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L'unico spiraglio di luce nella sua vita è l'amicizia con i nuovi compagni di lavoro tra cui Rhino, Albert( idiota dalle idee geniali, seppur totalmente fortuite e oltre la sua comprensione) e Mo,afflitta dalla mania di rubare tutto quello che trova a portata di mano.
L'unico che crede in Rob e nella compagnia squinternata di cui sopra è Harry, il loro tutore dei servizi sociali.
Un giorno a una degustazione di whisky in quel di Edimburgo , Mo ruba una mappa dove è segnata l'ubicazione di un barile di whisky che è considerato il Sacro Graal dei whisky. Presto si terrà un'asta milionaria per vendere il prezioso barile.
Perchè non prenderne qualche bottiglia?
Giusto La "parte"degli angeli, quel 2 % di whisky che ogni anno viene perso con l'evaporazione dell'alcol.
Ken Loach ci ha abituato a un'idea di cinema militante che spesso è andata oltre il concetto di manicheismo. Talvolta il messaggio che ha voluto lanciare è stato talmente "politico" da divorarsi tutto il film intorno.
Quando invece la sua cinepresa si è soffermata su quello che succede nel proletariato ( o nel sottoproletariato) , quando il suo approccio è stato più rilassato e meno politicizzato , allora francamente il suo cinema vitale e oltraggioso è diventato irresistibile.
Sceneggiato da Paul Laverty ( a cui sono legati alcuni degli esiti migliori del cinema di Loach) La "parte"degli angeli appartiene a questa ultima categoria di film: sguardo disincantato su reietti in cerca di redenzione, un'ironia palpabile dalla prima all'ultima sequenza, messaggio politico ben presente ( perchè questa società è un qualcosa a cui ribellarsi sempre e comunque, ognuno con le proprie armi ovvero le proprie capacità) che però non appesantisce una narrazione lieve e fruibile anche da uno spettatore non per forza avvezzo alle dinamiche del cinema d'autore.
Si sorride spesso e si ride anche di questi quattro soliti ignoti al doppio malto ( o meglio al malto singolo come il Lagavulin di cui vengono magnificate le doti) che fanno di tutto per uscire dalle secche in cui la loro vita è precipitata.
La vicenda di Robert parte come un dramma ma poi abbraccia i toni più scherzosi della commedia e della speranza di un domani migliore da costruire con la propria famiglia.
E pazienza se il resto della truppa ha uno sguardo a cortissimo raggio.
Onore a Ken Loach che a 76 anni suonati ha ancora la freschezza di un ragazzino, non snatura la sua idea di cinema ma lo rende leggero e divertente nonostante la realtà sociale in cui è immerso .
Incredibile la prova del non professionista esordiente Paul Brannigan che dà vita a un protagonista che rimane bene impresso nella memoria, mentre una citazione doverosa va a Gary Maitland, nella parte dell'idiota (genio inconsapevole) Albert a cui sono consegnate le battute più esilaranti del film.
Indimenticabili i suoi "piccoli " problemi col kilt.
Sono sicuro che la scelta di non ritirare il premio al TFF per solidarietà con dei lavoratori precari impiegati nel Festival sarà un'ottima cassa di risonanza mediatica per questo film che comunque merita ampiamente la visibilità.
( VOTO : 8 / 10 )
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