2010: La Passione di Carlo Mazzacurati
Le aspettative erano molte, buone le premesse (qualità del regista, cast con presenze più che affidabili, trama sulla carta interessante…). Risultato deludente.
Carlo Mazzacurati è un ottimo regista e l’ha dimostrato in validissimi film come La giusta distanza, Vesna va veloce, Un’altra vita, La lingua del Santo: bellissimi ritratti di provincia, acute analisi psicologiche (il tutto ammantato da un forte pessimismo sul malessere che pervade la nostra società).
Con La Passione siamo ancora in provincia… ma è l’unico legame con le opere precedenti. Mazzacurati ha realizzato un lavoro ibrido che oscilla continuamente tra commedia e dramma, ironia e tristezza senza però che le diverse componenti riescano ad amalgamarsi: ognuna disturba l’altra, lo spettatore è alquanto in dubbio se ridere o piangere. La Passione presenta poi il difetto di risultare due film in uno, due situazioni diverse che incontrano difficoltà a unificarsi: il secondo tempo stenta a rapportarsi al primo.
Quasi inesistente il ritratto della provincia (che appare piuttosto anonima nonostante l’eccessiva e irritante caratterizzazione di alcuni suoi componenti), lacunoso l’approfondimento psicologico dei vari personaggi che appaiono sempre monocordi (ed alcuni perfettamente inutili). Il cast appare sprecato: dal sempre bravo Silvio Orlando alle prese con un ruolo che non ha spessore e sfaccettature a Corrado Guzzanti che si limita, fastidiosamente, a fare la caricatura di se stesso. Un discorso a parte merita Giuseppe Battiston: alle prese con l’unico personaggio a tutto tondo dell’intero film conferma, ancora una volta, il suo essere uno dei migliori interpreti del nostro schermo.
Il film poteva essere un amaro e ironico affresco del mondo dello spettacolo, una desolata analisi della condizione attuale della cultura nel nostro Paese, una indagine tra il serio e il faceto su come il potere viene gestito… Forse le intenzioni erano queste, forse altre. Resta il fatto che il prodotto finale a cui assistiamo è un film di cui non si comprendono significato e motivazioni, senza ritmo e senza mordente, lento e ripetitivo (si salvano gli ultimi quindici minuti: emozionanti e coinvolgenti). Peccato, veramente peccato.
Ultima annotazione.
Che ci sta a fare in questo film Stefania Sandrelli?
p.s.
Le critiche sono state discordanti (e a mio parere fin troppo generose): “Una commedia amara intelligente e divertente” (La Stampa), “Film lieve ma delizioso” (L’Unità), “…la fiaba è un poco fiacca, le gag spesso stiracchiate, i momenti felici si alternano ad altri di grana grossa” (Il Messaggero), “…un film gradevole e a tratti divertente, ma debole e indeciso” (Europa). Concordo pienamente invece con quanto scritto su Cultframe da Eleonora Saracino: “Il blocco creativo del regista, la divetta capricciosa e insolente, un pessimo attore troppo compreso nel ruolo, il ladro redento dalle velleità artistiche, la giovane innamorata e triste… nel calderone di La Passione non manca proprio nulla e Mazzacurati mescola, scombinatamente, variegati ingredienti che mal si legano tra loro per sfornare un’indigesta pietanza”.
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