorismo scottish non sempre è così diretto, una commedia umana universale ma soprattutto sociale.
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