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La pastiera sans problèmes

Da Pamirilla

 

La pastiera sans problèmes

Basta, mi sono detta, con le giornate NO ; basta così poco in fondo.
Per esempio arrampicarsi fino alla Pieve saltellando sulla mia musica preferita, controcanto vario di uccelletti e bosco. Arrivata lassù mi sono seduta su un muretto, una gatta nera è uscita dalla chiesa e mi si è seduta accanto. Siamo rimaste a contemplare il panorama che sapeva di violoncello e flauto. Ci siamo dondolate nella primavera incerta e colorata di fiori, poi mi sono girata e lei non c’era più. Ma il sole mi ha sorriso e mi ha riaccompagnata a casa.
Basta poco, in fondo.

Insomma, riepilogando come vanno le cose al paesello:

 1 autolavaggio trovato nelle vicinanze.
3 i gettoni necessari per provvedere alla rimozione delle cacche. Tecnica decisamente da rivedere e risultato approssimativo ma sufficiente. Di cacca resta la figura fatta con il vicino di pompa visto che non riuscivo nemmeno a far partire la mia (ma era colpa del pulsante!).
2 lavatrici fatte…….la centrifuga non funziona……porc…..!!!!
8 i chilometri di camminata che faccio ogni giorno, senza alcuna meta, con il solo scopo di far finta di essere in gran forma e ottimo umore.
2 le finestre di casa che danno su un albero impazzito di fiori, si sporge sul fiume e se ne frega del mondo. Per la felicità basta così poco?
100 i chili di cacca prodotti dal micio. La campagna ha su di lui un effetto incredibile: mangia e caca come un elefante. E pensare che in città è stitico. Forse è influenzato dai piccioni?
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le parolacce proferite da me medesima nel cercare di provvedere a:
1 cambio di lampadina
1 caduta da scala traballante cambiando lampadina
3 bruciature causate da equivoco con i fuochi del fornello
7 inciampi nel micio, 3 inciampi nelle scale che portano in bagno,
4 inciampi vari ed eventuali
Non conteggiabile il numero di bottiglie di Chianti fatte fuori per…ehm……tenere su il morale? …..uhhhmmm…..ich! Irrisorio il quantitativo di dolci sfornato da questo forno ancora da testare per bene.
Troppe le idee che mi frullano per la testa
Troppe le idee assurde che mi frullano per la testa (quasi tutte quelle di cui sopra)
13 il numero che mi perseguita da qualche giorno senza motivo apparente né significato alcuno.

Chissà se poi “poco” basterà.

E vabbè, via di forno, chè bisogna provarlo e poi tra poco è Pasqua e bisogna fare le  pastiere.
Chi ha detto “Ancora?!!!! Ancora ‘ste pastiere!!!” Davvero vi eravate bevuti la storia che la vita di una pasticcera fosse tanto eccitante e colma di sorprese straordinarie??????
Ma figuriamoci.
Pasqua: pastiere.
Provare forno.

La ricotta va setacciata. Sempre. Lo so che è una rottura ma la differenza poi si vede eccome. La ricotta di ottima qualità è spessa e compatta. E non contiene panna, a differenza di quella commerciale da poco prezzo. Per ottenere una crema liscia e morbida è quindi necessario setacciarla e poi lavorarla bene con la paletta, insieme allo zucchero. Non mi da mai retta nessuno, comunque IO la setaccio sempre.
E poi gli albumi li separo dai tuorli e li unisco alla fine, montati a neve.
Queste operazioni aiutano a ritrovare un po’ di pazienza.
A malapena mi frenano dalla voglia di scapparmene per campi e sono labilmente efficaci sulla mia inquietudine.

Forse non basta così poco.

Le strisce di pasta che coprono e decorano la pastiera devono essere larghe. Questa non è solo una scelta estetica. Con le strisce larghe il ripieno è quasi tutto coperto e così rimane morbido e cremoso al punto giusto. Detesto quelle pastiere rinseccolite e la ricotta troppo cotta. Guarda che belle strisce che ho fatto?

La cottura è molto lunga e a bassa temperatura. Metto a 150° e prevedo un’ora e mezza o due…..io e Forno ci stiamo conoscendo. Sembra un tipo gentile ma un po’ sulle sue: tutto d’un pezzo e poco comunicativo ma non è detto che finisca per lasciarmi sola. Spero di no, come farei senza di lui? Lo guardo cercando di fargli tenerezza ed intanto spio le pastiere al suo interno, le guardo gonfiarsi e dorare.

E nell’attesa mi scappa, mi scappa di chiedermi “Ma che cavolo ci faccio io qui?!”

La pastiera è buona anche subito ma è molto, molto più buona dopo qualche giorno: i sapori si amalgamano e la frolla diventa un tutt’uno con il ripieno. Così bisogna farla con anticipo. Il Tempo ha sempre un senso, l’attesa il suo significato.
Detto così suona bene…….ma non è che mi sia venuta voglia di aspettare, paziente e serena.
Non è che abbia smesso di chiedermi cosa faccio davvero qui.

“Paaam” risponde una vocina “staiiiii inseguendo i tuoi sooogniiiiiii……”

E mentre il gatto ulula al soffitto ed insegue impazzito per tutta casa Dio solo sa cosa io strabuzzo le orecchie e presa da un inizio di panico mi dico che no, che non può essere che mi sia rincoglionita fino a questo punto e abbia deciso di fare DAVVERO della mia vita una cretinata simile. Tutti sognano ma nessuno vive di sogni!!!!!! Esasperata esco, me ne vado per campi…..ma lo so che non basterà così poco!


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