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La passione per la politica

Creato il 19 novembre 2015 da Gadilu

Kleecentro

Durante la cosiddetta “Settimana Sharm” ho sfruttato la breve vacanza per leggermi qualche libro. Tra questi, la dolente ricognizione sullo stato critico della nostra democrazia scritta da Gustavo Zagrebelsky (“Moscacieca”, Laterza). In un passaggio del testo, il giurista affronta il tema della crescente disaffezione che si esprime anche (e soprattutto) mediante la diserzione dal voto: “La rinuncia volontaria all’esercizio del primo e basilare diritto democratico sta a significare che la frustrazione della democrazia è stata interiorizzata, è entrata nel midollo della società”. Difficile dargli torto.

Potremmo presupporre che almeno a livello locale, dove le preoccupazioni amministrative rendono evidente la necessità di darsi un governo efficiente e condiviso, la necrosi del midollo democratico non sia così avanzata come sembra esserlo su scala più ampia. Le condizioni in cui versa il capoluogo altoatesino – attualmente retto da un commissario, senza peraltro intravvedere a breve una soluzione dello stallo che ne ha provocato l’intervento – smorzano però qualsiasi sorriso. Seguendo ancora il pensiero di Zagrebelsky, si tratta allora di ritrovare energia per opporsi alla “forza normativa del fatto”, ossia alla cupa disperazione che ci fa dire “tanto ormai la situazione è questa e non possiamo cambiare le cose”. Per cambiare le cose, intanto, bisognerebbe recuperare l’orientamento, cioè in primo luogo ragionare di spazi in cui la politica abbia almeno la possibilità di rigenerarsi.

A questo proposito è consigliabile rispolverare qualche nozione fondamentale. In un bellissimo studio di Jean-Pierre Vernant sulla struttura geometrica delle nozioni politiche nella cosmologia di Anassimandro, il grecista ha ricostruito la svolta, affermatasi nelle antiche città-stato elleniche, consistente nel porre proprio nel mezzo (méson) della città (polis) ciò che è comune e pubblico, opponendolo in tal modo a ciò che è privato e particolare.

Il riferimento qui è ovviamente alto e sarebbe sciocco scorgere in quella tradizione filosofica una polemica contro i centri commerciali. Eppure, la lezione può davvero essere applicata anche alle nostre esigenze. Solo rimettendo al centro (non solo metaforicamente, ma anche spazialmente) passioni e idee per la cosa pubblica, la politica riacquisterebbe l’interesse degli uguali, cioè dei cittadini che rifiutano modelli di dominazione autocratica, e conterrebbe in modo più trasparente l’influenza dei meccanismi impersonali della grande finanza o degli interessi commerciali di qualche speculatore primariamente in cerca di buoni affari.

Corriere dell’Alto Adige, 19 novembre 2015


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